Il futuro dei trasporti terrestri tra elettrico e guida autonoma
Nell ’opinione pubblica (e nel mondo scientifico in generale) il problema ambientale giustamente domina, anche per i trasporti. Ma la tecnologia nel frattempo non sta ferma e ha anche spazi autonomi di evoluzione (cioè non connessi con il tema ambientale). Cerchiamo qui brevemente di dare, in due puntate, una panoramica del settore, che tenga in evidenza entrambi gli aspetti.
Iniziamo dall’ambito dominante per i movimenti sia delle merci che delle persone: i trasporti terrestri e, in particolare, quelli di breve distanza (che per le persone riguardano lavoro, studio e tempo libero e, per le merci, la gran parte del commercio). I veicoli stradali sono oggi il modo dominante e tali sono destinati a rimanere a causa dei rapidi progressi tecnici in corso, solo in parte motivati dal problema ambientale. Le automobili ibride prima ed elettriche poi stanno già invadendo i mercati, anche grazie ad una vivace concorrenza: questa tecnologia non avrà certo problemi, una volta ammortizzata, ad “emigrare” ai veicoli merci di ogni dimensione (la Tesla e la Mercedes hanno già iniziato). Per la propulsione si batteranno, in questa battaglia, le batterie tradizionali, quelle allo stato solido di imminente avvento, e l’idrogeno. Le altissime tasse sulla benzina e gli standard europei (E1,2,3 ecc.) accelerano il fenomeno.
LE CITTÀ ATTUALI tuttavia non sono in grado di assorbire una popolazione e una motorizzazione crescente, la congestione le paralizzerebbe. Due fenomeni tuttavia la attenueranno. Il primo è emerso a causa della pandemia: il lavoro “in remoto” è destinato a rimanere, almeno in parte, anche perché residenze decentrate costano meno (oltre l’ovvio risparmio di tempi e costi di viaggio). Il secondo fenomeno è la guida automatica.
La congestione riguarda le città dense, che dispongono di ridotti spazi per la circolazione a causa delle auto in sosta, che occupano un terzo delle sedi stradali e rappresentano anche uno spreco (segnalano lo scarso uso di una risorsa costosa: l’auto stessa). Ma l’avvento, anche graduale, della guida autonoma e della propulsione elettrica abbatterà a tal punto il costo dei servizi taxi da rendere minoritaria la quota di automobili “in proprietà”. Le due componenti maggiori del costo di un taxi sono infatti le tasse sui carburanti e la remunerazione del guidatore: se si attenuano entrambe, il suo costo scenderà in proporzione (a non dire della diffusione di tecniche già in uso tipo car- shar ing o car - poo ling ). L’auto in proprietà ha anche il costo dell’acquisto e del parcheggio (si pensi ad un box) e a quel punto il parcheggio in strada potrebbe essere ulteriormente disincentivato.
La guida interamente automatica non sembra oggi più così imminente, ma soprattutto per problemi normativi: la tecnologia è già sviluppata, i sistemi di frenata automatica hanno tempi di reazione molto più rapidi di quelli umani. Ma soprattutto le sperimentazioni già in corso in molte città e la crescente introduzione di dispositivi automatici su veicoli già in commercio costituiscono di fatto solo la “gradualizzazione” di una tecnologia sicuramente in arrivo.
Passando ora ai trasporti terrestri di lunga distanza si ricorda che l’affermazione dei treni ad alta velocità è “artificiale”, nel senso che è avvenuta grazie al denaro dei contribuenti. Continuerà per un po’ a crescere, ma comunque presenta forti limiti (richiede, con una capacità di oltre 300 treni/giorno, un’utenza numerosissima per trovare una giustificazione anche solo funzionale o ambientale). Considerazioni simili valgono anche per il trasporto merci ferroviario, giustificato solo sulle lunghe distanze: nonostante decenni di sussidi e di tasse sul modo stradale, la quota del trasporto ferroviario merci non supera in quantità il 30% del totale.
Poiché verranno gradatamente meno le giustificazioni ambientali alle tasse sui trasporti stradali (con i camion a batteria), sembra difficile che questo settore possa crescere, anche a causa della natura della domanda, in cui diminuiscono le merci “povere e pesanti”, adatte alla ferrovia, mentre crescono quelle ad alto valore aggiunto, che “soffrono” il cambio modale richiesto dalla ferrovia (inadatta al “porta-a-porta”). Elon Musk, il padre della Tesla, propone da tempo un sistema merci e passeggeri superveloce, “Hyperloop”: 1.000 km/h in un tubo cui è stata tolta parte dell’aria per diminuire la resistenza aerodinamica. Il veicolo non ha ruote e si muove a levitazione magnetica, come il suo predecessore “Maglev”, da 500 km/h, che è stato sviluppato per decenni in Francia e Germania, ma costruito solo tra Shanghai e il suo aeroporto, cioè un sostanziale fallimento. Ma quando c’è di mezzo Elon Musk, l’ultima parola non è mai detta….
L’EFFETTO
I PROSSIMI SVILUPPI RENDERANNO ANCOR MENO COMPETITIVE LE FERROVIE
1. continua