Rai, Meloni vuole tutto il “panino” nei tg
I DIRETTORI IN VIGILANZA. L’AGCOM: “SÌ A PIÙ SPAZIO ALL’OPPOSIZIONE, MA NON IL 30%”
Scintille ieri in commissione di Vigilanza Rai tra Daniela Santanchè (FDI) e il direttore del Tg1 Giuseppe Carboni sulle presenze degli esponenti meloniani nel telegiornale della rete ammiraglia. “Vorrei sapere dove ha preso i dati che sta citando… Perché a me non risulta che il Tg1 ci dedichi il 9% di spazio. È molto meno !”, è esplosa Santanchè dopo l’intervento di Carboni.
“Sono dati che mi ha fornito la Rai. Di spazio ve ne diamo a sufficienza…”, le ha risposto il direttore, in collegamento solo audio, oltretutto assai difficoltoso, con il sonoro che andava e veniva, causa di ulteriore nervosismo con gli esponenti meloniani.
Protagonista della Vigilanza è stato, dunque, il “panino”. Il famoso modus operandi sugli spazi dei politici nei tg inventato dal mitico
Francesco Pionati e “cencellizzato” dall’ex presidente della Rai, Roberto Zaccaria: un terzo alla maggioranza, un terzo all’opposizione, un terzo al governo. In forza del fatto di essere l’unico partito all’opposizione del governo Draghi, da settimane FDI pretende più tempo di parola nel pastone politico, mirando all’intero 30% che, per prassi, spetta all’opposizione. Contro Draghi ci sono anche esponenti di Sinistra Italiana (Nicola Fratoianni) ed ex pentastellati ma, non facendo gruppo parlamentare, non possono vantare diritti nei tg. “Questa è solo una prassi, non sono regole codificate, che in Rai esistono solo in regime di par condicio, nelle settimane che precedono le elezioni”, spiega il presidente della Vigilanza, Alberto Barachini.
Sulla questione viene interpellata l’agcom che, con una delibera, rigetta la richiesta di FDI, chiedendo solo “un adeguato rilievo alle posizioni delle forze politiche che non sostengono l’attuale maggioranza di governo”. Concetto ribadito in audizione pure dal suo presidente Giacomo Lasorella (fratello della giornalista Carmen). Insomma, un terzo del tempo alla Meloni è troppo, ma comunque le va garantito più spazio.
A QUESTO PUNTO, in attesa di un’indicazione della Vigilanza, la commissione, su iniziativa del senatore pentastellato Primo Di Nicola, ha ritenuto utile un confronto coi direttori. Che però, nonostante le buone intenzioni, si è rivelato lacunoso. In primisperché si è tenuto a porte chiuse, quando la maggior parte delle sedute sono in diretta streaming. Poi tutti i direttori erano collegati da remoto e alla fine, coi tempi stretti per l’aula, oltre a Carboni sono riusciti a intervenire Simona Sala (Gr), Alessandro Casarin (Tgr) e Giuseppina Paterniti (direttrice editoriale offerta informativa). Con Sangiuliano (Tg2) e Orfeo ( Tg3) costretti a fare da spettatori muti. Ora Carboni, su richiesta di Barachini, dovrà fornire una relazione sui dati citati. Perché secondo FDI “siamo ben sotto il 5%”. “Va bene il pluralismo, ma dev’essere coniugato con le notizie!”, hanno sottolineato in coro Sala e Paterniti. “I miei tempi sono perfetti. E io a FDI do già l’11%”, fa sapere Sangiuliano. “Il 30% solo a FDI è una richiesta abnorme che non sta né in cielo né in terra”, osserva il renziano Michele Anzaldi.
Mentre Casarin, il direttore dei tiggì regionali (quota Lega), ha spiegato la sua ricetta: “Fa c c i o parlare il governatore e poi un sindaco importante”. “Sì, ma quest’ultimo dev’essere di un partito diver so!”, gli viene rinfacciato. Sempre di panino si tratta, ma in salsa regionale.