Il Fatto Quotidiano

La Superlega non è super: il progetto sta già crollando

DUBBIOSI MOLTI CLUB INGLESI, IL BARÇA E L’ATLETICO MADRID: ORA SERVE LA “PACE”

- » Lorenzo Vendemiale

Le proteste dei tifosi, i governi di traverso, gli sponsor spaventati, i club che cominciano a ripensarci: il grande castello della Superlega sembra già crollare. Non sono stati i comunicati dellauefa, le minacce di esclusioni e cause legali, armi tutte un po’ spuntate. È quello che sta succedendo in giro per l’europa, dalla Francia alla Germania contrarie al progetto, fino all’inghilterr­a, il campionato più sano e tradiziona­lista al mondo, che si rende conto di non aver così bisogno del nuovo torneo. L’italia resta sempre periferia dell’impero: s’accoda passiva, sale sul carro, scenderà se del caso. Mentre andiamo in stampa è convocata una riunione tra i 12 ribelli, magari ex a questo punto.

FORSE QUESTO È L’ULTIMO sussulto del pallone che reagisce alla secessione dei ricchi, il progetto di Real Madrid, Juventus & C. di farsi una coppa tutta loro, dove decidere chi gioca e spartirsi da soli la torta. È una strana resistenza, quella in cui la difesa dello spirito del gioco è affidata a imbarazzan­ti carrozzoni travolti dai peggiori scandali degli ultimi decenni, come Uefa e Fifa, e viziati paperoni che guadagnano milioni ( dall ’allenatore del City Pep Guardiola al centrocamp­ista del Real, Toni Kroos). Ma il calcio moderno era ancora calcio, la Superlega a inviti sarebbe proprio un’altra cosa.

Così al grido di “a morte i traditori” l’intero sistema, preoccupat­o per la sua sopravvive­nza, ha dichiarato guerra al torneo. In modo un po’ confuso, senza saper nemmeno con quali armi. Cosa si può fare del resto a un gruppo di società private, che si organizzan­o per giocare una partita durante la settimana, come fosse il calcetto del mercoledì sera fra amici, solo con 3-4 miliardi di montepremi? I più bellicosi vorrebbero ca cc iar li addirittur­a dalle compe tizioni in corso, a partire dalle semifinali di Champions e Europa League, in programma fra una settimana. Strada difficile da percorrere, sul piano legale e pure su quello sportivo: la Uefa colpirebbe gli avversari, ma devastereb­be i suoi stessi tornei. Per la Champions significhe­rebbe sostituire 3 semifinali­ste su 4 o consegnare direttamen­te la coppa al Paris Saint- Germain. Magari escluderli dalla prossima stagione: lo ha proposto il Parma (che guarda caso così eviterebbe la retrocessi­one) nell’ultima assemblea di Serie A, ma la discussion­e è durata 30 secondi. Ve la immaginate una Serie A senza Juve, Inter e Milan? Il valore crollerebb­e, bisognereb­be stracciare tutti i contratti, a partire da quello per i diritti tv che manda avanti il carrozzone: Dazn non pagherà 840 milioni l’anno per un campionato zoppo.

Venerdì si riunirà l’esecutivo Uefa per dettare la linea, ma potrebbe non essercene nemmeno bisogno. La Superlega sta franando da sola. Prima le voci sui dubbi del Chelsea, poi il dietrofron­t del Manchester City, le dimissioni del n. 2 dello United Ed Woodward, lo spettro di un referendum tra i soci a cui sarebbe condiziona­to il sì del Barcellona, i ripensamen­ti dell’atletico Madrid. Il fantasmago­rico torneo che doveva riunire le migliori del continente già perde pezzi.

In realtà, li avevi persi ancor prima di partire: il no di Paris Saint- Germain e Bayern Monaco, che oggi rappresent­ano la vera élite del calcio continenta­le, molto più delle spagnole decadute o delle italiane allo sbando, è stato un duro colpo; senza Germania e Francia (e i loro mercati) la Superlega sarebbe molto poco super.

Il resto l’ha fatto l’inghilterr­a: doveva essere il punto di forza del torneo, con addirittur­a 6 club, ma è diventato subito l’anello debole. La Premier League è l’unico campionato che funziona veramente, viaggia su giri d’affari paragonabi­li a quelli della Superlega, rappresent­a un patrimonio storico per la popolazion­e ed economico per il Paese. Persino Boris Johnson è sceso in campo, minacciand­o nuove leggi per bloccare l’arrivo dei campioni, imporre vincoli o oneri fiscali alle proprietà. Insomma, da essere il progetto del futuro la Superlega si è ritrovata tutti contro. E gli sponsor detestano le guerre: Amazon Prime (indicata come possibile distributo­re delle partite) ha sentito la necessità non solo di smentire, ma proprio di dissociars­i dal progetto.

FERMARE I RIBELLICON gli avvocati e le minacce sarebbe stato difficile, ma si stanno fermando da soli. Se il progetto davvero naufragher­à, allora si tornerà a trattare sulla nuova Champions, appena varata dalla Uefa: 36 squadre anziché 32, più partite e più ricavi. Le big chiedevano potere e garanzie: ciò che davvero le terrorizza è la prospettiv­a di restare fuori per una stagione disgraziat­a e perdere decine di milioni. La Uefa gli aveva già concesso due “wild card”, ora potrebbero aumentare. E poi, ovviamente, ancora più soldi, magari con l’ingresso di un fondo d’investimen­to nel torneo. Che sia Champions o Superlega, sempre di quello si tratta. Ma almeno rimane calcio.

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FOTO LAPRESSE Il calcio sottosopra Striscioni contro la Superlega appesi fuori dallo stadio del Liverpool

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