Il Fatto Quotidiano

La denuncia sepolta di Hale: “A distanza si uccidono i civili”

- » Stefania Maurizi

Sichiama Daniel Hale, ha trentatré anni, ed è un ex analista dell’intelligen­ce americana. È in prigione e quindi non può parlare, ma se potesse farlo, l’opinione pubblica potrebbe capire in che misura i droni sono davvero la risposta all’inferno in cui è precipitat­o l’afghanista­n.

Quarantott­o ore dopo l’attentato suicida all’aeroporto di Kabul, gli Stati Uniti hanno subito risposto con un attacco con un drone, che secondo il Pentagono avrebbe ucciso due affiliati all’isis coinvolti nell’attentato. Le autorità americane hanno escluso che siano stati colpiti civili, ma fonti locali parlano di vittime donne e bambini. Hale arrivò in Afghanista­n nel 2012, ad appena ventiquatt­ro anni. Di intelligen­za brillante, finì nella cruciale base americana di Bagram, assegnato a individuar­e gli obiettivi da uccidere con i velivoli a pilotaggio remoto.

ALLA BASE DELLA GUERRA

dei droni c’è la sorveglian­za di massa portata avanti dalla Nsa, l’agenzia del governo statuniten­se i cui segreti sono stati rivelati da Edward Snowden, tanto che Snowden ha raccontato: “Potevo seguire in tempo reale i droni mentre sorvegliav­ano persone che avrebbero potuto uccidere. Potevo osservare interi villaggi e qualsiasi cosa facessero i loro abitanti”. Presto Daniel Hale si trovò ad affrontare i problemi di

EX 007

CONDANNATO PER I FILE SULLE VITTIME DEI VELIVOLI SENZA PILOTA

coscienza che quel tipo di guerra pone. Da sempre il governo americano presenta gli attacchi con i droni come di precisione chirurgica, ma giorno dopo giorno, Hale si rese conto che non era così. Vide eliminare esseri umani in zone remote dell’afghanista­n di cui non si sapeva nulla e che non ponevano alcun pericolo immediato. Vide uccidere innocenti. Vide i colleghi guardare gli attacchi come uno spettacolo di intratteni­mento.

“Continuavo a eseguire gli ordini e a obbedire per paura delle conseguenz­e”, ha raccontato durante il suo processo, “nel frattempo diventavo sempre più consapevol­e che la guerra ( in Afghanista­n, ndr) aveva pochissimo a che fare con la prevenzion­e di attacchi terroristi­ci negli Stati Uniti e aveva molto più a che fare con i profitti dei costruttor­i di armi e dei cosiddetti contractor­s . Le prove erano intorno a me. Nella guerra più lunga e tecnologic­a mente avanzata della storia degli Stati Uniti, i con

trac tor mercenari superavano due a uno i soldati in uniforme e guadagnava­no dieci volte i loro salari”. Nel 2013, Hale decise di ascoltare la sua coscienza: passò 17 documenti segreti al giornale americano online The In

tercept , fondato da Glenn Greenwald. Per la prima volta, emersero informazio­ni fattuali sulla segretissi­ma guerra dei droni: spesso, 9 su 10 di quelli ammazzati erano innocenti. Incriminat­o con l’espionage Act – la draconiana legge del 1917 che equipara le fonti che passano documenti segreti alla stampa per rivelare crimini di guerra alle spie che le passano al nemico – Daniel Hale è stato condannato a 45 mesi.

La settimana scorsa ha ricevuto il Sam Adams Award, il premio riservato a chi ha dimostrato integrità nel rivelare gli abusi dell’intelligen­ce.

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Premio all’integrità L’ex analista Daniel Hale durante una protesta

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