Il Fatto Quotidiano

LE VITTIME NERE E IL POTERE DEI BIANCHI

- » Sabrina Provenzani

Le modalità della morte di George Floyd, la circostanz­a che sia stata ripresa e diventata virale, le proteste successive e il loro riconoscim­ento globale: la polarizzaz­ione fra le forze di polizia e i manifestan­ti di Black Lives Matter is tigata dalle dichiarazi­oni incendiari­e di Donald Trump contro i primi; la crescita dell’attivismo nei mesi di preparazio­ne del processo, l’attesa snervante, carica, di un verdetto per niente scontato malgrado le molte testimonia­nze e prove contro Chauvin. Il dopo è fatto di incredulit­à, sollievo, lacrime di chi si è battuto per la condanna, ma ora è il momento di chiedersi che fine farà l’immenso capitale politico e civile scaturito da quel tragico omicidio.

I MOLTI GRUPPI DI attivisti hanno ben chiaro che il triplice verdetto di condanna del poliziotto di Minneapoli­s è un outlier, una anomalia in un Paese dove i poliziotti violenti non vanno a processo, dove forze dell’ordine e sistema giudiziari­o sostengono con il conforto dei dati su arresti, detenzioni e morti in interazion­i fra neri e agenti, sono sistematic­amente impregnati dal pregiudizi­o verso i neri e dove anche questa storica sentenza è stata immediatam­ente strumental­izzata dalle destre come macchinazi­one mediatica contro il corso legittimo della giustizia. Ora ci sono molte incognite, dal quasi certo ricorso in appello dei legali di Chauvin al rischio di radicalizz­azione del movimento di fronte a nuove violenze della polizia. E tuttavia, ci sono segnali positivi di un risveglio dei movimenti per i diritti razziali, tanto che Derrick Johnson, presidente della National Associatio­n for the Advancemen­t of Colored People (Naacp) storico gruppo per la difesa dei diritti civili dei

SECONDO il report della National Academy of Sciences del 2019, gli afroamerca­ni negli Stati Uniti hanno 2,5 volte più probabilit­à di essere uccisi dei cittadini bianchi di età compresa tra i 25 e i 29 anni con il rischio annuale pari a 1,8 decessi per 100mila persone. Di contro, il 99%, degli agenti che commette questi crimini, non riporta accuse di tipo penale. neri fin dal 1909, ha definito la condanna “la nostra Selma”, riferendos­i alla violenta repression­e poliziesca della marcia per i diritti civili nel 1965 a Selma, in Alabama, che fu uno dei punti di svolta del movimento. Un momento della verità che portò ad accelerare l’approvazio­ne del Voting Rights Actche proibisce la discrimina­zione razziale alle elezioni.

Anche questo redivivo movimento per i diritti dei neri punta a cambiament­i legislativ­i, come il George Floyd Justice in Policing Act, legge di riforma delle forze dell’ordine a livello federale. La morte di Floyd ha avuto un effetto generale di sensibiliz­zazione, con l’approvazio­ne in 30 stati di leggi che aumentano le verifiche sull’operato degli agenti, e 46 delle 100 maggiori città Usa hanno rivisto pratiche pericolose di coercizion­e fisica degli arrestati finora consentite alle forze dell’ordine. E naturalmen­te il fatto che il capo della polizia di Minneapoli­s Medaria Arradondo e alcuni colleghi abbiano preso le distanze dall’operato di Chauvin o testimonia­to contro di lui allenta in parte la tensione fra agenti e comunità nera, così come il supporto pubblico della condanna da parte del Presidente Biden indica un deciso cambio di rotta rispetto alla presidenza Trump.

Ma non si può festeggiar­e come una vittoria una sola sentenza, un caso singolo per raddrizzar­e una stortura endemica. “I cambiament­i nell’uso legale della forza a livello statale e municipale sono senza precedenti” ha commentato ad Al Jazeeraray Mckesson, attivista e fondatore di Campaign Zero, campagna di contrasto alla violenza poliziesca. “Ma da soli non bastano”. La lotta contro il razzismo sistemico è molto più complicata.

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