Stellantis sposta lavoro in Polonia: il primo sciopero
VICINO CHIETI QUI SI PRODUCONO I FURGONI, LEADER IN UE, E NON C’È MAI STATA ALCUNA CRISI
Per il momento si tratta di indizi, ma quegli indizi lasciano intravvedere il rischio che venga delocalizzata in Polonia una parte della produzione di veicoli commerciali Fiat, oggi costruiti alla Sevel di Atessa, in Abruzzo, in cui è stato indetto il primo stato di agitazione da quando la Fca è stata, di fatto, venduta ai francesi di Psa. Varie circostanze preoccupano i sindacati e come al solito quando si parla di Fca – a maggior ragione da quando si chiama Stellantis – i timori restano tali a lungo perché si fa una gran fatica a convincere il governo ad aprire tavoli con la proprietà.
I FATTI CHIARI FINORA. Nella fabbrica in provincia di Chieti è stato deciso uno stop alla produzione, motivato da un problema di approvvigionamento di componenti. Ci sono però una serie di circostanze che fanno riflettere chi segue da vicino la questione. L’avvio della produzione di veicoli identici nello stabilimento polacco di Gliwice, inizialmente previsto per aprile 2022, è stato anticipato di due mesi, quindi vedrà il via già a febbraio. Nel frattempo, denunciano i sindacati, dall’italia stanno partendo intere fiancate del furgone alla volta della Polonia.
L’impressione è che, al netto dell’oggettiva difficoltà nelle forniture, si stia iniziando a tirare il freno. Almeno a giudicare dai numeri, non c’è da stare troppo sereni: oggi da Atessa vengono fuori circa 300 mila furgoni all’anno; alle imprese fornitrici, ha fatto notare la Fiom, non è stato chiesto un aumento di componenti sebbene una parte di esse – per poco meno di 50 mila veicoli – viaggi verso la Polonia. Applicando la semplice matematica, all’orizzonte pare poterci essere un taglio, ma naturalmente – in assenza di dichiarazioni ufficiali di Stellantis – bisogna restare nell’ambito delle ipotesi da maneggiare con cautela.
Al timore di delocalizzazione che ormai si respira nel paese abruzzese si aggiunge la situazione dei lavoratori precari, quelli che Fca “affitta” dalle agenzie di somministrazione. Qui i calcoli sono della Fim Cisl: oggi abbiamo 700 interinali a fronte di 5.670 a tempo indeterminato; nel 2016, a parità di produzione, i permanenti erano 6.059. Con il tempo, il personale stabile si è assottigliato e oggi Stellantis non dà risposte sulla richiesta di stabilizzazione dei precari. Il sospetto, dunque, è che la sforbiciata parta proprio da questa operazione, cioè dal non rinnovo dei tempi determinati. La Fim e la Uilm – firmatarie del contratto aziendale – hanno annunciato uno sciopero. La Fiom si augura di poterlo fare in modo unitario, cercando prima un’interlocuzione con Stellantis sui piani per il sito abruzzese.
Il paradosso è che tutto questo avviene in uno dei migliori stabilimenti del gruppo, quello che – a differenza dei vari Grugliasco, Cassino e Pomigliano – non ha conosciuto cassa integrazione negli ultimi anni se non per le fermate dettate dal Covid: “Mentre altre fabbriche erano in ammortizzatori sociali – ricorda Michele De Palma, responsabile automo
tive della Fiom Cgil – qui si facevano straordinari. Il veicolo commerciale leggero è la pietra miliare dell’azienda, su quella è leader in Europa. Lo stabilimento di Atessa non è a rischio, ma la nascita di un polo in Polonia mette in discussione le possibilità di crescita che ci sarebbero”.
Insomma, se già dove le cose vanno bene si presenta quantomeno il pericolo di una delocalizzazione, figuriamoci che timori potranno sorgere quando si discuterà dei siti che finora si sono retti sulla cassa integrazione: “Ma che può pensare una proprietà straniera se vede che un governo non ti convoca, se vede che a un governo non importa di salvaguardare l’automotive in Italia? – si chiede De Palma – La Confindustria, poi, anziché prendersela con il decreto anti-delocalizzazioni, dovrebbe muoversi per evitarle”.
Anche sulla Sevel, quindi, ci si aspetta un chiarimento sui piani futuri di Stellantis. “Il furgone attualmente prodotto ha già 17 anni di vita – ricorda Alfredo Fegatelli della Fiom di Chieti – e subisce restyling volta per volta. Ora ci chiediamo dove verrà realizzato il nuovo furgone che avrà un pianale diverso e comporterà la modifica di tutti gli impianti. A Gliwice hanno la Zona economica speciale e le aziende beneficiano di agevolazioni fiscali. Sta nascendo un polo come il nostro, con la grande azienda che fa i veicoli e l’indotto intorno che produce componenti”.
IN GENERALE, gli effetti della fusione tra Psa e Fca sono sempre più un’incognita: l’unica certezza è che andranno a favore dei francesi. L’amministratore delegato Carlos Tavares, che proviene appunto da Psa, ha detto a marzo ai sindacati che in Italia c’è un problema di alti costi di produzione. A Melfi è previsto il passaggio da due a una linea di produzione, con impatto indefinito sull’occ upazione (gli esuberi dovrebbero essere 700, da capire come gestirli). Di tutti gli altri stabilimenti – dallo storico polo torinese a Pomigliano passando per la sede dell’alfa Romeo di Cassino – finora non si è neanche iniziato a parlare.