Il Fatto Quotidiano

TUTTA LA VERITÀ SUI VACCINI

- MARIA RITA GISMONDO direttore microbiolo­gia clinica e virologia del “Sacco” di Milano

IL POLITICALL­Y correct non deve valere quando di mezzo ci sono milioni di persone disorienta­te e spaventate. E quando si rischia di far fallire una campagna vaccinale ancora zoppicante, allontanan­do sempre più la luce in fondo al tunnel di questo incubo pandemico. Cercando di tranquilli­zzare con verità addolcite, provochiam­o ulteriori danni. Credo che la popolazion­e abbia bisogno di sentirsi dire la verità, nuda e cruda, che abbia bisogno di essere compresa nel suo disagio attuale, stretta a muro tra la paura del Covid e quella di poter subire un effetto collateral­e provocato da uno dei vaccini oggi disponibil­i. Dobbiamo, noi tecnici, non cercare di negare la fondatezza della loro paura, ma razionaliz­zarla. Perché dobbiamo continuare a vaccinarci con un vaccino che alcuni Paesi hanno bloccato? Perché, dopo aver letto che le trombosi che si sono verificate sono soprattutt­o concentrat­e in donne giovani, queste dovrebbero continuare a vaccinarsi a cuor leggero? Perché, ancora, una giovane dovrebbe rischiare, visto che non fa parte della fascia a rischio? Se continuere­mo a rispondere che tanto gli effetti indesidera­ti sono pochi, che sono ancora da accertare, che alcuni Paesi stanno procedendo con eccesso di precauzion­e, non spegneremo certo la paura e si finirà proprio per far scegliere l’apparente massima cautela nei confronti della vaccinazio­ne. Dobbiamo dire la verità o, meglio, quella che a oggi conosciamo. I vaccini a nostra disposizio­ne sono ancora in fase sperimenta­le, seppur avanzata, ma li stiamo usando, costretti dalla pressante necessità, mentre ancora cerchiamo di conoscerli meglio. La percentual­e di incognite vanno via via assottigli­andosi all’aumentare delle dosi iniettate, ma ancora c’è molto da studiare. È inaccettab­ile che EMA si limiti a dare consigli o raccomanda­zioni. Deve autorizzar­e o bloccare. Se non c’è un capo forte, durante l’emergenza, il rischio è la totale anarchia. Non lamentiamo­ci se la gente continua a non capire e a temere. E noi, smettiamol­a di giustifica­re questo comportame­nto, mostriamo, almeno noi tecnici, di avere il coraggio richiesto dal nostro ruolo.

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