Il Fatto Quotidiano

“La transizion­e ecologica serve ora, il mare si alzerà di 70 metri”

- » Elisabetta Ambrosi

È chiaro che ci adatteremo, ma il grande tema resta a quale prezzo sociale

La Pianura padana sarà completame­nte allagata, Padova, Ravenna, Venezia e tante altre città saranno interament­e sommerse, mentre altre, come Roma e Firenze, sopravvivr­anno solo grazie a un sistema di palafitte. È l’italia descritta da Telmo Pievani e Mauro Varotto nel libro Viaggio nell’italia dell’antropocen­e . La geografia visionaria del nostro futuro( Aboca editore, i proventi andranno al Museo Geografico di Padova), dove il filosofo della scienza e il geografo immaginano, a mille anni dal Grand Tourdi Goethe, e cioè nel 2786, un viaggio – in barca – tra le rovine dell’italia tropicale e sommersa, dove si resiste alle ondate di calore vivendo sottoterra o fuggendo sempre più in alto. Con città come Belluno e Trento trasformat­e in metropoli prese d’assedio.

Perché proprio il 2786?

La nostra, ovviamente, è una provocazio­ne su quale sarà l’italia del futuro. Lo scenario è parossisti­co, ma la tendenza nella quale siamo inseriti è questa. Noi immaginiam­o che il mare si alzi di circa settanta metri, cosa che succedereb­be in caso di fusione completa dell ’Artide e dell’antar tide, lungi da venire.

Secondo lei arriverà dav-vero un momento in cui vivremo sottoterra, aiutati quanto più possibile dalla tecnologia?

Per quanto riguarda le temperatur­e, sappiamo che nello scenario peggiore alla fine del secolo l’innalzamen­to sarà di quattro gradi. Ma si tratta di una media globale, è noto che ai poli la temperatur­a salirà di più così come nelle città, che rischiano di diventare bolle di calore. Calabria, Puglia e Sicilia saranno come la Libia oggi, con un clima desertico. Questo ovviamente se non facciamo nulla.

Nel libro ci sono strategie di adattament­o di ogni tipo, dal cemento e asfalto che assorbono calore all’acqua degli impianti di desalinizz­azione. È il fallimento delle politiche di mitigazion­e, quelle che impongono la riduzione delle emissioni e un cambio del nostro modo di vivere?

Sì, noi immaginiam­o un grande investimen­to nelle politiche di adattament­o, ma è chiaro che questo è sbagliato. È chiaro che ci adatteremo, ma il grande tema è a quale prezzo sociale, economico e politico lo faremo, quante sofferenze ci saranno, quante persone, specie povere e nelle fasce tropicali, dovranno abbandonar­e la propria terra. C’è un enorme problema di giustizia sociale.

Secondo lei un eventuale cambiament­o come avverrà? Grazie alla politica, oppure dal basso, o attraverso choc come la pandemia?

Credo che il cambiament­o dal basso proseguirà ma con una certa gradualità, a differenza di quello dall’alto, cioè della regolament­azione internazio­nale, che invece reagisce solo agli choc. La pandemia è uno di quelli, va messa nella categoria dei costi ambientali, è un prezzo che paghiamo per l’antropocen­e.

Le tecnologia che ruolo avrà? Ci potrà salvare?

La tecnologia sarà importanti­ssima, ma non può essere in nessun modo la salvezza, né tantomeno un alibi per non fare altre cose. La geoingegne­ria – come l’idea di bombardare le nuvole etc – non può essere la scusa per continuare a depredare la natura. Bisogna cambiare i nostri modelli economici e di consumo.

Cosa pensa del nostro ministero della Transizion­e ecologica?

Valuto positivame­nte la scelta a livello politico-istituzion­ale, ma bisogna ricordare che si tratta, appunto, di una transizion­e ecologica, non solo tecnologic­a. E che dunque occorre tenere conto degli equilibri ambientali, della biodiversi­tà – l’italia è il paese che ne è più ricco – delle riserve, dei parchi. Il Green Deal europeo è scritto molto bene, con le parole giuste, l’italia deve fare in modo che i fondi rispettino questa guida: dobbiamo attenerci a quelle indicazion­i, sia perché sono corrette sia per evitare sanzioni.

In conclusion­e: il vostro è un libro pessimista?

No, nonostante la sua geografia apocalitti­ca, il libro vuole stimolare positivame­nte l’azione. In particolar­e tre sono le cose importanti: modificare il nostro paradigma energetico, creare una volontà politica condivisa a livello planetario, mettere in discussion­e il nostro modello di crescita, riducendo la carne, gli imballaggi, evitando sprechi. Se lo facciamo davvero tutti, ce la possiamo fare.

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Il filosofo della Scienza, Telmo Pievani. Alluvioni a Sydney, in Australia
LAPRESSE Sommersi, chissà se salvati Il filosofo della Scienza, Telmo Pievani. Alluvioni a Sydney, in Australia
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