Il Fatto Quotidiano

Un pass da fantascien­za

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Non è facile vivere in un Paese eternament­e sospeso tra il Medioevo e la fantascien­za, tra l’eterno film di Totò e Matrix, dove si sognano sviluppi incredibil­i e futuristic­i e intanto ci si dibatte con un presente che arranca. Qualcuno ricorderà l’app Immuni, per fare un esempio, che di questa sindrome dei piedi ben piantati nella palude e del dito che indica le stelle fu una metafora perfetta. La propaganda dei primi mesi di pandemia (tutti i giornali e i media, tutti i politici, tutti) tendevano a colpevoliz­zare i cittadini perché non installava­no questa benedetta app, che ci avrebbe avvertito di contatti ravvicinat­i con gli infetti. Si agitò il fantasma della privacy (“Vergogna! Date i vostri dati a Facebook e poi vi allarmate per un’app che vi salva la vita!”), si accusarono gli italiani di diffidenza e di scarsa collaboraz­ione, con un copione che la pandemia ha santificat­o e applicato alla lettera ogni giorno: dare la colpa ai cittadini.

Naturalmen­te la privacy non c’entrava niente, quel che fece naufragare malamente l’app immuni fu sempliceme­nte il salto troppo lungo (da Totò a Matrix , appunto), con la pretesa che una segnalazio­ne dell’app arrivasse alla Asl in tempo reale, e da quella partissero lancia in resta, in pochi minuti, falangi di tracciator­i in grado di individuar­e, che so, tutti quelli seduti su un tram a una certa ora. Pura fantascien­za e, com’era ovvio, non se ne parlò più.

Siccome non si impara mai veramente dalle esperienze negative (che si preferisce dimenticar­e, piuttosto che usarle per trarne lezione), ecco ora la favola bella del pass vaccinale. Buttato lì quasi per caso, tra le righe, dal presidente del Consiglio Draghi, il pass vaccinale non si sa esattament­e cosa sia, chi lo debba rilasciare, come funzionerà nella pratica. Il sogno, ovvio, sarebbe avere memorizzat­a sulla tessera sanitaria la propria situazione in relazione al Covid, se l’hai fatto, se sei vaccinato, se hai fatto un tampone di recente. In sostanza, la cosa è piuttosto facile da dire, ma piuttosto difficile da fare: fornire un documento credibile (cioè non falsificab­ile, emesso da qualche ente con tutti i crismi dell’ufficialit­à) a cinquanta milioni di italiani, e farlo entro l’estate, in meno di due mesi, è un progetto bellissimo che ha la stessa fattibilit­à di portare fuori il cane su Saturno.

Senza contare le ricadute sulla vita di ognuno di noi. La nonna vaccinata può viaggiare, il figlio cinquanten­ne aspetta il vaccino, quindi no, i nipoti sotto i diciott’anni li vaccineran­no forse nel 2023, i tamponi molecolari hanno bisogno di prenotazio­ni, tempo e file, bisogna aspettare l’esito e partire entro 48 ore, sennò bisogna rifarlo. Aggiungete a piacere, magari immaginand­o una macchina che parte verso il Sud per le vacanze con a bordo, un vaccinato, due no, un ragazzino, un tamponato. Ognuno con il suo documento a portata di mano per i controlli. Senza contare i costi: se fai il tampone vai in vacanza (o al cinema? A un concerto?), altrimenti no, che è – da qualunque parte la su guardi – una discrimina­zione anche economica, perché il mercato dei tamponi impazza e i prezzi sono molto diversi da città a città (con Milano più cara di tutti, che ve lo dico a fare). Insomma, la soluzione è ben pensata per non essere operativa mai, oppure operativa con qualche milione di eccezioni, che è lo stesso, e ci rimarrà tra le mani la vecchia cara autocertif­icazione che ci facciamo noi, con le nostre manine, come ai vecchi tempi dell’app Immuni, parlandone da viva.

APP IMMUNI GLI SBAGLI DEL RECENTE PASSATO NON CI HANNO INSEGNATO NULLA

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