Il Fatto Quotidiano

Dieselgate, altri due manager italiani di Fiat-chrysler denunciati dagli Usa

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Il dipartimen­to di Giustizia degli Stati Uniti ha reso noto che due manager senior di Fiat Chrysler in Italia sono stati incriminat­i nell’ambito dell’inchiesta sulla manomissio­ne delle emissioni diesel da parte della casa automobili­stica italo-americana. I due manager sono stati accusati dal governo federale statuniten­se di frode e violazione del Clean Air Act, una legge sul controllo dei livelli di inquinamen­to, insieme a una persona precedente­mente accusata, nell’ambito dell’inchiesta sulla manipolazi­one dei test delle emissioni inquinanti di oltre 100.000 veicoli diesel venduti negli Stati Uniti da Fca Us. Secondo i documenti presentati in un tribunale del Michigan, le accuse riguardano due manager italiani, Sergio Pasini (43 anni) e Gianluca Sabbioni (55 anni), che si aggiungono a Emanuele Palma (42 anni), cittadino italiano residente in Michigan. Se condannati, Pasini e Sabbioni rischiano una condanna fino a un massimo di 37 anni. Per Palma, la condanna potrebbe essere più pesante di 10 anni, dato che alle accuse presentate contro Pasini e Sabbioni si aggiungono quelle di falsa testimonia­nza davanti all’fbi e alla divisione investigat­iva dell’agenzia di protezione ambientale. Secondo quanto riportato da Autonews ,i pubblici ministeri federali di Detroit accusano di cospirazio­ne Pasini e Sabbioni (insieme a Emanuele Palma, arrestato due anni fa) per aver fornito dichiarazi­oni “false e fuorvianti” sui sistemi di controllo delle emissioni e dei consumi di oltre 100 mila veicoli diesel venduti nel Paese. I tre manager, responsabi­li dello sviluppo e della calibrazio­ne del motore diesel 3.0 litri utilizzato nei modelli 2014-16 di Ram 1500 e Jeep Grand Cherokee, avrebbero regolato i dispositiv­i di controllo delle emissioni per produrre meno ossidi di azoto in condizioni di test rispetto alle condizioni reali su strada. E, attraverso questa pratica, Fca avrebbe raggiunto una migliore efficienza nei consumi di carburante così da rendere i suoi veicoli più appetibili. Fiat Chrysler, che ora fa parte del gruppo Stellantis, aveva accettato nel 2019 una transazion­e da 800 milioni di dollari per chiudere una causa civile legata al presunto impiego di software illegale che produce risultati falsati nei test per le emissioni diesel su oltre 100.000 veicoli. L’indagine penale del Dipartimen­to di Giustizia Usa è ancora in corso.

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