Salivari a scuola: la Francia li ordina e noi li bocciamo
Per la Francia, sono la chiave di volta per riaprire scuole e aziende in sicurezza. Per il commissario Francesco Figliuolo sono una risorsa da utilizzare a livello nazionale. Tanto che ne ha ordinati alcune centinaia di migliaia. Per il presidente del Veneto Luca Zaia – come per i colleghi di Lombardia, Attilio Fontana e Marche, Francesco Acquaroli – sono l’antidoto ai timori per la ripresa del prossimo anno scolastico, tanto che il presidente del Veneto ne ha comprati un milione e ha elaborato un programma di “scuole sentinella” nelle quali utilizzarli. Tuttavia, per il Comitato tecnico scientifico nazionale non si devono usare. Anzi, si deve continuare con la politica (fallimentare) dell’anno passato, basata sull’attesa dell’accertamento della positività di un alunno che si ripercuote poi sull’intera classe, che finisce in quarantena e quindi Dad.
PARLIAMO DEI TEST SALIVARI molecolari messi a punto delle biologhe della Statale di Milano Valentina Massa ed Elisa Borghi e salutati, solo 10 mesi fa, come un grande successo della ricerca italiana, ma poi dimenticati. Battezzato dai media “test lecca-lecca”, quello concepito dalla Massa è un metodo non invasivo (è un tampone da tenere in bocca per un minuto, quindi adatto anche ai più piccoli) pensato proprio per testare i ragazzi delle scuole, in grado di individuare i positivi asintomatici addirittura prima del test molecolare tradizionale (quello fatto attraverso il prelievo di sangue). Facile da usare, il lecca-lecca è soprattutto un test di estrema efficacia, che vanta il 96% di affidabilità. In estrema sintesi si tratta di una metodologia utile per individuare i positivi, meno costosa di un antigenico (il 20% in meno) e in grado di offrire una panoramica in tempo quasi reale della diffusione del virus (i risultati arrivano in meno di 24 ore). Insomma una quadratura del cerchio, che ha convinto governi (oltre alla Francia è usato in Usa e Gb) e istituzioni. Ma allora perché non utilizzarlo in tutta Italia?
Perché al Cts non piace (infatti l’anno scorso ci aveva messo quasi sei mesi per validarlo). Scrive oggi il Cts nel verbale n. 34 del 12 luglio 2021: “Per quanto riguarda i test, il CTS ritiene che non debbano eseguirsi in ambito scolastico, né screening antigenici o anticorpali per la frequenza scolastica. Nessun test diagnostico preliminare è necessario, mentre può ipotizzarsi la richiesta del green pass per il personale. In caso di sintomi indicativi di infezione acuta delle vie respiratorie di personale o studenti, si attivi immediatamente la specifica procedura: il soggetto interessato deve essere invitato a raggiungere la propria abitazione e si dovrà attivare la procedura di segnalazione e contact tracing da parte della ASL competente”. Un ritorno al passato.
Una tesi dei detrattori dei lecca- lecca è che sarebbe sbagliato lanciare il messaggio che i tamponi salivari possano sostituire il vaccino: “Non si deve far passare l’idea che il tampone salivare sia meglio del vaccino, non sostituiscono l’immunizzazione”, aveva detto l’immunologo (membro del Cts) Sergio Abrignani quattro giorni fa. E aveva anche aggiunto: “I tamponi salivari antigenici hanno una sensibilità limitata e sono utili perché danno un risultato in pochi minuti, ma mitigano il rischio e non l’azzerano. Questi test hanno un senso se usati occasionalmente e non tutti i giorni”. Una risposta che confonde salivari antigenici con salivari molecolari. Se è vero, infatti, che gli antigenici hanno un’affidabilità limitata (circa il 60%, sebbene continuino a essere effettuati in farmacia a prezzi salati e vengano richiesti per qualsiasi attività sportiva dei più giovani), i molecolari sono tutta un’altra storia. Inoltre, sostenere il pericolo di un’ipotetica “sostituzione” dei test al vaccino ha pochissimo senso se si parla di scuole elementari e medie inferiori, frequentate da allievi che il vaccino non possono farlo perché non esiste.