Il Fatto Quotidiano

Due errori e un diritto

- » Marco Travaglio

L’altroieri non ho commentato il video di Beppe Grillo che difende il figlio Ciro dall’accusa di stupro di gruppo: da padre di un ragazzo e di una ragazza, ho vissuto per anni nell’incubo che potesse accadere loro qualcosa in una serata alcolica. Quindi sì, un po’mi sono immedesima­to. Ora però molti lettori mi chiedono che ne penso. Grillo non ha sbagliato a difendere suo figlio. E fanno ribrezzo quanti, col ditino alzato, deplorano la sua rabbia: vorrei vedere loro, al suo posto. Gli errori sono altri. Primo, far intendere che la consensual­ità del rapporto sessuale sia dimostrata dal ritardo di 8 giorni con cui la ragazza ha sporto denuncia: a volte possono passare anche mesi, e giustament­e la nuova legge del “Codice rosso” (firmata dal “suo” ministro Bonafede e dalla Bongiorno) ha raddoppiat­o i tempi per le querele da 6 mesi a 1 anno. Il secondo è l’assenza di una parola di vicinanza alla ragazza, che comunque, se ha denunciato, si sente vittima. Potrebbe esserlo, come pure non esserlo: alcune denunce di stupro si rivelano fondate e altre infondate.

Sarà il gup a decidere se Ciro e i suoi tre amici vanno processati e altri giudici stabiliran­no se fu stupro o no. Invece tutti parlano come se lo stupro fosse già certo, senza non dico una sentenza, ma neppure un rinvio a giudizio. E lo deducono, pensate un po’, dal fatto che Grillo ha fondato il M5S e il M5S è “giustizial­ista”. Sono gli stessi che ai loro compari applicano la presunzion­e di non colpevolez­za anche dopo la condanna in Cassazione (tipo B. e Craxi) ed esultano per i vitalizi a Formigoni&c. Infilare la politica in un processo per stupro è quanto di più demenziale, anche perché Ciro Grillo non fa politica. La fa suo padre, il quale non risulta aver mai detto che si è colpevoli prima della sentenza (al V-day elencava i parlamenta­ri condannati in via definitiva). Chi paragona il suo video agli attacchi di B. o di altri impuniti alla magistratu­ra non sa quel che dice. Grillo non ha detto che la Procura di Tempio Pausania è un cancro da estirpare o un covo di toghe antigrilli­ne, né ha incaricato il suo avvocato (che fra l’altro non sta in Parlamento) di depenalizz­are lo stupro di gruppo. Ha posto una domanda legittima: perché quattro presunti stupratori di gruppo sono a piede libero da 2 anni col rischio che lo rifacciano? E si è dato una spiegazion­e alla luce del filmato di quella notte che uno dei quattro ha sul cellulare: secondo Grillo e la moglie, insieme a successivi scambi di messaggi fra la presunta stuprata e i presunti stupratori, dimostrere­bbe la consensual­ità. È la tesi difensiva. Noi, che il filmato e i messaggi non li abbiamo visti, non abbiamo nulla da dire sul punto. Se non che gli indagati hanno il diritto di difendersi e i loro genitori di difenderli.

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