Scuola “Figlio mio, solo e nella classe sbagliata” “Niente panico, lo psicologo è per la mamma”
“Cara ‘ s ig no r a’ preside, è pronta la denuncia se non mi obbedisce”
Cara Selvaggia, vorrei parlarti della scuola dove mio figlio M., 6 anni, proprio oggi inizierà la prima elementare. La nostra famiglia sta scivolando nello sconforto e nella rabbia per colpa di una donna scriteriata e inutilmente ostile al buon senso. Le ho provate tutte rimbalzando sempre contro un muro di gomma.
Dunque, una mattina trovo affissi all’albo della scuola gli elenchi dei bambini divisi nelle due uniche sezioni. Mio figlio è stato inserito in una classe diversa da quella dei compagni dell’asilo, è l’unico maschietto ad essere stato spostato. Ripeto: unico. Nella sua sezione solo 2 bimbe con cui non aveva mai legato, e che da sole non possono certo essere un riferimento.
La prima reazione è stata di incredulità: pensando ingenuamente ad un errore nel compilare le liste, abbiamo pacificamente chiamato la scuola. Impossibile parlare con la dirigente, chissà perché poi: non dovrebbe essere suo compito parlare con i genitori e affrontare i loro problemi? No, lei non si degna, troppe cose da fare. Fortuna vuole che mia zia, anch’essa dirigente, avesse il contatto privato della “signora”. Le chiedo il perché di quella scelta e lei risponde così: “le sezioni sono state create dal consiglio di istituto, seguendo il regolamento dell’istituto, ma soprattutto cercando di amalgamare i bambini fra le vecchie classi di provenienza perché è giusto che frequentino persone diverse, non possiamo fare una fotocopia dell’asilo”.
Ora, noi siamo una famiglia di insegnanti da generazioni, mio marito commercialista, non siamo sprovveduti. Siamo andati a leggere il regolamento d’istituto e la prima regola per formare le classi è quella di mantenere il gruppo di provenienza e di ascoltare i pareri delle maestre dell’asilo. In più, il principio di amalgamare le classi è valso solo per mio figlio, e nessun altro, per favorire evidentemente chissà chi. Su suggerimento della vice preside abbiamo scritto una mail pec, in tono pacifico, per spiegare la situazione e chiedere il cambio di sezione. Perché ad un bambino di 6 anni – che ha vissuto gli ultimi due entrando e uscendo dall’asilo tra dpcm e nuove regole, che ha visto poco i suoi amici perché non si poteva uscire – come glielo spieghi che le classi si devono amalgamare e deve esserci “equilibrio” tra il numero di maschi e di femmine? Siamo mica in parlamento con le quote rosa? La “signora” dirigente ha risposto, con un sms, che è inutile inviare pec perché tanto il bimbo non lo cambierà mai di classe. Noi genitori siamo agguerriti e pronti a diffidare, l’avvocato ha già preparato le carte e andremo anche dalla psicologa se necessario... Perché mio figlio, amante dei libri, curioso, legge e scrive da 2 anni, ora è terrorizzato dal dover andare a scuola senza nessun riferimento. Persone così ricoprono ruoli di prestigio per aver superato un concorso, ma servirebbe una perizia psichiatrica prima di metterle a dirigere una scuola. Hanno a che fare con dei bambini, non con un’azienda di laureati ultra cinquantenni.
Scusa lo sfogo, ma se le cose andranno avanti vorrei che la storia venisse messa in risalto e portata alla pubblica attenzione. Perché forse mio figlio non entrerà mai in classe con i suoi compagni di sempre, ma lei dovrà camminare a testa bassa, non come ora che sembra l’unica ad avercela...
Cara Roberta, forse la mia risposta non sarà esattamente quella che ti aspetti e mi auguro non mi arrivi una pec del tuo avvocato. Tanto per cominciare non vedo perché un bambino dovrebbe necessariamente, in prima elementare, trovarsi in classe con dei vecchi amici. Può succedere, ma la maggior parte di noi ha iniziato le elementari con una classe nuova e con timori (eventuali) più che gestibili. In secondo luogo non capisco cosa c'entri lo psicologo, il perché vada scomodato perfino preventivamente. Se suo figlio ha nuovi compagni in classe subirà un trauma? Trauma da nuove conoscenze? Per favore, il trauma potrebbe essere portarlo dallo psicologo per una sciocchezza del genere. E poi mi scusi, ma le sembra normale procurarsi il numero personale di una preside e chiamarla per chiederle spiegazioni sulla sezione a cui è stato destinato suo figlio? E se il bambino prende una nota che fa, sgancia un missile sulla scuola? Non penso che questo atteggiamento iperprotettivo con lui e ostile con la scuola possa avere effetti positivi sull'educazione e sulla sua vita scolastica. Dovremmo insegnare ai figli, al contrario, a non temere le novità, a considerare i cambiamenti un'opportunità e ad accompagnarli con serenità nel mondo delle nuove conoscenze. Aggiungo che ho trovato piuttosto odioso quel continuo fare riferimento alla preside chiamandola signora tra virgolette. Perché “signora”? È la preside e senza virgolette. A meno che non insinui che sia altro e in quel caso non mi sembra che l'aneddoto lo suggerisca. Forse non le sarà piaciuta la sua decisione ma certo non le ha mancato di rispetto. Tra l'altro, sarebbe bene insegnare ai figli così giovani a rispettare l'autorità, specie a scuola. E se questi sono i suoi toni nei confronti dei dirigenti scolastici, poi non si stupisca se suo figlio manderà a quel paese le maestre quando gli chiederanno di mostrare i compiti delle vacanze. Se si abituerà a mammina che chiama l'avvocato al primo “conflitto”, temo non imparerà a cavarsela da solo. Se posso, un consiglio. Magari il problema è solo nella sua testa. Suo figlio accetterà con allegria le novità, per cui sì, forse uno psicologo andrebbe scomodato. Ma per lei. Forse è lei quella che ha paura delle novità, forse è lei ad avere un problema col senso del controllo e col suo ruolo di madre. E non la prenda come un'offesa, ma come un pacato, affettuoso consiglio.