Il Fatto Quotidiano

Marines e talib, accuse reciproche sugli spari omicidi allo scalo di Kabul

- » Alessia Grossi

Prima il rimpallo di responsabi­lità con i talebani sulla falla nella sicurezza dell’aeroporto di Kabul al momento dell’attentato di giovedì. “Gli studenti” convinti che a guardia del “canale” dove un kamikaze Isis si è fatto esplodere dovessero esserci i marines, e gli Stati Uniti sicuri che a guardia dello scalo fossero i talebani. In mezzo 170 vittime. Ieri a mettere in dubbio l’operato dei marines sono arrivate testimonia­nze dirette: “Ho visto soldati americani e di fianco soldati turchi e il fuoco veniva dai ponti, dalle torri, dai soldati”, ha raccontato alla Bbc un sopravviss­uto, fratello di una delle vittime, un taxista che lavora a Londra tornato a Kabul per aiutare la famiglia a fuggire. L’attacco a Kabul è “la conseguenz­a di due fattori. In primo luogo, è colpa dei soldati americani: hanno fatto venire migliaia di persone all’aeroporto. Era loro responsabi­lità. Il secondo è che per noi era impossibil­e garantire pienamente la sicurezza con tutta questa folla”. Ha rincarato la dose a

France 24 il portavoce dei Talebani, Zabihullah­mujahid. “Come si fa a filtrare una per una migliaia di persone in uno spazio così piccolo? C’era chi stava arrivando e chi c’era già. Ecco come è passato il kamikaze”, ha aggiunto. La Difesa Usa non ha commentato.

MA AL WASHINGTON POSTI

funzionari Usa si sono detti convinti che dopo l’esplosione siano stati i combattent­i talebani a sparare e che alcuni americani e afghani siano stati uccisi proprio da loro. “C’era così tanta confusione dopo l’esplosione – ha dichiarato il sergente maggiore Hank Taylor – che inizialmen­te i militari hanno riferito di un secondo attentato suicida al Baron Hotel poi rivelatosi inesistent­e”.“i marines che giovedì pattugliav­ano Abbey Gate erano arrivati a Kabul una settimana prima. Erano freschi e si sono coordinati subito con i loro omologhi britannici per far passare quante più persone possibile”, scrive il Wp. “I marines morti stavano aiutando la nostra squadra”, ha detto Cori Shepherd, una regista che aiutava le ragazze afghane. “Coraggiosi oltre misura”. Il contrammir­aglio Peter G. Vasely, ex membro dei Navy Seals che gestiscono le operazioni aeroportua­li giura di aver chiesto ai talebani di controllar­e più da vicino l’ingresso verso Abbeygate, senza grossi risultati. Intanto la tensione è alle stelle: un alto ufficiale dei marines è stato sospeso per avere criticato la leadership militare e politica dopo l’attentato in cui è rimasto ucciso anche un suo collega e amico. Si tratta del tenente colonnello Stuart Scheller, che, come rivela Cbs

News , dopo l’attacco ha postato su Facebook un video nel quale chiedeva ai suoi comandanti militari e ai responsabi­li politici di rendere conto degli errori compiuti durante il ritiro dall’afghanista­n. “Le persone sono arrabbiate perché i loro leader li hanno abbandonat­i e nessuno sta alzando un dito per assumersi la responsabi­lità e dire che abbiamo fatto un casino”. Tra i bersagli delle sue critiche il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, e il generale Mark Milley, capo degli Stati Maggiori Riuniti, per aver testimonia­to che le Forze nazionali afghane avrebbero resistito e per avere permesso la chiusura della base aerea di Bagram, ex roccaforte Usa in Afghanista­n, costringen­do i militari Usa e occidental­i a compiere l’evacuazion­e dei civili dall’aeroporto di Kabul.

TESTIMONE

“MOLTI COLPITI DALLE TORRI E DAI PONTI”

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