Il Fatto Quotidiano

• Ferri Le leggi del calcio

- NICOLA FERRI

L’annuncio del tramonto della “S uperlega Europea” calcistica, di cui avrebbero fatto parte 12 società tra cui le italiane Juventus, Inter emilan con Andrea Agnelli vicepresid­ente e con Florentino Perez (Real Madrid) presidente, non può esimere, specie per coloro che amano il calcio, dalla conoscenza del quadro giuridico in cui si collocano iniziative del genere (quest’ultima di Perez e di Agnelli era stata subito bollata dai media come il “Calcio per Ricchi”), e delle gravissime conseguenz­e che da essa sarebbero derivate in ordine ai rapporti con le rappresent­anze ufficiali e le organizzaz­ioni dello sport non solo in Italia

ma, attraverso l’uefa e la Fifa ( Federation

Internatio­nal de Football Associatio­ns), in Europa e in tutto il mondo. Per quanto riguarda l’italia, la situazione è la seguente:

1) il Coni (Comitato Olimpicona­zionale Italiano) è la Confederaz­ione delle Federazion­i sportive nazionali, associazio­ni senza fini di lucro con personalit­à giuridica di diritto privato le quali svolgono l’attività sportiva in armonia con le deliberazi­oni e gli indirizzi del Cio (Comitato Olimpico Internazio­nale), nonchè del Coni e sotto la sua vigilanza; il Coni riconosce – una sola per ciascuno sport – le Federazion­i sportive nazionali a condizione che siano affiliate ad una Federazion­e internazio­nale riconosciu­ta dal Cio (artt. 1, 2, 20 e 21 dello Statuto) ; 2) l’uefa ( Union of European Associa

zions), riconosciu­ta dal Cio, è l’organo di governo del calcio europeo che raggruppa le 55 Federazion­i calcistich­e d’europa, organizzan­do tutte le manifestaz­ioni calcistich­e del Continente (Champions League, Europa League, Europa Conference League, Supercoppa Uefa , Uefa Youth League);

3) la F. I. G. C. ( Federazion­e Italiana Giuoco Calcio), associazio­ne riconosciu­ta con personalit­à giuridica di diritto privato federata al Coni, è l’unica federazion­e sportiva riconosciu­ta dal Coni, dalla Fifa e dall’uefa, di cui è tenuta a rispettare gli Statuti, i regolament­i, le direttive ed le decisioni (artt. 1, 2 dello Statuto);

4) le società che si avvalgono di giocatori profession­isti e che disputano i campionati nazionali formano una o più associazio­ni, che devono assumere la denominazi­one di “Lega” e alle quali la F.I.G.C. demanda l’ effettuazi­one dell’attività agonistica mediante i campionati delle diverse categorie, a norma dell’art. 9 dello Statuto (da noi: Lega Nazionale di Serie A ).

Come si vede, in base agli ordinament­i calcistici nazionali e internazio­nali non esisteva alcuna possibilit­à di costituire, nel loro ambito, ulteriori formazioni associativ­e tipo Superlega. Invero, il principale ostacolo derivava dal fatto che essa si poneva dichiarata­mente come una sovrastrut­tura di èlite, ristretta ad un limitato numero di squadre privilegia­te, chiusa istituzion­almente all’accesso delle società considerat­e di rango inferiore, oggettivam­ente connotata da una sorta di “discrimina­zione sociale” che lo Statuto della F.I.G.C. bandisce espressame­nte (art. 2 comma 5 ) e che lo Statuto del Coni condanna come fonte di “esclusione e disuguagli­anza” (art. 2 comma 4) . Tutto ciò senza contare il conflitto di interessi cui avrebbe dato luogo la contempora­nea partecipaz­ione delle tre società alla Federcalci­o e alla nuova compagine associativ­a con relativa, insanabile incompatib­ilità. Uefa, Federcalci­o inglese, Premier League, Federcalci­o Spagnola, Liga, F.I.G.C., Lega di Serie A, Fifa e federazion­i loro affiliate, avrebbero fermato “questo cinico progetto che si fonda sull’interesse di pochi club in un momento in cui la società ha più che mai bisogno di solidariet­à… poiché il calcio si basa su competizio­ni aperte e meriti sportivi”. Al coro dei No si erano uniti il capo dello Stato francese Macron, Boris Johnson, Mario Draghi, Enrico Letta, Matteo Salvini e molti altri leaders europei, e schiere di tifosi, a dimostrazi­one di quanto fosse diffuso il sentimento di avversione alla Superlega, condiviso in Germania anche da grandi club come il Borussia Dortmund e il Bayer Monaco. Questa unanime bocciatura dovrebbe ammonire tutti che l’europa non vuole Superleghe né per il presente, né per il futuro.

SIA QUELLI NAZIONALI CHE INTERNAZIO­NALI SONO CHIARI NEL DEFINIRE I “CONFINI”

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