• Scanzi Calenda o Churchill?
Carlo Calenda, l’uomo che sussurrava ai cigni e dava del tu alla coratella, non verrà alla festa del Fatto Quotidiano. Dopo aver garantito la sua presenza, ha fatto sapere (al Foglio: mica a noi) che non verrà perché non ci ritiene meritevoli. Secondo lui siamo “insinuatori, insultatori e sputacchiatori”. Me cojoni! La notizia ha gettato la redazione tutta nello sconforto. Padellaro ha cominciato a tifare Lazio, Lillo ha ammesso che il caso Consip se l’è inventato, Travaglio si è iscritto a Forza Italia e io adesso faccio il ghostwriterdi Nobili. Siamo distrutti, perché avremmo dato tutto per avere ospite Calenda Carlo, il twittatore che si credeva Churchill e in realtà era stocazzo (con rispetto parlando). Già, ma chi è Calenda? Nato nel 1973, per darsi un tono ha sempre voluto dimostrare 80 anni. Riuscendoci. Figlio della regista Cristina e nipote del grande cineasta Luigi, ha recitato per il nonno nello sceneggiato Cuore . Interpretava lo scolaro protagonista, Enrico, ed era doppiato perché già allora parlava come Bombolo. Abbandonato il cinema per squisita mancanza di talento, vera cifra artistica di Calenda al punto da renderlo uno dei più grandi “diversamente vincenti” di sempre, Carletto Water(loo) si fa le ossa vendendo fondi di investimento e polizze porta a porta.
Si laurea in Giurisprudenza e si mette a lavorare in società finanziarie. Approda in Ferrari e fa carriera, legando molto con Luca Cordero di Montezemolo, del tutto casualmente amico ed ex compagno di scuola del papà di Carlettowater(loo). Il rapporto con Montezemolo diviene anche politico, giacché il rutilante Calenda è tra i firmatari del manifesto politico di Italia Futura. La sua presenza garantisce l’immediata implosione del progetto, ribadendo il grande dono del Roosevelt dei Parioli: sabotarsi e autodistruggersi come nessuno. La sua spiccata propensione al disastro affascina per osmosi Renzi, che lo vuole ministro dello Sviluppo economico (lo era già con Letta) nel suo governo di post-paninari. Calenda fa di tutto per peggiorare ulteriormente un esecutivo di per sé imbarazzante, e ci riesce. Carletto Water(loo) è inarrestabile, e in un amen contribuisce a sfasciare pure Lista Civica. Ma non gli basta e decide di assurgere a macchietta televisiva. Dopo aver litigato con Renzi nella gara a chi ce l’ha meno corto, si mette a fare lo Sgarbi tascabile. Il risultato è esilarante e gli garantisce ospitate a grappolo. Durante i Conte I e II, di colpo, pare trovare una sua ragion d’essere. Scrive libri (di successo!) ed è l’unico a saper fare opposizione costruttivamente. Certo, sui social resta il solito coattone mangia-cigni, ma nel biennio 2018/19 il mondo assiste sgomento al miglior Carletto Water(loo) di sempre. Ovviamente non può durare, perché (è una metafora) chi nasce facocero non muore mai libellula. Calenda Jekill si magna in un sol boccone mister Hyde e torna quello di prima. Però peggio, che sembrava impossibile. Desideroso di uccidere nella culla un altro infante politico, crea Azione, in via teorica partito e in via pratica condominio bonsai a due piani: al primo c’è lui e al secondo Richetti. Nel frattempo sfancula il Pd, che lo ha portato in carrozza nell’europarlamento ma che – a suo dire – è reo di prendere decisioni senza obbedire a Giulio Cesare Calenda. Poi, nell’ennesima ricaduta masochistica, si candida a sindaco di Roma. I sondaggi paiono tristissimi, ma questo non intacca minimamente la prosopopea comica di Calenda, sempre lanciato a bomba contro se stesso. Peccato non sia con noi sabato: ci avrebbe fatto sognare. Daje Carle’!
DAL CINEMA ALLA POLITICA, UNO DEI PIÙ GRANDI “DIVERSAMENTE VINCENTI”