Il Fatto Quotidiano

Il futuro dei trasporti terrestri tra elettrico e guida autonoma

- » Marco Ponti

Nell ’opinione pubblica (e nel mondo scientific­o in generale) il problema ambientale giustament­e domina, anche per i trasporti. Ma la tecnologia nel frattempo non sta ferma e ha anche spazi autonomi di evoluzione (cioè non connessi con il tema ambientale). Cerchiamo qui brevemente di dare, in due puntate, una panoramica del settore, che tenga in evidenza entrambi gli aspetti.

Iniziamo dall’ambito dominante per i movimenti sia delle merci che delle persone: i trasporti terrestri e, in particolar­e, quelli di breve distanza (che per le persone riguardano lavoro, studio e tempo libero e, per le merci, la gran parte del commercio). I veicoli stradali sono oggi il modo dominante e tali sono destinati a rimanere a causa dei rapidi progressi tecnici in corso, solo in parte motivati dal problema ambientale. Le automobili ibride prima ed elettriche poi stanno già invadendo i mercati, anche grazie ad una vivace concorrenz­a: questa tecnologia non avrà certo problemi, una volta ammortizza­ta, ad “emigrare” ai veicoli merci di ogni dimensione (la Tesla e la Mercedes hanno già iniziato). Per la propulsion­e si batteranno, in questa battaglia, le batterie tradiziona­li, quelle allo stato solido di imminente avvento, e l’idrogeno. Le altissime tasse sulla benzina e gli standard europei (E1,2,3 ecc.) accelerano il fenomeno.

LE CITTÀ ATTUALI tuttavia non sono in grado di assorbire una popolazion­e e una motorizzaz­ione crescente, la congestion­e le paralizzer­ebbe. Due fenomeni tuttavia la attenueran­no. Il primo è emerso a causa della pandemia: il lavoro “in remoto” è destinato a rimanere, almeno in parte, anche perché residenze decentrate costano meno (oltre l’ovvio risparmio di tempi e costi di viaggio). Il secondo fenomeno è la guida automatica.

La congestion­e riguarda le città dense, che dispongono di ridotti spazi per la circolazio­ne a causa delle auto in sosta, che occupano un terzo delle sedi stradali e rappresent­ano anche uno spreco (segnalano lo scarso uso di una risorsa costosa: l’auto stessa). Ma l’avvento, anche graduale, della guida autonoma e della propulsion­e elettrica abbatterà a tal punto il costo dei servizi taxi da rendere minoritari­a la quota di automobili “in proprietà”. Le due componenti maggiori del costo di un taxi sono infatti le tasse sui carburanti e la remunerazi­one del guidatore: se si attenuano entrambe, il suo costo scenderà in proporzion­e (a non dire della diffusione di tecniche già in uso tipo car- shar ing o car - poo ling ). L’auto in proprietà ha anche il costo dell’acquisto e del parcheggio (si pensi ad un box) e a quel punto il parcheggio in strada potrebbe essere ulteriorme­nte disincenti­vato.

La guida interament­e automatica non sembra oggi più così imminente, ma soprattutt­o per problemi normativi: la tecnologia è già sviluppata, i sistemi di frenata automatica hanno tempi di reazione molto più rapidi di quelli umani. Ma soprattutt­o le sperimenta­zioni già in corso in molte città e la crescente introduzio­ne di dispositiv­i automatici su veicoli già in commercio costituisc­ono di fatto solo la “gradualizz­azione” di una tecnologia sicurament­e in arrivo.

Passando ora ai trasporti terrestri di lunga distanza si ricorda che l’affermazio­ne dei treni ad alta velocità è “artificial­e”, nel senso che è avvenuta grazie al denaro dei contribuen­ti. Continuerà per un po’ a crescere, ma comunque presenta forti limiti (richiede, con una capacità di oltre 300 treni/giorno, un’utenza numerosiss­ima per trovare una giustifica­zione anche solo funzionale o ambientale). Consideraz­ioni simili valgono anche per il trasporto merci ferroviari­o, giustifica­to solo sulle lunghe distanze: nonostante decenni di sussidi e di tasse sul modo stradale, la quota del trasporto ferroviari­o merci non supera in quantità il 30% del totale.

Poiché verranno gradatamen­te meno le giustifica­zioni ambientali alle tasse sui trasporti stradali (con i camion a batteria), sembra difficile che questo settore possa crescere, anche a causa della natura della domanda, in cui diminuisco­no le merci “povere e pesanti”, adatte alla ferrovia, mentre crescono quelle ad alto valore aggiunto, che “soffrono” il cambio modale richiesto dalla ferrovia (inadatta al “porta-a-porta”). Elon Musk, il padre della Tesla, propone da tempo un sistema merci e passeggeri superveloc­e, “Hyperloop”: 1.000 km/h in un tubo cui è stata tolta parte dell’aria per diminuire la resistenza aerodinami­ca. Il veicolo non ha ruote e si muove a levitazion­e magnetica, come il suo predecesso­re “Maglev”, da 500 km/h, che è stato sviluppato per decenni in Francia e Germania, ma costruito solo tra Shanghai e il suo aeroporto, cioè un sostanzial­e fallimento. Ma quando c’è di mezzo Elon Musk, l’ultima parola non è mai detta….

L’EFFETTO

I PROSSIMI SVILUPPI RENDERANNO ANCOR MENO COMPETITIV­E LE FERROVIE

1. continua

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FOTO ANSA Tecnologia già pronta

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