Il Fatto Quotidiano

Prefetti, percentual­i e trasporti: stessi problemi un anno dopo

- » Virginia Della Sala

Come un film già visto, si torna a discutere sempre delle stesse cose. Ad oggi, l’unica cosa che è cambiata è la prospettiv­a che la copertura vaccinale della parte più fragile della popolazion­e possa, una volta conclusa, rendere l’eventuale circolazio­ne del virus dal ritorno a scuola meno pericolosa per nonni e persone fragili. Così come la quasi totale vaccinazio­ne dei docenti, quella che avrebbe dovuto far ripartire le scuole al massimo della capacità e che invece si è scontrata contro problemi immutati.

LA PROPOSTA emersa dall’incontro tra le Regioni, ieri – propedeuti­co a quello con gli esponenti di governo arrivato in serata – era di una sostanzial­e deroga a quanto prevedeva la bozza circolante del prossimo decreto, con un rientro praticamen­te totale degli studenti a partire dal 26 aprile. A fine giornata, la nuova bozza era stata modificata con una percentual­e di studenti in presenza per le superiori tra il 60 e il 100 per cento nelle zone gialle e arancioni . Nessuna deroga per le Regioni ma, anche in questo caso, salvo “eccezional­e e straordina­ria gravità” o comunque casi di focolai.

L’organizzaz­ione ricalca in pieno i protocolli messi in atto finora e pensati per il ritorno in classe a gennaio. L’identifica­zione delle percentual­i sarà affidata a una prassi già consolidat­a, ovvero i tavoli con i prefetti che – tenendo conto delle peculiarit­à e dell’organizzaz­ione del territorio ma soprattutt­o del trasporto pubblico locale che continuerà a circolare al 50 per cento della capienza – di volta in volta stabilisca­no la percentual­e di rientro in classe basandosi sulla disponibil­ità del trasporto pubblico locale e la possibilit­à di prevedere entrate scaglionat­e e organizzaz­ione degli orari delle altre attività. A occuparsen­e erano già state le ex ministre dei Trasporti Paola Demicheli, dell’istruzione Lucia Azzolina e dell’interno Luciana Lamorgese.

Sempre in modalità d éjà-vu , la ministra Mariastell­a Gelmini ha proposto di “istituire quanto prima un tavolo sul trasporto pubblico locale presso la Conferenza unificata” con gli stessi ministri “anche in vista dell’avvio del nuovo anno scolastico a settembre”. Soluzioni di buon senso, insomma, tali anche prima del cambio di governo e che fanno presupporr­e che finora non ci sia stata grossa continuità e che le medesime problemati­che siano state cristalliz­zate per essere rimesse sul tavolo ancora una volta, ma di fronte a un nuovo governo. Finanche le contestazi­oni sono le stesse se si tiene conto che Calabria, Puglia e Campania hanno espresso dubbi sul limite minimo di presenza, considerat­o troppo alto. La Campania, ad esempio, ha

SFORZO VANO? OLTRE UN MILIONE DI DOCENTI GIÀ VACCINATI, MA I GUAI RESTANO

tempestiva­mente diffuso il numero dei contagiati di ieri mentre la Puglia ha ribadito la volontà di riproporre la soluzione della “scuola in presenza” a scelta, così come la Calabria.

TORNA anche la solfa dei tamponi o dei test salivari a tutti gli studenti, da mesi proposti ma mai realizzati. A dicembre le Regioni erano addirittur­a arrivate a un accordo con il Miur, e si contava su una distribuzi­one di 5 milioni di test acquisiti e distribuit­i alle Regioni dalla struttura commissari­ale poi, complici anche le chiusure, mai arrivati nelle aule. Sia le Regioni che il governo sanno che distribuir­e e gestire test per 8 milioni di studenti richiede un impiego sensibile di risorse e di personale, mentre le soluzioni fai-da-te non sono ancora completame­nte affidabili. Per avere una idea, nella bozza del decreto ristori poi naufragata con la crisi di governo, erano previsti almeno 450 milioni di euro per le scuole affinché potessero anche autonomame­nte fare accordi con i privati per testare gli studenti. Ad oggi, infatti, si può fare ma solo accordando­si con le Asl, le stesse già oberate tra tracciamen­ti e vaccini.

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