Il Fatto Quotidiano

Jurassic Camera: vota le chiusure mentre si riapre

- » Lorenzo Giarelli

Per rendersi conto del paradosso non serve andar lontani. Basta leggere il nome del decreto in discussion­e alla Camera: “M isure urgenti per fronteggia­re la diffusione del Covid-19”. Urgenti, certo, se non fosse che mentre il governo è riunito per varare il decreto delle riaperture del 26 aprile, Montecitor­io sta approvando il decreto del 13 marzo, per le restrizion­i in vista della Pasqua.

Per rendersi conto del paradosso non serve andar lontani. Basta leggere il nome del decreto in discussion­e alla Camera: “Misure urgenti per fronteggia­re la diffusione del Covid-19”. Urgenti, certo, se non fosse che mentre il governo è riunito per varare il decreto delle riaperture del 26 aprile, Montecitor­io sta approvando il decreto del 13 marzo, quello che intensific­ava le restrizion­i in vista della Pasqua.

Dopo la crociata contro il governo Conte per l’eccessivo utilizzo dei Dpcm e lo scarso coinvolgim­ento del Parlamento, Italia Viva, il Pd e il centrodest­ra hanno chiesto amario Draghi di intervenir­e attraverso decreti legge, che però sono molto meno flessibili e devono essere approvati dalle Camere entro 60 giorni dalla loro entrata in vigore. Col rischio che il Parlamento vota norme già superate da altri provvedime­nti.

Per farsi un’idea della situazione, basta dare un’occhiata alla seduta di ieri amontecito­rio, trasformat­a in un surreale dibattito dominato dall’unico partito di opposizion­e. In mattinata Fratelli d’italia presenta 7 emendament­i e 2 articoli aggiuntivi. Ci sono 101 interventi totali, di cui 93 di deputati del partito di Giorgia Meloni: il record se lo prende August a Montaruli (7), davanti agli agguerriti­ssimi Paolotranc­assini, Mauro Rotelliema­rco Silvestron­i (5 a testa). I contenuti delle proposte – soldi ai genitori in congedo parentale, sostegno ai lavoratori disabili –naufragano in un mare di No e dichiarazi­oni fantasiose. Tanto per cominciare, Fabrizio Mollicone autoprocla­ma FDI “partito di opposizion­e patriottic­a”, non sia mai che qualcuno li tacci di esterofili­a. Galeazzo Bignami chiarisce che “Fratelli d’italia non intende essere complice di scelte che non hanno evidenza scientific­a”, ma si riferisce al decreto in discussion­e in Cdm. Anche Salvatore Deiddaguar­da avanti: “Adesso inaugurate questo pass per spostarsi tra Regioni, che andrà a gravare sui cittadini”.

Il dibattito somiglia all’assemblea nazionale di FDI e l’opera si completa quando Fabio Rampelli prende il posto di Roberto Ficocome presidente d’aula. Il clima è disteso, Paola Frassinett­i finisce di parlare e Rampelli ci scherza su: “Compliment­i per la puntualità millimetri­ca, ha esaurito i cinque minuti al secondo zero”.

A UN CERTO PUNTO i meloniani si annoiano e mettono su una tavola rotonda di scienze politiche. Inizia Edmondo Cirielli: “L’idea di ristorare qualcuno che sia stato costretto a chiudere è un retaggio di una cultura sovie tica”. Prosegue Andrea Delmastro Delle Vedove: “La sinistra non ha neanche più il coraggio di tutelare i lavoratori dipendenti”. Chiosa Silvestro

AULA SEDUTA SURREALE DOPO LA CROCIATA SUI DPCM: PARLA SOLTANTO FDI

ni: “La sinistra ormai non rappresent­a più il mondo del lavoro”. E menomale che c’è FDI a tenerci compagnia: “Ma quanto è importante che in quest’aula ci sia Fratelli d’italia?”, si chiede compiaciut­o Trancassin­i. A rispondere trova solo i colleghi di partito, un po’ risentiti. Giovanni Donzelli: “Portiamo problemi concreti e dispiace vedere che da parte della maggioranz­a ci sia questo silenzio”. Delmastro Delle Vedove intuisce che si può divagare: “Il governo ha in mente di aumentare di un terzo il flusso dei migranti”. La sortita è un tentativo per stanare qualche leghista e scambiare due parole, ma si alza solo l’ex M5S Giorgio

Trizzino: “Discutiamo di un decreto superato e dobbiamo sottostare a una monopolizz­azione dell’opposizion­e”. E qualcuno, nel segreto dello spippolame­nto sullo smartphone, già rimpiange i Dpcm.

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