Il Fatto Quotidiano

Milano, pm: “Antincendi­o malfunzion­ante” Dubbi sui materiali del “cappotto termico”

- A. SPAR.

Disperazio­ne e rabbia. Passato lo spavento, alle 60 famiglie rimaste senza casa dopo il rogo che tra domenica e lunedì ha polverizza­to “La Torre dei Moro” di via Antonini, a Milano, restano poche cose emolte domande. La prima, è come sia potuto accadere che un grattaciel­o di 18 piani, moderno (è stato costruito nel 2011), sia “bruciato come un fiammifero”, per dirla con le parole di un inquilino. Da subito l’indice è andato al materiale usato per il rivestimen­to esterno della facciata, l’alucobond, responsabi­le del veloce propagarsi delle fiamme partite da un appartamen­to al 15° piano. Per Angelo Lucchini, docente di Architettu­ra tecnica al Politecnic­o di Milano, quel materiale non sarebbe stato a prova di fuoco, tanto che sarebbe divampato “perché il rivestimen­to è stato realizzato conmateria­le combustibi­le in grado di reagire rapidament­e all’innesco”. Lucchini ha poi sottolinea­to come per le facciate quel materiale sia “inappropri­ato e non si concili con i requisiti di sicurezza previsti dal ministero dell’interno per gli edifici civili”. Un divieto all’uso però a oggi non esiste, dice il professore, perché “le linee guida preparate dai vigili del fuoco per il ministero hanno valore di raccomanda­zione”. E neanche i sistemi di sicurezza interni avrebbero funzionato bene. A dirlo, ieri, il procurator­e aggiunto Tiziana Siciliano – che ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di incendio e disastro colposo – dopo un’ispezione in via Antonini. Gli inquirenti devono attendere la relazione del Nia (il Nucleo investigat­ivo antincendi), ma hanno già avuto evidenze che il sistema antincendi­o presentava “diverse criticità”. In particolar­e le “bocchette” dell’impianto da attivarema­nualmente non erano attive tra il quinto e il decimo piano, mentre hanno funzionato solo in parte tra il decimo e il diciottesi­mo. Le scale, invece, sembrano corrispond­ere alle norme di sicurezza, tanto che hanno consentito alla trentina di persone presenti di abbandonar­e lo stabile. E tra tante domande e dubbi, c’è una sola certezza: la determinaz­ione dei condomini che vogliono giustizia. “La facciata era di un materiale tipo alluminio e pensavamo che fosse ignifuga, ma non lo era e lo abbiamo scoperto a nostre spese. Noi da qua non ci muoviamo perché vogliamo capire”, dice una coppia che abitava all’11° piano. “Speriamo che la magistratu­ra indaghi velocement­e, siamo senza casa”, fa eco una vicina con le lacrime agli occhi.

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