Il Fatto Quotidiano

Verità e menzogne (di destra) sulle foibe

- Tomaso Montanari

Le parole che, lunedì scorso, ho dedicato al Giorno del Ricordo hanno scatenato la rabbiosa reazione di tutte le destre italiane: da Italia Viva a Casa Pound, passando per Lega e Fratelli d’italia. Con una sola voce hanno chiesto, preteso, minacciato (quelli al governo) le mie dimissioni da rettore

(lo sarò peraltro solo da ottobre…): l’e ffetto è stato quello di un “fascismo polifoni co ” ( espression­e di Gianfranco Contini). Come se, improvvisa­mente, fossero scomparsi dalla Costituzio­ne gli articoli 21 (libertà di espression­e) e 33 (libertà della scienza e autonomia delle università): in un assaggio di quel ritorno al fascismo che potrebbe comportare l’ascesa al governo di questa compagine nera. Salvini è arrivato a dire che mi devo fare curare: rinverdend­o la tradizione dei dissidenti in manicomio.

Le parole che, lunedì scorso, ho dedicato al Giorno del Ricordo hanno scatenato la rabbiosa reazione di tutte le destre italiane: da Italia Viva a Casapound, passando per Lega e Fratelli d’italia (col rincalzo di Aldo Grasso e dell’agente Betulla). Con una sola voce hanno chiesto, preteso, minacciato (quelli al governo) le mie dimissioni da rettore (lo sarò peraltro solo da ottobre…): l’effetto è stato quello di un “fascismo polifonico” (per usare un’espression­e di Gianfranco Contini). Come se, improvvisa­mente, fossero scomparsi dalla Costituzio­ne gli articoli 21 (libertà di espression­e) e 33 (libertà della scienza e autonomia delle università): in un assaggio di quel ritorno al fascismo che potrebbe comportare l’ascesa al governo di questa compagine nera.

SALVINI È ARRIVATO a dire che mi devo fare curare: rinverdend­o la tradizione dei dissidenti chiusi in manicomio. La Meloni, in una apologia dei fascisti ormai senza veli, che devo “essere fermato”. L’ungheria, insomma, non è lontana.

Confermand­o il senso del mio articolo (il fascismo riesce ad avere ragione solo quando trucca la storia), giornalist­i e politici hanno scritto e ripetuto che avrei “negato le Foibe”. Falso, diffamator­io. Avevo scritto tutt’altro: “La legge del 2004 che istituisce la Giornata del Ricordo (delle Foibe) a ridosso e in evidente opposizion­e a quella della Memoria (della Shoah) rappresent­a il più clamoroso successo di questa falsificaz­ione storica”. Come ha detto benissimo Eric Gobetti (storico, e autore di E allora le Foibe?, Laterza): “Il dibattito parlamenta­re sulla legge istitutiva fu molto eloquente. Alla fine, la versione neofascist­a è diventata la narrazione ufficiale dello Stato italiano”. Questo era il fine: costruire una “festa” nazionale da opporre alla Giornata della Memoria e al 25 aprile, costruire un’antinarraz­ione fascista che contrasti e smonti l’epopea antifascis­ta su cui si fonda la Repubblica. E ora un disegno di legge giacente in Senato vorrebbe rendere un reato il negazionis­mo delle Foibe, ancora una volta all’inseguimen­to della Shoah: “Attraverso la equiparazi­one delle due parti, si mira alla rivincita degli sconfitti” (C laudio Pavone).

Chi si stupisce che Italia Viva si schieri con Casa Pound dimentica che nell’agosto del 2019 Matteo Renzi visitò le Foibe di Basovizza proprio nel giorno dell’eccidio nazista di Sant’anna di Stazzema: scelta singolare, per un toscano. Come dire: ‘i morti sono tutti uguali, fondiamo la pace su una memoria condivisa’. Cioè il messaggio del famoso discorso di Luciano Violante: un messaggio che, sempliceme­nte, demolisce le fondamenta della Costituzio­ne e della Repubblica antifascis­te. E che costruisce il terreno per pelose unità nazionali capaci di saldare, al governo del Paese, il peggio della politica italiana.

COSÌ IL PATRIMONIO culturale del Paese (che è fatto, sì, anche di feste, ricorrenze, cerimonie, immaginari­o…) viene violentato, e piegato all’utilità del mercato politico corrente. Era proprio ciò che la destra voleva con l’istituzion­e del Giorno del Ricordo (primo firmatario Ignazio La Russa). Motivando, in Senato, il suo meritorio voto contrario, l’attuale presidente dell’anpi Gianfranco Pagliarulo vide lucidament­e che “in apparenza (il Giorno del Ricordo, ndr) attiene ad un generale ripudio della violenza nelle sue forme più efferate, ma nella sostanza annega le responsabi­lità del Ventennio e della guerra mondiale con una ‘equa’, e perciò del tutto inaccettab­ile, distribuzi­one delle colpe. Sono le equiparazi­oni che hanno sempre fatto i fascisti in Italia per giustifica­re gli orrori del Ventennio”.

NESSUNO NEGA le Foibe (che videro, secondo l’opinione oggi prevalente tra gli storici, la morte di circa 5000 persone – fascisti, collaboraz­ionisti ma anche innocenti – per mano dei partigiani di Tito), come nessuno nega l’atrocità dei bombardame­nti alleati, o delle due atomiche sganciate sul Giappone: ma questo non significa che americani e nazisti fossero sullo stesso piano. “Ecco perché questa legge è sbagliata e pericolosa – continuava Pagliarulo – per ché parla di memoria ma cancella la memoria”. Aveva visto bene Paolo Rumiz, che nel 2009 scrisse: “Senza onestà la memoria resta zoppa, e il Giorno del Ricordo potrà creare tensioni ancora a lungo. A meno che non sia proprio questo che si vuole”.

Come ho ricordato nel discorso col quale ho chiesto, e ottenuto, i voti della comunità accademica dell’un iv er si tà per Stranieri di Siena: “Viviamo tempi in cui non è per nulla superfluo ricordare che l’università italiana è doppiament­e antifascis­ta: lo è per la sua natura libera e umana di università, lo è per la sua adesione incondizio­nata alla Costituzio­ne antifascis­ta della Repubblic”. I nuovi fascisti possono mettersi in pace l’animaccia nera: non mi dimetterò, continuerò a dire la verità.

Polemiche feroci dopo l’articolo di lunedì scorso sul Fatto Quotidiano. Casapound, Lega, FDI e Renzi sono compatti: vietato criticare l’istituzion­e del Giorno del ricordo

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 ??  ?? Le fosse comuni L’ingresso di una foiba, dove venivano gettati cadaveri, scoperta in Friuli nel dopoguerra
Le fosse comuni L’ingresso di una foiba, dove venivano gettati cadaveri, scoperta in Friuli nel dopoguerra

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