Il Fatto Quotidiano

Ponte Morandi, 71 indagati. Spunta l’omicidio stradale

- MARCO GRASSO

Sessantano­ve indagati e due società, Autostrade per l’italia e Spea Engineerin­g, responsabi­li della strage di 43 morti. A due anni e mezzo dalla catastrofe del Ponte Morandi la Procura di Genova chiude le indagini sul disastro del viadotto Polcevera. Sotto accusa ci sono i più alti vertici di Aspi, a cominciare dall’ex amministra­tore delegato Giovanni Castellucc­i, e tutta la filiera di tecnici e dirigenti che negli anni, secondo i pm, aveva informazio­ni sufficient­i per prevenire quanto accaduto. Tra le nuova contestazi­oni c’è anche l’ipotesi di omicidio stradale, che si aggiunge all’omicidio colposo plurimo, all’attentato alla sicurezza dei trasporti e disastro. Una sequenza di reati colposi che diventa crollo doloso, perché all’origine ci sono anche condotte volontarie: su tutte la falsificaz­ione sistematic­a dei report sulla sicurezza. Le reali condizioni di degrado erano note, ma per la Guardia di Finanza sono state nascoste e manipolate allo scopo di rinviare i lavori di manutenzio­ne. Era stato previsto un intervento per ristruttur­are la pila crollata, la numero 9, ma per i pm Aspi fornì dati falsi al Ministero, numeri che evitarono il collaudo obbligator­io e la chiusura al traffico, tutte preoccupaz­ioni legate ai costi. Più in generale, i bilanci mostrano come la spesa in interventi struttural­i sul ponte sia crollata dopo la privatizza­zione. Uno dei documenti centrali per le indagini è il catalogo dei rischi di Atlantia, che nel 2013 indicava nel Morandi un ponte a “rischio crollo per ritardate manutenzio­ni”.

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