La Superlega non è super: il progetto sta già crollando
DUBBIOSI MOLTI CLUB INGLESI, IL BARÇA E L’ATLETICO MADRID: ORA SERVE LA “PACE”
Le proteste dei tifosi, i governi di traverso, gli sponsor spaventati, i club che cominciano a ripensarci: il grande castello della Superlega sembra già crollare. Non sono stati i comunicati dellauefa, le minacce di esclusioni e cause legali, armi tutte un po’ spuntate. È quello che sta succedendo in giro per l’europa, dalla Francia alla Germania contrarie al progetto, fino all’inghilterra, il campionato più sano e tradizionalista al mondo, che si rende conto di non aver così bisogno del nuovo torneo. L’italia resta sempre periferia dell’impero: s’accoda passiva, sale sul carro, scenderà se del caso. Mentre andiamo in stampa è convocata una riunione tra i 12 ribelli, magari ex a questo punto.
FORSE QUESTO È L’ULTIMO sussulto del pallone che reagisce alla secessione dei ricchi, il progetto di Real Madrid, Juventus & C. di farsi una coppa tutta loro, dove decidere chi gioca e spartirsi da soli la torta. È una strana resistenza, quella in cui la difesa dello spirito del gioco è affidata a imbarazzanti carrozzoni travolti dai peggiori scandali degli ultimi decenni, come Uefa e Fifa, e viziati paperoni che guadagnano milioni ( dall ’allenatore del City Pep Guardiola al centrocampista del Real, Toni Kroos). Ma il calcio moderno era ancora calcio, la Superlega a inviti sarebbe proprio un’altra cosa.
Così al grido di “a morte i traditori” l’intero sistema, preoccupato per la sua sopravvivenza, ha dichiarato guerra al torneo. In modo un po’ confuso, senza saper nemmeno con quali armi. Cosa si può fare del resto a un gruppo di società private, che si organizzano per giocare una partita durante la settimana, come fosse il calcetto del mercoledì sera fra amici, solo con 3-4 miliardi di montepremi? I più bellicosi vorrebbero ca cc iar li addirittura dalle compe tizioni in corso, a partire dalle semifinali di Champions e Europa League, in programma fra una settimana. Strada difficile da percorrere, sul piano legale e pure su quello sportivo: la Uefa colpirebbe gli avversari, ma devasterebbe i suoi stessi tornei. Per la Champions significherebbe sostituire 3 semifinaliste su 4 o consegnare direttamente la coppa al Paris Saint- Germain. Magari escluderli dalla prossima stagione: lo ha proposto il Parma (che guarda caso così eviterebbe la retrocessione) nell’ultima assemblea di Serie A, ma la discussione è durata 30 secondi. Ve la immaginate una Serie A senza Juve, Inter e Milan? Il valore crollerebbe, bisognerebbe stracciare tutti i contratti, a partire da quello per i diritti tv che manda avanti il carrozzone: Dazn non pagherà 840 milioni l’anno per un campionato zoppo.
Venerdì si riunirà l’esecutivo Uefa per dettare la linea, ma potrebbe non essercene nemmeno bisogno. La Superlega sta franando da sola. Prima le voci sui dubbi del Chelsea, poi il dietrofront del Manchester City, le dimissioni del n. 2 dello United Ed Woodward, lo spettro di un referendum tra i soci a cui sarebbe condizionato il sì del Barcellona, i ripensamenti dell’atletico Madrid. Il fantasmagorico torneo che doveva riunire le migliori del continente già perde pezzi.
In realtà, li avevi persi ancor prima di partire: il no di Paris Saint- Germain e Bayern Monaco, che oggi rappresentano la vera élite del calcio continentale, molto più delle spagnole decadute o delle italiane allo sbando, è stato un duro colpo; senza Germania e Francia (e i loro mercati) la Superlega sarebbe molto poco super.
Il resto l’ha fatto l’inghilterra: doveva essere il punto di forza del torneo, con addirittura 6 club, ma è diventato subito l’anello debole. La Premier League è l’unico campionato che funziona veramente, viaggia su giri d’affari paragonabili a quelli della Superlega, rappresenta un patrimonio storico per la popolazione ed economico per il Paese. Persino Boris Johnson è sceso in campo, minacciando nuove leggi per bloccare l’arrivo dei campioni, imporre vincoli o oneri fiscali alle proprietà. Insomma, da essere il progetto del futuro la Superlega si è ritrovata tutti contro. E gli sponsor detestano le guerre: Amazon Prime (indicata come possibile distributore delle partite) ha sentito la necessità non solo di smentire, ma proprio di dissociarsi dal progetto.
FERMARE I RIBELLICON gli avvocati e le minacce sarebbe stato difficile, ma si stanno fermando da soli. Se il progetto davvero naufragherà, allora si tornerà a trattare sulla nuova Champions, appena varata dalla Uefa: 36 squadre anziché 32, più partite e più ricavi. Le big chiedevano potere e garanzie: ciò che davvero le terrorizza è la prospettiva di restare fuori per una stagione disgraziata e perdere decine di milioni. La Uefa gli aveva già concesso due “wild card”, ora potrebbero aumentare. E poi, ovviamente, ancora più soldi, magari con l’ingresso di un fondo d’investimento nel torneo. Che sia Champions o Superlega, sempre di quello si tratta. Ma almeno rimane calcio.