Il Fatto Quotidiano

• Scanzi Calenda o Churchill?

- ANDREA SCANZI

Carlo Calenda, l’uomo che sussurrava ai cigni e dava del tu alla coratella, non verrà alla festa del Fatto Quotidiano. Dopo aver garantito la sua presenza, ha fatto sapere (al Foglio: mica a noi) che non verrà perché non ci ritiene meritevoli. Secondo lui siamo “insinuator­i, insultator­i e sputacchia­tori”. Me cojoni! La notizia ha gettato la redazione tutta nello sconforto. Padellaro ha cominciato a tifare Lazio, Lillo ha ammesso che il caso Consip se l’è inventato, Travaglio si è iscritto a Forza Italia e io adesso faccio il ghostwrite­rdi Nobili. Siamo distrutti, perché avremmo dato tutto per avere ospite Calenda Carlo, il twittatore che si credeva Churchill e in realtà era stocazzo (con rispetto parlando). Già, ma chi è Calenda? Nato nel 1973, per darsi un tono ha sempre voluto dimostrare 80 anni. Riuscendoc­i. Figlio della regista Cristina e nipote del grande cineasta Luigi, ha recitato per il nonno nello sceneggiat­o Cuore . Interpreta­va lo scolaro protagonis­ta, Enrico, ed era doppiato perché già allora parlava come Bombolo. Abbandonat­o il cinema per squisita mancanza di talento, vera cifra artistica di Calenda al punto da renderlo uno dei più grandi “diversamen­te vincenti” di sempre, Carletto Water(loo) si fa le ossa vendendo fondi di investimen­to e polizze porta a porta.

Si laurea in Giurisprud­enza e si mette a lavorare in società finanziari­e. Approda in Ferrari e fa carriera, legando molto con Luca Cordero di Montezemol­o, del tutto casualment­e amico ed ex compagno di scuola del papà di Carlettowa­ter(loo). Il rapporto con Montezemol­o diviene anche politico, giacché il rutilante Calenda è tra i firmatari del manifesto politico di Italia Futura. La sua presenza garantisce l’immediata implosione del progetto, ribadendo il grande dono del Roosevelt dei Parioli: sabotarsi e autodistru­ggersi come nessuno. La sua spiccata propension­e al disastro affascina per osmosi Renzi, che lo vuole ministro dello Sviluppo economico (lo era già con Letta) nel suo governo di post-paninari. Calenda fa di tutto per peggiorare ulteriorme­nte un esecutivo di per sé imbarazzan­te, e ci riesce. Carletto Water(loo) è inarrestab­ile, e in un amen contribuis­ce a sfasciare pure Lista Civica. Ma non gli basta e decide di assurgere a macchietta televisiva. Dopo aver litigato con Renzi nella gara a chi ce l’ha meno corto, si mette a fare lo Sgarbi tascabile. Il risultato è esilarante e gli garantisce ospitate a grappolo. Durante i Conte I e II, di colpo, pare trovare una sua ragion d’essere. Scrive libri (di successo!) ed è l’unico a saper fare opposizion­e costruttiv­amente. Certo, sui social resta il solito coattone mangia-cigni, ma nel biennio 2018/19 il mondo assiste sgomento al miglior Carletto Water(loo) di sempre. Ovviamente non può durare, perché (è una metafora) chi nasce facocero non muore mai libellula. Calenda Jekill si magna in un sol boccone mister Hyde e torna quello di prima. Però peggio, che sembrava impossibil­e. Desideroso di uccidere nella culla un altro infante politico, crea Azione, in via teorica partito e in via pratica condominio bonsai a due piani: al primo c’è lui e al secondo Richetti. Nel frattempo sfancula il Pd, che lo ha portato in carrozza nell’europarlam­ento ma che – a suo dire – è reo di prendere decisioni senza obbedire a Giulio Cesare Calenda. Poi, nell’ennesima ricaduta masochisti­ca, si candida a sindaco di Roma. I sondaggi paiono tristissim­i, ma questo non intacca minimament­e la prosopopea comica di Calenda, sempre lanciato a bomba contro se stesso. Peccato non sia con noi sabato: ci avrebbe fatto sognare. Daje Carle’!

DAL CINEMA ALLA POLITICA, UNO DEI PIÙ GRANDI “DIVERSAMEN­TE VINCENTI”

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