I frigo, Spirlì e Cipollino
Nomi, persone e cose post pandemici. Oltre la linea dei virologi, ormai firme dello star system, ecco una quota di vippaggine secondaria e affluente che gonfia il pancione dell’italia. Quel che leggerete è una breve rassegna dei sub-protagonisti dell’anno di sofferto confinamento. Sperando che la lista non debba allungarsi con nuovi ingressi o, come scrive Nino Frassica, di altri vipp.
Gabriele Albertini. Recuperato in zona Cesarini nella hit parade pandemica dei politici neomelodici, anche grazie a colpi televisivi ben assestati (il più noto: “Sui vaccini abbiamo fatto mosse improvvisate, più da napoletani che da lombardi”) il sindaco che guidò Milano tra il 1997 e il 2006, è in poleper candidarsi al tris. La strada è in discesa. Rincuorato il mondo della moda che lo fece sfilare in mutande per dare forza espressiva alla fashion week meneghina e Teo Teocoli che, imitandolo, ha campato di rendita per il decennio successivo.
Angela (Nun c’è coviddi). La signora palermitana, prima ancora che gli scienziati Bassetti e Zangrillo, spiegò l’estate scorsa agli italiani dalla spiaggia di Mondello che l’età del Covid era terminata. L’urlo, simile per forza espressiva a quello di Munch, arrivò fino alle orecchie di Barbara D’URso. Angela ( di cognome Chianello) fu subito messa sotto contratto da Lelemora. Conquistata la Rete si aprì la speranza di un acquartieramento nel trash televisivo e oltre. Invece, e improvvisamente, il buio. Angela – ripudiata da Lele e dimenticata da Barbara – si è ritrovata infettata dall’autunno carogna insieme al marito “e pure a mio figlio”.
Antonio Bassolino. Classe 1947, sindaco dal 1993 al 2000, protagonista del cosiddetto rinascimento napoletano, tentò già nel 2016 di conquistare il tris, ma tutto finì a carte bollate col Pd. Ora, anche in ragione della confusione politico-virale, si propone per il quater.
Guido Bertolaso. È – oltre ogni ragionevole dubbio – la riserva perfetta del centrodestra. Qualunque sciagura, compresa quella di trovare un nome per il Campidoglio, gli viene intestata. L’amico di Silvio risulta purtroppo tuttora infognato nella questione lombarda. Lo stato d’animo, da quel che trapela, non è dei migliori. Forse fuggirà all’estero. In Africa, giurano.
Bicicletta. La vera vip della pandemia è la bici. Guadagni stellari per i produttori, quadruplicato il fatturato, esaurite le scorte. Pedalare, ovunque e comunque.
Biscotti. Durante i mesi di cucina coercitiva siamo stati chiamati a un esercizio di degustazione dolciaria forzata. Qualche tempo fa un travolgente desiderio di massa obbligò la Ferrero a raddoppiare i turni di lavorazione dei Nutella biscuits. La ricerca riunì l’italia in una coesa campagna di individuazione dei punti vendita ancora forniti. Massimo Boldi. Cipollino, interrotto il circuito da cinepanettone, divorziato da Christian De Sica e ormai comico in disarmo, ha avuto l’idea, nel pieno della pandemia, di dire, avendone ogni titolo, una sciocchezza. “I potenti padroni del pianeta vogliono terrorizzare il mondo e tapparci la bocca con le mascherine da Pecos Bill”. La forza e la solennità con la quale si è speso contro le potenze straniere hanno colpito non poco il governatore della Lombardia Fontana che l’ha voluto testimonial della Regione in uno spot nel quale, per far colpo, Cipollino si scaccola amabilmente.
Ce la faremoooooo! Ormai nessuno ricorda più, ma il re dei balconi ha un nome e un cognome: Fabio Silvestri da Casal Bruciato. Già nel primo pomeriggio del primo giorno dello storico lockdown, quando le canzoni, tipo “Abbracciame” del neomelodico Andrea Sannino, non avevano ancora colpito i cuori dell’italia, e l’inno di Mameli o il rumore gioioso del pentolame da finestra a finestra erano una speranza ma non ancora una certezza, la voce di Fabio stabilizzò la resistenza. Quell’urlo trafisse la periferia romana e planò in Rete costruendo una connessione nazionale con gli urlatori di ogni luogo.
Frigoriferi. Nel grande sforzo di memoria bisogna trovare il posto che merita a questo elettrodomestico e soprattutto un produttore, la Desmon di Nusco. Quando Pfizer annunciò il vaccino, il grande sollievo fece subito posto a un grande sconforto. Come avremmo mai fatto a custodire le fiale alle temperature prescritte, tra meno 50 e meno 70 gradi? Domanda legittima e questione davvero complessa. Si scopri però che a Nusco, nelle terre di De Mita, una fabbrica, appunto la Desmon, produceva frigo alle temperature necessarie. Stupore e anche gioiosa rivalutazione dell’opera demitiana.
Lievito di birra. Star indiscutibile dell’ultimo anno e vero cult della pandemia. Immaginiamo che chi lo produce sia adesso alle Cayman.
Antonio Pappalardo. Potevamo dimenticare il generalissimo? Il capo della breve ma pungente stagione dei “gilet arancioni” e la sua giacca, ton sur ton, resteranno momenti indimenticabili. La verve con la quale ha combattuto l’ordine pandemico si è purtroppo spenta nelle ultime settimane dopo che i raduni successivi a quello romano, piuttosto partecipato, hanno fatto flop. Attualmente disperso, ma non disperiamo.
Nino Spirlì. “Sono ricchione alla vecchia maniera”. Cattolico devotissimo, il leghista Nino Spirlì, in ragione della prematura scomparsa della presidente Jole Santelli e poi della perdurante pandemia, si è trovato a governare la Calabria. Noto soprattutto per aver aperto riflessioni sul disagio del nostro tempo: “Non si può più dire zingaro, negro, ricchione”, ha spiegato indicando le ingiustizie provocate dalle nuove “costruzioni linguistiche” delle elité. I calabresi – impegnati sul fronte del virus – sanno che comunque lui non arretra: non si piegherà mai “alla lobby frocia”.