Il Fatto Quotidiano

Conte: “Ora Salvini attacca Lamorgese? Ma lui ha fatto peggio”

- » Luca De Carolis

“Co nt e, togliti la m a s c h e ri n a ! ”. L’avvocato ovviamente in blu esegue, la platea con diverse e rumorose presenze femminili applaude volentieri. Giuseppe Conte sul palco della festa di Affari Italiani a Ceglie Messapica, 20 mila anime in provincia di Brindisi, è innanzitut­to questo, un uomo politico che gioca assolutame­nte in casa, nella sua Puglia. Appena si manifesta in piazza parte l’inevitabil­e coro: “Conte, Conte!”. Un discreto nugolo di telecamere a circondarl­o, un paio di selfie al volo, mentre la sua compagna si siede in prima fila. Poi l’ex premier si accomoda nel finto salotto di velluto che fa da scenografi­a. Collegato c’è anche Stefano Fassina, e assieme difendono a voce alta il reddito di cittadinan­za.

PRIME SCENEDI quello che è un quasi simbolico passaggio del testimone, l’avvocato si siede sulla poltrona lasciata vuota la sera prima da Claudio Durigon, l’ormai ex sottosegre­tario leghista di cui anche lui, Conte, aveva invocato le dimissioni. Una staffetta involontar­ia che va in scena in un paese di calce bianca e angoli da cartolina, quello del suo portavoce Rocco Casalino. In un aggrappars­i disperato all’avversario, sia Durigon che Salvini nelle scorse ore avevano invocato le dimissioni della ministra dell’interno Lamorgese e proprio del leader dei Cinque Stelle, di Conte. “Ma non si capisce da cosa dovrei dimettermi” dice l’ex premier al Fatto in serata, mentre si prepara per salire sul palco. Prima di discutere di reddito di cittadinan­za, lavoro e Afghanista­n ha molto da dire sul caso dell’ex sottosegre­tario: “Abbiamo dovuto aspettare 22 giorni prima che Durigon facesse un passo di lato. E va ricordato che quelle dichiarazi­oni le aveva pronunciat­e alla presenza del leader del suo partito, Salvini, che non aveva trovato nulla da obiettare”. Il capo del Carroccio, il suo ex vice ai tempi in cui sedeva a palazzo Chigi, continua a bombardare l’avvocato e la ministra che lo ha sostituito al Viminale. Ma Conte respinge l’assalto alla Lamorgese, bocciando, ancora una volta, il

Salvini che fu ministro: “Quando era lui all’interno gli chiesi di rafforzare il sistema dei rimpatri, e non lo ha fatto. Non ha saputo gestire i flussi migratori. E con le sue assenze ai vertici europei non ha certo potuto indirizzar­e il lavoro degli altri ministri della Ue”. Chiaro il messaggio: il leghista non può chiedere le dimissioni dell’attuale ministra, non con la sua storia al Viminale. Ma ora, che scorie politiche lascerà il caso Durigon? “C’è un tema di etica pubblica, della politica, e su questo il M5S rimarrà un cane da guardia”. Le lancette corrono, l’avvocato deve salire in auto per andare alla manifestaz­ione. Però è naturale chiedere del silenzio di Mario Draghi sul caso Durigon. Conte riflette per qualche attimo, e risponde: “Io prendo atto della soluzione, e immagino che Draghi abbia contribuit­o in modo discreto all’esito, quello delle dimissioni”. Intanto le agenzie raccontano di ricorsi in arrivo contro l’elezione a presidente del Movimento di Conte. Strascichi in fondo prevedibil­i dello scontro, durissimo,

In Pugliatour “in casa” tra selfie e cori. Il leader 5S dà i voti al governo Draghi: “Su alcune cose opinioni diverse: io non avrei sospeso il cashback”

con l’associazio­ne Rousseau su regole e rotta politica. Ma il nuovo capo ostenta tranquilli­tà: “Se ci sono ricorsi l’autorità giudiziari­a li valuterà, noi andremo avanti tranquilli con la nostra forza e il nostro progetto”. Saluti, Conte deve proprio andare. In platea lo aspettano senatori pugliesi del M5S. E arriva pure il plenipoten­ziario del Pd in Puglia, Francesco Boccia, che deve guardare positivo: “Siamo alleati con i Cinque Stelle in due grandi capoluoghi su sei, è già un grande risultato. Ma per fare un’alleanza ci vuole coraggio, e quello chiedo al Movimento”. Sul palco sovrastato da un angosciant­e rosone di plastica, manufatto tipico delle feste di paese, salirà anche l’ex ministro. A pochi metri, l’insegna scolorita della sede del Pd. Sul m ax is ch er mo , rotolano le cifre dei sondaggi sul voto nelle città. Ma poi arriva Conte, quello che rivendica il reddito di cittadinan­za: “È una misura di elementare civiltà, casomai ora il tema è il salario minimo”. Vuole marcare la differenza con il centrodest­ra, perché è in campagna e

lettorale. “Sul reddito fanno demagogia sulla pelle della povera gente” quasi urla. Poi inizia l’intervista con Lucia Annunziata. E alla fine si parla del governo Draghi. Che giudizio dà dei primi sei mesi? “Sono state fatte cose positive, ma su alcuni aspetti ho opinioni differenti. Ad esempio io non avrei sospeso il cashback, una misure che rilancia i consumi e che combatte l’evasione”. E sono applausi, dal suo pubblico.

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Giuseppe Conte ed Enrico Letta. A destra, Gaetano Manfredi
LAPRESSE/ANSA Alleati Giuseppe Conte ed Enrico Letta. A destra, Gaetano Manfredi
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