Bebe ritorna con l’oro: “Ero quasi morta”
Strepitosa Beatrice “Bebe” Vio: ha conquistato l’oro del fioretto femminile ai Giochi Paralimpici di Tokyo, 5° successo italiano, confermando il titolo conquistato a Rio de Janeiro nel 2016. Ironia del destino, la 24enne di Mogliano Veneto si è ritrovata in finale la cinese Jingjing Zhou, la stessa avversaria di 5 anni fa. Allora la schermitrice di Pechino fu sconfitta 15-7, ieri 15-9. Bebe è stata implacabile, ha vinto tutti gli assalti del suo percorso olimpico e, nel duello cruciale, sul 7-4 è stata costretta a sostituire la protesi del braccio sinistro, senza demoralizzarsi.
Ha trattenuto le emozioni sino all’ultima stoccata. Poi, con la gioia, un pianto dirotto, irrefrenabile, liberatorio: “Lo scorso 4 aprile mi sono dovuta operare e sembrava che a queste Paralimpiadi non dovessi esserci”, spiegherà più tardi, “abbiamo preparato tutto in due mesi, non so come cavolo abbiamo fatto. Non credevo di arrivare fin qui, perché ho avuto una tremenda infezione da stafilococco”. La prima diagnosi, rivela la campionessa olimpica, prefigurava addirittura un’amputazione entro due settimane dell’arto sinistro “e la morte entro poco. Sono felice, avete capito perché ho pianto così tanto?”. Per sdrammatizzare, ha aggiunto: “L’ortopedico ha fatto un miracolo, si chiama anche Accetta, tra l’altro”.
Bebe è una ragazza solare, bella, dal sorriso contagioso. Lo sguardo è risoluto. Il suo volto è il manifesto dello sport praticato dai disabili. È la ribellione ai pregiudizi, è l’inno alla tenacia, è l’iscrizione al club degli inguaribili ottimisti. Era una promettente schermitrice fin da ragazzina. Sino a quando la meningite fulminante le provoca un’infezione devastante che sviluppa necrosi ad avambracci e gambe. Le amputazioni la salvano: invece di soccombere alla disperazione, a 11 anni reagisce in modo formidabile. Riabilitazione, fisioterapia d’avanguardia. Soprattutto, una protesi speciale che l’aiuta a sorreggere il fioretto. Sulla sedia a rotelle domina le competizioni nella categoria B (quella per gli atleti che non muovono le gambe): oltre ai 2 ori olimpici, vanta 4 titoli mondiali e 5 europei. Non solo: diventa una testimonial pop. Conduce nel 2017 su Rai1 La vita è una figata. Quella sua, e di altri 7 campioni disabili, è raccontata nel docufilm Rising Phoenix di Netflix, vincitore di due Emmy Sports: “Da piccola mi dicevano che non si poteva tirar di scherma senza braccia, e che dovevo cambiare sport: ho dimostrato che se hai un sogno, vai e prenditelo”.