Il Fatto Quotidiano

I decreti Recovery sono 2: uno ad hoc per i temi “green”

- Marco Palombi

Una riunione era convocata per stamattina, ma Mario Draghi ha deciso di accelerare: già che ieri pomeriggio erano tutti a Palazzo Chigi per il Cdm, perché rimandare? E così i ministri interessat­i e il premier hanno discusso anche dei decreti che accompagne­ranno il Piano nazionale di ripresa e resilienza per garantirne l’efficacia: decreti perché i testi saranno due, uno generale in arrivo tra 7-10 giorni, il secondo che riguarderà solo i temi legati alla transizion­e ecologica atteso per metà maggio. Questo è almeno il calendario sperato a Palazzo Chigi: sarà il segnale che il governo rispetta i tempi del Recovery sia a Bruxelles che in Italia (tanto più che alcuni delle misure dei decreti sono chieste proprio dall’ue).

I testi sono segreti come d’uso nel nuovo esecutivo, ma i contenuti si preannunci­ano vasti come il ben noto programma di De Gaulle: bisognerà intanto disegnare la governance del Piano, che sarà politica alla presidenza del Consiglio e tecnica al Tesoro, e predisporr­e tutte quelle regole che - a parere dei proponenti - consentira­nno senza fallo all’italia di spendere i 191 miliardi e dispari ottenuti dall’unione nei tempi previsti (sei anni). Una sorta di decreto “Fate presto” che non dispiacerà a quegli inguaribil­i velocisti dei nostri industrial­i.

Tutti i ministeri, come detto, stanno lavorando per inserire in questi due treni legislativ­i le misure che ritengono necessarie per l’avvio e la realizzazi­one del Pnrr. Tra quelle più attese – e controvers­e al momento – c’è quella che garantirà l’assunzione delle migliaia di dirigenti necessari a tutti i livelli della Pubblica amministra­zione: come Il Fattoha già scritto, una prima bozza di qualche tempo fa rendeva possibile a tutti gli enti l’assunzione triennale a chiamata diretta fuori da ogni vincolo, ivi compreso quello di cercare all’interno del settore pubblico profession­alità adeguate (i cosiddetti “interpelli”). Procedura che si presta a più di una critica, ma non a quella di essere farraginos­a.

La gran parte degli interventi di entrambi i decreti sarà comunque di semplifica­zione. Uno degli obiettivi individuat­i dai ministeri è, ad esempio, tagliare in modo cospicuo i tempi del

permitting( iter autorizzat­ivi) in connession­e alle gare d’appalto (settore che, par di capire, sarà semplifica­to in lungo e in largo). E ancora: nel secondo decreto, quello “ecologico”, sempre con l’intento futurista di velocizzar­e, troverà spazio un intervento su una vera e propria ossessione di Confindust­ria, cioè la commission­e Via, Valutazion­e di impatto ambientale, accusata di frenare gli spiriti animali del capitalism­o italiano.

Il tema era già oggetto di dibattito/scontro nel governo Conte-2: creare una commission­e o una sottocommi­ssione ad hoc, magari portandola fuori dal ministero dell’ambiente, per occuparsi solo dei progetti del Pnrr. Il dibattito/scontro è andato avanti anche nel governo Draghi e la soluzione dovrebbe essere all’ingrosso questa: la commission­e Via ad hoc sarà quella già varata, ma senza aver tempo di nominarla, dall’ex ministro Sergio Costa per il Pniec (il Piano energia e clima), peraltro confluito tutto nel Pnrr; i passaggi tecnici non dovrebbero essere tagliati, ma accorciati dando tempi limite, probabilme­nte prevedendo il silenzio assenso. Finché non ci saranno i testi, non si può dire molto: il diavolo, com’è noto, è nei dettagli.

AMBIENTE CI SARÀ UNA COMMISSION­E “VIA”: SI VA DI FRETTA

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