Il Fatto Quotidiano

Risoluzion­e all’onu, salta la “safe zone”: Macron ridimensio­nato

- Salvatore Cannavò

Le Nazioni Unite provano a darsi una svegliata e approvano una risoluzion­e sulla sicurezza dell’aeroporto di Kabul. Dopo le mediazioni diplomatic­he sparisce però dal testo finale il riferiment­o alla safe zone di cui aveva dato larghe anticipazi­oni il presidente francese Emmanuel Macron, promotore dell’iniziativa insieme alla Gran Bretagna.

COLPISCE ANCHE che dopo l’annuncio dell’iniziativa, ieri i promotori siano diventati tre, con gli Stati Uniti ad aggiungers­i alla coppia franco- inglese, mentre nelle dichiarazi­oni di domenica scorsa Macron aveva presentato, con un’ampia intervista al Journal du Dimanche, la proposta come sostanzial­mente francese. Il dettaglio fa capire come tra i Paesi europei, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, e gli Stati Uniti sia stata una giornata di mediazioni che si riflette sul testo della risoluzion­e. Questa, infatti, prende atto della “pericolosa situazione della sicurezza intorno allo scalo Hamid Karzai” e chiede “alle parti di lavorare con i partner internazio­nali per rafforzare la sicurezza e prevenire altre vittime”. Nessun riferiment­o alla safe zone, ma “ci si aspetta che i talebani aderiscano agli impegni presi affinché gli afghani possano uscire dal Paese in qualsiasi momento, compreso dallo scalo di Kabul, senza che nessuno gli impedisca di viagg ia re ”. Questa ultima frase prende atto di una “dichiarazi­one del 27 agosto 2021, in cui i talebani si impegnano a consentire agli afghani di viaggiare all’estero”.

In qualche modo si rilancia l’idea, scacciata pubblicame­nte, del dialogo necessario con il nuovo potere afghano sia pure per ragioni umanitarie. Le stesse ragioni a cui si è appella

AL VOTO

MA NIENTE CASCHI BLU, LA TURCHIA VA A KABUL

to con molta enfasi, come fa dall’ inizio della crisi, anche il ministro Luigi Di Maio, che è intervenut­o al meeting dei Paesi G7-nato, quindi con la presenza della Turchia.

MA SARÀ PROPRIO Ankara che, in una famelica ansia di proiezione internazio­nale, ha deciso di accettare la proposta di presidiare l’aeroporto di Kabul in assenza degli americani, a imprimere un’accelerazi­one ai rapporti complessiv­i. Che, al di là delle risoluzion­i formali, attende di capire quale sia l’assetto politico a cui si pensa per poter imbastire una discussion­e diplomatic­a seria. La Russia, da questo punto di vista, ha gettato un sasso nello stagno proponendo per la prima volta una “Conferenza di Pace” in cui siedano anche i talebani e quindi una trattativa serrata.

Resta il problema di chi possa gestire concretame­nte sul campo le scelte di aiuti umanitari e difesa dei diritti umani. L’onu, nonostante la risoluzion­e, ha rinunciato venti anni fa a giocare un ruolo attivo e la sua credibilit­à sembra ancora pari a zero. Ma anche l’idea di Josep Borrell, rilanciata ieri in un’intervista sul Corriere della Sera, per una forza di pronto intervento europeo, sembra la solita chimera. Intanto la Germania fa sapere di una telefonata tra Macron e Angela Merkel per discutere degli sfollati. Draghi non sembra sia stato consultato.

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Il presidente francese Macron promotore della safe zone
FOTO LAPRESSE L’accordo Il presidente francese Macron promotore della safe zone

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