• Ferri Le leggi del calcio
L’annuncio del tramonto della “S uperlega Europea” calcistica, di cui avrebbero fatto parte 12 società tra cui le italiane Juventus, Inter emilan con Andrea Agnelli vicepresidente e con Florentino Perez (Real Madrid) presidente, non può esimere, specie per coloro che amano il calcio, dalla conoscenza del quadro giuridico in cui si collocano iniziative del genere (quest’ultima di Perez e di Agnelli era stata subito bollata dai media come il “Calcio per Ricchi”), e delle gravissime conseguenze che da essa sarebbero derivate in ordine ai rapporti con le rappresentanze ufficiali e le organizzazioni dello sport non solo in Italia
ma, attraverso l’uefa e la Fifa ( Federation
International de Football Associations), in Europa e in tutto il mondo. Per quanto riguarda l’italia, la situazione è la seguente:
1) il Coni (Comitato Olimpiconazionale Italiano) è la Confederazione delle Federazioni sportive nazionali, associazioni senza fini di lucro con personalità giuridica di diritto privato le quali svolgono l’attività sportiva in armonia con le deliberazioni e gli indirizzi del Cio (Comitato Olimpico Internazionale), nonchè del Coni e sotto la sua vigilanza; il Coni riconosce – una sola per ciascuno sport – le Federazioni sportive nazionali a condizione che siano affiliate ad una Federazione internazionale riconosciuta dal Cio (artt. 1, 2, 20 e 21 dello Statuto) ; 2) l’uefa ( Union of European Associa
zions), riconosciuta dal Cio, è l’organo di governo del calcio europeo che raggruppa le 55 Federazioni calcistiche d’europa, organizzando tutte le manifestazioni calcistiche del Continente (Champions League, Europa League, Europa Conference League, Supercoppa Uefa , Uefa Youth League);
3) la F. I. G. C. ( Federazione Italiana Giuoco Calcio), associazione riconosciuta con personalità giuridica di diritto privato federata al Coni, è l’unica federazione sportiva riconosciuta dal Coni, dalla Fifa e dall’uefa, di cui è tenuta a rispettare gli Statuti, i regolamenti, le direttive ed le decisioni (artt. 1, 2 dello Statuto);
4) le società che si avvalgono di giocatori professionisti e che disputano i campionati nazionali formano una o più associazioni, che devono assumere la denominazione di “Lega” e alle quali la F.I.G.C. demanda l’ effettuazione dell’attività agonistica mediante i campionati delle diverse categorie, a norma dell’art. 9 dello Statuto (da noi: Lega Nazionale di Serie A ).
Come si vede, in base agli ordinamenti calcistici nazionali e internazionali non esisteva alcuna possibilità di costituire, nel loro ambito, ulteriori formazioni associative tipo Superlega. Invero, il principale ostacolo derivava dal fatto che essa si poneva dichiaratamente come una sovrastruttura di èlite, ristretta ad un limitato numero di squadre privilegiate, chiusa istituzionalmente all’accesso delle società considerate di rango inferiore, oggettivamente connotata da una sorta di “discriminazione sociale” che lo Statuto della F.I.G.C. bandisce espressamente (art. 2 comma 5 ) e che lo Statuto del Coni condanna come fonte di “esclusione e disuguaglianza” (art. 2 comma 4) . Tutto ciò senza contare il conflitto di interessi cui avrebbe dato luogo la contemporanea partecipazione delle tre società alla Federcalcio e alla nuova compagine associativa con relativa, insanabile incompatibilità. Uefa, Federcalcio inglese, Premier League, Federcalcio Spagnola, Liga, F.I.G.C., Lega di Serie A, Fifa e federazioni loro affiliate, avrebbero fermato “questo cinico progetto che si fonda sull’interesse di pochi club in un momento in cui la società ha più che mai bisogno di solidarietà… poiché il calcio si basa su competizioni aperte e meriti sportivi”. Al coro dei No si erano uniti il capo dello Stato francese Macron, Boris Johnson, Mario Draghi, Enrico Letta, Matteo Salvini e molti altri leaders europei, e schiere di tifosi, a dimostrazione di quanto fosse diffuso il sentimento di avversione alla Superlega, condiviso in Germania anche da grandi club come il Borussia Dortmund e il Bayer Monaco. Questa unanime bocciatura dovrebbe ammonire tutti che l’europa non vuole Superleghe né per il presente, né per il futuro.
SIA QUELLI NAZIONALI CHE INTERNAZIONALI SONO CHIARI NEL DEFINIRE I “CONFINI”