Il Fatto Quotidiano

“Sono in aspettativ­a, da lì non prenderò la doppia pensione”

- M. L.

Giorgia Meloni ha accettato di rispondere alle nostre domande sulle due questioni della sua posizione di giornalist­a in aspettativ­a e dei contributi pubblici presi negli ultimi anni dalla società a responsabi­lità limitata della quale è formalment­e dipendente ancorché non retribuita.

Onorevole Meloni, lei è ancora una dipendente del Secolo d’italia Srl in aspettativ­a come giornalist­a, ex legge 300 per mandato parlament are, giusto?

Sì, esatto.

Mi conferma (come già dichiarò al 5 anni fa) che non sta versando i c on t ri b ut i per ottenere – come per legge è previsto – il diritto alla pensione maturata in questi anni, cioè dalla sua prima elezione nel 2006 al 2021? E conferma che non intende avvalersi del diritto a farlo in futuro, come dichiarò sempre al in quella circostanz­a 5 anni fa?

Confermo che ho deciso di non avvalermi della generosa opportunit­à di versare i contributi volontari per poi avere diritto anche alla pensione da giornalist­a. E non lo farò neppure in futuro. Come sicurament­e il Fatto Quotidiano sa, l’attuale meccanismo di Camera e Senato consente privilegi anche maggiori ad altre categorie. Un parlamenta­re che è anche magistrato o docente universita­rio, ad esempio, versando solo un terzo dei contributi previdenzi­ali si ritrova i restanti due terzi versati da Camera e Senato, ottenendo così una doppia pensione pagata in larga misura dai contribuen­ti. Stupisce che il Fatto non abbia mai detto una parola su questo.

(Non è vero, basta leggere la collezione del Fatto o fare una ricerca sul web su fattoquoti­diano.it per accorgersi che i nostri pezzi sulle doppie pensioni dei parlamenta­ri sono numerosi, ndr)

Onorevole Meloni, lei ritiene che – data la legge vigente e la situazione di fatto reale – sia giusto che prenda il contributo dalla Presidenza del Consiglio come giornale appartenen­te alla Fondazione AN, ancorché sia vietato dare soldi pubblici agli organi di movimento politico? In particolar­e, non pensa che non sia coerente con la volontà del legislator­e che (anche dopo la legge del maggio 2017 entrata in vigore per il contributo 2018) abbia preso il contributo anche se solo a maggio 2019 l’assemblea della società Secolo d’italia Srl ha tolto dallo statuto la dicitura che

è un organo di movimento politico?

Sono questioni di cui non sono a conoscenza. Sul Secolo d’italia – che sicurament­e non è un organo di Fratelli d’italia – l’unica posizione che conosco è la mia: sono una giornalist­a profession­ista in aspettativ­a non retribuita e che ha rinunciato ai contributi anni fa.

In generale, comunque, sono favorevole che lo Stato sostenga l’editoria per garantire e difendere il pluralismo dell’informazio­ne, che è un caposaldo della democrazia. E che lo faccia soprattutt­o nel tempo della crescita dei social media.

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