Big Oil ingabbia gli Stati: l’italia rischia 275 mln
I colossi e le cause a chi riduce le fonti fossili
Iprimi milioni potrebbero essere sborsati fra poche ore, quando il lodo sull’arbitrato tra lo Stato italiano e Rockhopper verrà depositato. Se gli arbitri dell’isds ( Investor-state dispute settlement) dovessero dare ragione alla compagnia inglese, l’italia si ritroverebbe con in cassa fino a 275 milioni di dollari in meno. A tanto ammonta infatti la richiesta avanzata dalla multinazionale di Salisbury, che chiede i danni allo Stato per aver cambiato le regole sulle trivellazioni.
Rockhopper aveva ottenuto nel 2014 il permesso di estrarre gas e petrolio in Abruzzo, nella concessione Ombrina Mare, di fronte alla Costa dei Trabocchi, investendovi 29 milioni di dollari. Meno di due anni dopo, con la legge di Stabilità del 2016, il Parlamento ha deciso di vietare qualsiasi nuova trivellazione entro 12 miglia dalle coste, e Ombrina rientra proprio in questo limite. Da qui nasce la diatriba tra la multinazionale e Roma: la punta di un iceberg, quello degli arbitrati fra compagnie petrolifere e Stati di mezzo mondo. Una tendenza che rischia di aumentare a dismisura: “Alla luce del nuovo pacchetto climatico dellaue e, in generale, delle possibili nuove limitazioni alle emissioni e ai progetti di estrazione, potrebbero esserci dei notevoli incrementi di ricorso agli arbitrati Isds”, dice al
Fatto Antonello Martinez, presidente dell’associazione Italiana Avvocati d’impresa.
L’ISDS È UNO strumento ideato alla fine degli anni 50 dal banchiere tedesco Hermann Abs e da Hartley Shawcross, politico inglese e consulente di Shell. L’obiettivo dell’epoca era di proteggere le compagnie private da eventuali nazionalizzazioni imposte dai tanti nuovi Stati indipendenti che stavano nascendo. Oggi, invece, gli arbitrati sono sempre più attraenti per le compagnie che vogliono proteggere i loro asset da quegli Stati che stanno cambiando le regole sull’uso dei combustibili fossili. “Il meccanismo Isds prevede che solo le società straniere, e non quelle locali, possano citare in giudizio gli Stati e soprattutto, a parte i tempi estremamente contenuti rispetto ai giudizi ordinari, per tali azioni non è prevista la possibilità di appello, si ha quindi un esito derivante interamente dal giudizio degli arbitri, scelti anche dal ricorrente”, spiega l’avvocato Martinez.
L’isds si applica ai Paesi che hanno firmato l’energy Charter Treaty, trattato che dal 1998 disciplina lo sfruttamento delle risorse energetiche. I 53 Stati aderenti possono essere chiamati in causa dalle compagnie, se queste ultime credono di essere state danneggiate da divieti imposti per legge. Rientra in questa categoria l’arbitrato intrapreso da Rwe.
La multinazionale tedesca chiede infatti un risarcimento da 1,4 miliardi di euro al governo dei Paesi Bassi. Motivo? Aver deciso di chiudere gradualmente tutti gli impianti a carbone del Paese. Su questo principio si basa anche il caso della Rockhopper contro l’italia che, sebbene dal 2016 non aderisca più all’energy Charter Treaty, potrebbe essere costretta a pagare sulla base di una clausola che impone agli ex firmatari di essere soggetti al trattato fino a 20 anni dopo il ritiro. “Abbiamo buone prospettive di ottenere un risarcimento molto significativo a seguito delle violazioni dell’energy Charter Treaty da parte della Repubblica Italiana”, dice al Fa tto un portavoce di Rockhopper, senza voler entrare nel merito delle cifre.
IL 14 LUGLIO la Commissione europea ha annunciato una serie di proposte che dovrebbero portare entro il 2030 a una riduzione delle emissioni nette di gas serra di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990. Il cosiddetto Green Deal europeo prevede, ad esempio, che a partire dal 2035 tutte le auto immatricolate debbano essere a emissioni zero. Un cambio di rotta fastidioso per i produttori di vetture, che dovranno spendere soldi per rivedere le proprie linee di produzione. Discorso simile per chi ha una licenza per estrarre idrocarburi e nei prossimi anni potrebbe vedersela ritirare. Ci sarà un aumento degli arbitrati internazionali? “Un aumento è possibile, ma è una previsione che deve comunque tenere conto dei costi elevati che ogni arbitrato comporta e, quindi, non tutte le compagnie potranno permetterselo”, dice chiedendo di rimanere anonimo un avvocato dello Stato impegnato in alcuni dei più importanti arbitrati internazionali in cui è coinvolto il governo di Roma.
Secondo una ricerca del gruppo di giornalisti Investigate Europe, l’isds copre beni che a livello europeo valgono 344,6 miliardi di euro. Gli asset italiani valgono 20,6 miliardi. La cifra comprende gasdotti e oleodotti (5,4 miliardi), centrali a metano (8,9 miliardi), impianti per la liquefazione del gas e centrali a carbone (0,7 miliardi), ma anche le infrastrutture che servono per estrarre petrolio e gas. Le cosiddette trivelle valgono infatti 5,6 miliardi di euro. Sono loro quelle che rischiano maggiormente di restare inutilizzate nei prossimi anni, se davvero il governo Draghi dovesse realizzare la transizione energetica.
IN ABRUZZO STOP AI POZZI: ROCKHOPPER CHIEDE DANNI OGGI L’ESITO