Milano celebra B. e il MIC strapaga per “San Bettino”
La riabilitazione è iniziata ufficialmente l’anno scorso, nel ventesimo dalla morte da esule o latitante ad Hammamet. Ma per fare beato Bettino Craxi si continua a lavorare, pure a spese dello Stato: la Fondazione che porta il suo nome, guidata da Margherita Boniver, beneficia della ridistribuzione del 5xmille per gli enti di volontariato e pure del 5xmille destinato a quelli di ricerca e divulgazione scientifica.
MA LA PARTE del leone la fanno i soldi erogati dal ministero di Dario Franceschini che si moltiplicano come i pani e i pesci: la dazione prevista a favore dell’ente riconosciuto pure come Istituto culturale, passerà da 50mila a 130mila euro all’anno – con un balzo del 160 per cento – per il prossimo triennio fino al 2023. Giusto il tempo per festeggiare alla grande il trentennale del discorso che il “Cinghialone” (copyright di Vittorio Feltri) pronunciò a sua difesa il 29 aprile 1993 alla Camera, chiamata quel giorno a decidere se dare via libera ai magistrati di Milano che chiedevano di procedere nei suoi confronti. Il resto è storia: la Camera, autoassolvendosi, respinse quattro delle sei autorizzazioni richieste. Con un voto che scatenò l’i n d ig n azione generale e la piazza segnando la fine della Prima Repubblica seppellita dal lancio di monetine il giorno dopo contro Craxi di fronte all’hotel Raphael, sua dimora romana.
ANCHE SE IL 2023 è lontano, si è quasi già avverata la profezia di chi ci ha visto lungo, come per esempio Basilio Rizzo pilastro della sinistra milanese: perdonare Bettino, magari intitolandogli una strada o una piazza, per perdonare domani Roberto Formigoni. Che infatti pur ai domiciliari rivendica come medaglie le sue imprese e soprattutto è baldanzoso ora che il Senato gli ha ridato il vitalizio nonostante la condanna che ha sul groppone. Tra qualche giorno, proprio il 29 aprile di quel fatidico discorso con la sua chiamata in correità degli altri partiti nella morsa di Tangentopoli, la Fondazione Craxi ha in programma un evento speciale: la promozione in anteprima del libro di Filippo Facci sulle monetine del Raphael dal titolo 30 aprile 1993. L’ultimo giorno di una Repubblica e la fine della politica (Marsilio).
Ne discuteranno la figlia del leader socialista Stefania, Vittorio Feltri (da tempo pentitosi per la storia del Cinghialone), Giuliano Ferrara, Fabio Martini, Fabrizio Rondolino, Piero Sansonetti e Sergio Staino. Formigoni non ci sarà, anche se presente in spirito. Per la Fondazione Craxi, lo sfregio del Raphael è “il simbolo di un’epoca, il palcoscenico del feroce debutto dell’antipolitica che segnerà la vita pubblica nei decenni a seguire. Nessuno raccontò la violenza dell’aggressione, della denigrazione, dello scherno, dell’uccisione del nome di un uomo”. Santo subito.