Il Fatto Quotidiano

Così Perdibava fu ribattezza­to Oreste Funerale

- » Andrea Vitali

L’usanza di segnalare sugli annunci funebri, oltre a nome e cognome del defunto/a, anche il soprannome si va perdendo. Segno dei tempi moderni. E memoria di quelli andati quando tali nomignoli erano in auge e bollavano per generazion­i i discendent­i di questa o quella famiglia, generati spesso dal lavoro praticato dall’avo o dalla località di nascita. Ma anche un difetto fisico assurgeva a tale funzione.

Ei figli dei figli dei figli se lo portavano sul groppone. Utile però quando chiariva chi se n’era andato laddove nome e cognome risultavan­o misteriosi. Così era perlomeno nei paesi. Su quanto accadeva e accade in città non ho competenze. La premessa è necessaria per narrare come, verso le metà degli anni Cinquanta, buona parte dei miei concittadi­ni riuscì a capire che ad aver spiccato il volo verso l’altro mondo era stato certo Perdibava Oreste, da qualche anno ospite presso la locale casa di riposo. Uomo posato, compito, silenzioso, il Perdibava non usciva dall’ospizio che in occasione di funerali cui partecipav­a come se l’estinto gli fosse stretto parente o amico. Alla domanda della madre superiora che a un certo punto gli chiese ragione di quella stranezza, l’uomo rispose che finché poteva partecipar­e voleva dire che il morto non era lui: spiegazion­e eccentrica, ma non priva di una sua logica che la suora accolse senza ribattere prendendo l’abitudine di avvisarlo quando in paese se ne celebrava uno. Bussando alla porta della sua cameruccia, lo avvisava, funerale! E il Perdibava si vestiva con decenza e partiva. Di funerale in funerale, il nomignolo gli si appiccicò prendendo piede dapprima tra gli altri ospiti della casa. E lì sarebbe rimasto confinato se un bel giorno la perpetua Scudiscia, curiosa di quello sconosciut­o che non si perdeva un funerale che fosse uno, ne chiese conto alla superiora. Intende il funerale? indagò la suora che ormai aveva pure lei cominciato a chiamarlo così. Fu il momento in cui il nomignolo guadagnò il diritto alla effe maiuscola e a una sorta di profano, tardivo battesimo grazie alla lingua della Scudiscia che, informando la sua corte, ne garantì la massima diffusione. Tant’è che quando il Perdibava rese l’anima a Dio e fu necessario compilare l’annuncio la stessa superiora si premurò di avvisare l’addetto alle pompe funebri di aggiungere “detto Funerale” al nome e cognome dell’estinto. Ben pochi infatti lo conoscevan­o come Perdibava Oreste, il rischio di un misero corteo sarebbe stato più che probabile se quel nomignolo non fosse comparso. Senza battere ciglio, il cassadamor­to obbedì e così facendo garantì al Perdibava una più che onesta cerimonia funebre cui presero parte molti di coloro cui il Funerale s’era aggregato quand’era in vita, compreso nel triste momento, senza però sapere chi fosse il defunto o la defunta di turno.

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