BERNARDO CHIEDE IL RISCATTO
C’era un tempo di nebbia e pistole in cui era Renato Vallanzasca a telefonare ai parenti del sequestrato da una cabina telefonica del Giambellino: “Voglio 10 miliardi e riavrete il vecchio tutto intero. Altrimenti ve lo rimando a pezzi”. Era la Milano calibro nove del grande Scerbanenco, dove erano i cattivi a ricattare i buoni. Oggi a Milano accade il contrario. È il sequestrato che chiama i sequestratori: “Se lunedì mattina non ricevo 50mila euro da ogni partito della coalizione, mi ritiro. E torno a fare il mio lavoro”. Il genio che con una sola telefonata ha ribaltato le regole del giallo ha un nome che induce al depistaggio: Bernardo di cognome e Luca di nome. È il candidato sindaco del centrodestra milanese, quello che Feltri Vittorio dice che “non vale un cazzo” (la coalizione, non il candidato).
Questo Bernardo di politica non sa molto. Perché di mestiere fa il pediatra. Per la precisione il pediatra della signora Licia Ronzulli che, oltre a fare l’onorevole di Forza
Italia e la mamma, deve badare al nonno che abita a Arcore.
Non ha tempo di stargli dietro. Meno che mai ha tempo la Lega di Salvini, inguaiata dai commercialisti in fuga e dal Green pass in arrivo. In quanto a Comunione e Liberazione, post- Formigoni, deve ancora superare lo choc dell’obbligo di fatturazione.
Dai e dai a ’sto Bernardo l’hanno lasciato solo a comiziare di trattoria in trattoria: “Milano ha il cuore in mano”, ha detto una volta. “Milano è la città della solidarietà concreta”, ha detto un’altra. E a forza di dirlo, l’altra mattina all’alba, si sarà chiesto come mai l’unico fesso senza solidarietà concreta sia lui, poverino. Per questo si è infilato la pistola nei calzoni (“ho il porto d’armi”) e alla prima cabina telefonica ha imbastito il sorprendente ricatto, quello della vittima che chiede il malloppo ai cattivi.
MILANO
IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA SENZA SOLDI