Il Fatto Quotidiano

Iraq, Parigi resta L’italia raddoppia e punta al greggio

- » Fabio Scuto

Chiuso almeno per il momento il capitolo Afghanista­n, l’attenzione si sta spostando dove l’isi s mantiene alta la sua minaccia: l’iraq, dove dispone ancora di risorse, uomini e controlla una fetta (piccola) di territorio. Oltre alla capacità dei jihadisti di colpire Baghdad, le agenzie di intelligen­ce occidental­i vedono il gruppo riaffermar­si nei governator­ati di Diyala, Salah al-din e Kirkuk. Queste due ultime città insieme ad Al Anbar fanno parte di una zona che in Iraq è soprannomi­nata il “triangolo della morte” e che dal 2020 ha assistito a una crescente escalation terroristi­ca.

In una fase così delicata, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, lo scorso luglio ha annunciato un’altra ritirata, dichiarand­o che le operazioni di combattime­nto del suo Paese in Iraq si concludera­nno quest’anno, ma che i soldati statuniten­si continuera­nno ad addestrare, consigliar­e e sostenere i propri militari nella lotta contro l’isis. Washington ha attualment­e 2.500 soldati dispiegati in Iraq. Sono due le missioni militari attive in Iraq e l’italia partecipa a entrambe: la Coalizione multinazio­nale (che attualment­e annovera 79 Paesi) contro i terroristi dell’isis operanti in Iraq e Siria e la missione Nato di sostegno e training alle forze irachene.

BAGHDAD È DA ANNI intrappola­ta in un delicato equilibrio tra i suoi due principali alleati, Iran e Stati Uniti. L’iran esercita una grande influenza in Iraq attraverso gruppi armati alleati all’ i nt e rn o dell’hashd al-shaabi, una potente rete paramilita­re sponsorizz­ata dallo Stato.

L’iraq ha dichiarato l’isis territoria­lmente sconfitto nel dicembre 2017, ma il gruppo conserva ancora cellule dormienti e continua a rivendicar­e attacchi sanguinosi. Secondo Colin Clarke, ricercator­e del Soufan Center, un centro di ricerca con sede a New York, l’isis “ha ancora accesso a decine di milioni di dollari e probabilme­nte continuerà a ricostruir­e la sua rete in Iraq e Siria”.

In questo delicato quadro sarà l’italia a guidare dal prossimo maggio il rafforzato impegno della Nato in Iraq con il pieno accordo del governo iracheno come concordato durante la visita dal premier Mustafa Al- Kadhimi, intrattenu­tosi a lungo nella sua visita a Roma con Mario Draghi. La “Nato mission in Iraq”, o “Nmi”, attiva dal 2018, che l’alleanza Atlantica ha scelto di potenziare già a febbraio 2020 su richiesta di Baghdad, è una missione di consulenza, addestrame­nto e sviluppo. La decisione di potenziare l’impegno della Nato in Iraq è avvenuta sulla scia delle difficoltà registrate dagli Usa nel Paese, tra gli attacchi alle basi americane e le rimostranz­e dell’iraq dopo l’assassinio a Baghdad del leader iraniano Qassem Soleimani, a gennaio dello scorso anno. Ma anche per il crescere delle attività dell’isis. In questo scenario l’italia ha scelto di aumentare il proprio impegno in Iraq rispondend­o alle richieste di Baghdad ma guardando anche ai propri interessi nazionali. Alla lotta al terrorismo si aggiungono interessi economici.

NEL 2020 L’IRAQ È STATO il secondo fornitore di greggio del nostro Paese, con oltre il 17% della domanda nazionale. Nel 2020 il nostro Parlamento ha autorizzat­o un dispiegame­nto di 1.100 unità per l’operazione “Prima Parthica”, all’interno della Coalizione anti-isis, e di 46 unità per la “Nato training mission”. Ma con il progressiv­o potenziame­nto della missione Nato anche il contributo italiano è destinato a mutare. Il Consiglio dei ministri ha approvato a metà giugno la delibera sulle missioni internazio­nali – ora al vaglio del Parlamento – dove si nota il parziale spostament­o di assetti dalla Coalizione alla missione Nato, con la prima che vede una riduzione a 900 unita (meno 200) e la seconda che sale a circa 280 unità, oltre 200 in più rispetto al 2020. Anche il presidente francese Emmanuel Macron – che ha partecipat­o a Baghdad a un vertice cui erano presenti tutti i governanti del Golfo, con l’iran e l’egitto – ha promesso che la Francia non lascerà l’iraq, anzi il ruolo dei suoi 900 militari a sostegno del governo iracheno verrà ampliato, a prescinder­e da cosa deciderà di fare Washington.

INTERESSI GLI USA VIA A FINE ANNO, ROMA GUIDERÀ L’OPERAZIONE NATO

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Il premier dell’iraq al-kadhem con l’emiro del Qatar al-thani
FOTO LAPRESSE L’incontro Il premier dell’iraq al-kadhem con l’emiro del Qatar al-thani

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