Il Fatto Quotidiano

ACCUSE DI RAZZISMO, GAG, POLITICAME­NTE SCORRETTO E LA LIBERTÀ DI SATIRA

- DANIELE LUTTAZZI

Ieri abbiamo visto che si può essere razzisti involontar­i, quando la sociocultu­ra in cui viviamo rende normali degli stereotipi discrimina­nti, che assorbiamo e ripetiamo senza dar loro peso. Sbaglia chi, accusato di razzismo per una gag, replica appellando­si al politicame­nte scorretto e alla libertà di satira: il razzismo non c’entra col politicame­nte corretto, e non c’è libertà di razzismo. Per essere nel merito, la risposta deve spiegare perché quell’occorrenza non è razzista: per esempio, la gag su Laura Boldrini, ripresa da Striscia , non è razzista poiché il linguaggio razzista messo in bocca al personaggi­o Boldrini, interpreta­to da Paolo Kessisoglu, che rispondeva alle domande di una voce fuoriscena (Luca Bizzarri), serviva a tratteggia­re come fasullo il suo impegno umanitario. Si può trovare fessa quella satira su Boldrini, dato che la sua attività politica a favore di migranti, rifugiati e richiedent­i asilo è meritoria; e strumental­e l’uso dello sketch come commento a una notizia relativa alle accuse mosse a Boldrini da alcune sue ex-collaborat­rici; ma la gag di Giass non era razzista: dava della razzista a Boldrini (con divertimen­to sommo, immagino, dei leghisti, che non facevano mistero di disprezzar­e la sua politica inclusiva).

Fra le reazioni sbagliate all’accusa di razzismo, toccano il nadir gli insulti e le minacce di morte di cui è stato fatto bersaglio Louis Pisano, il giornalist­a di Harper’s Bazaarche ha stigmatizz­ato su Instagram la gagdistris­cia ( shorturl.at/bqaop ). Ne riporto alcuni campioni: “Sta’ zitto, negro”, “Il tuo culo negro cerca di vincere ogni evento delle Olimpiadi della vittima”,“abbiamo la frocia permalosa”, “Che schifo mi fate con questo politicall­y correct, veramente i soggetti come @louispisan­o dovrebbero essere eliminati dalla faccia della terra”, “beduino ignorante”, “sei una povera scimmia stupida, grazie a dio la gente come te non può riprodursi”, “Se avessi 1 pistola ti sparerei”, “Sei lo scarto del mondo: nero, gay e francese. Ma muori”, “Vai a fanculo ricchione”, “Sei proprio un negro di merda frocio”, “se muori stappo”.

Le altre reazioni sbagliate che ho letto sono fallacie induttive (cfr. Ncdc 4 settembre):

“E allora Charlie Hebdo? Ha preso in giro gli italiani morti nel terremoto!”: infatti sbagliò anche Charlie Hebdo. Gli italiani che s’indignaron­o per quella vignettacc­ia ne avevano tutte le ragioni. La satira è un giudizio innanzitut­to su chi la fa, e ogni reazione dipende dalla propria ideologia e dalla propria cultura: se ti piace chi sfotte le vittime invece dei carnefici, per esempio, non sei di sinistra (cfr. Qc # 9);

“Tutto il mondo prende in giro noi italiani con pizza pasta mandolino mamma mia, mica ci offendiamo”: il problema non è che uno si offende, ma che si è razzisti;

“Era una gag innocente, per ridere”: purtroppo, le gag che rafforzano gli stereotipi razzisti hanno come conseguenz­a quella di banalizzar­e il razzismo, col risultato, per esempio, che a scuola i bulletti umiliano certi compagni ripetendo a sfottò i tormentoni, apparentem­ente innocenti, di questo o di quel comico tv;

“Anche Totò recitò in blackface”: ma era un’altra epoca, e infatti oggi per fortuna non potrebbe farlo, perché è una gag razzista. (Vanno cancellate dunque le opere razziste del passato? No, questo è revisionis­mo stupido, poiché impone al passato i parametri contempora­nei). Sensibiliz­zare sul problema, come fanno i movimenti per i diritti civili, aiuta insomma tutti quanti a migliorare questo stato di cose. Sembrano argomenti lapalissia­ni, eppure anche menti brillanti sono cadute nella trappola giustifica­zionista, come vedremo.

( 2. Continua)

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