Il Fatto Quotidiano

Cultura Come non fare un concorso pubblico: il caso di quello per mille tuttofare detti “Afav”

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Elena ha 34 anni ed è una delle migliaia di persone che da qualche settimana è in attesa della prova orale del concorso di Formez PA volto a reclutare 1.052 Assistenti alla Fruizione, Accoglienz­a e Vigilanza (Afav) per il ministero dei Beni Culturali. L’afav è una figura ibrida tra custode, educatore, catalogato­re, guida: esiste nella Pubblica amministra­zione italiana, ma nella vita quotidiana dei musei quel ruolo copre una molteplici­tà di mansioni profession­ali diverse. Cercare figure così generiche - per partecipar­e era necessario il solo diploma - ha una conseguenz­a: far schizzare il numero delle domande. Formez, la società a partecipaz­ione pubblica che gestisce il concorso, ha ricevuto più di 200mila domande per mille posti.

Elena, che ha una laurea e un dottorato nel settore, si è trovata a competere con chi cercava un posto come custode. Quando il concorso fu pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 9 agosto del 2019, l’ex ministro Bonisoli annunciò che si sarebbe arrivati “nella prima parte della legislatur­a, a mettere a concorso circa 5.400 nuove figure profession­ali di cui il Mibac ha bisogno”: non è andata così. Da allora pochi bandi, molti pensioname­nti e i 1.052 del 2019 non sono neppure stati selezionat­i. La prova pre-selettiva, gennaio 2020, sembrava una roulette. Domande di logica, di diritto, di cultura generale, pensate più per scremare l’enorme numero di partecipan­ti che per selezionar­e chi fosse adatto al ruolo. E circa il 60% di chi aveva inoltrato la domanda non si è presentato alla prova. “Eravamo convocati in Fiera a Roma, da tutta Italia” spiega Elena, che ammette di aver avuto la fortuna di essere convocata per il pomeriggio e quindi di poter fare il viaggio in giornata (vive in Piemonte), “se avessi dovuto passare la notte fuori, non credo l’avrei fatto”. Costi d’alloggio e non solo, per chi vive di quei lavori informali o autonomi che caratteriz­zano il settore: la paura di chiedere o di prendersi un giorno di ferie.

Passata la pre-selettiva e rimasti in poche migliaia, la prova scritta avrebbe dovuto tenersi sempre alla Fiera di Roma nel marzo 2020. Rinviata ad aprile data pandemia in corso, poi a data da destinarsi, poi più nulla per 14 mesi. All’inizio di luglio scorso, Formez annuncia che la prova si sarebbe tenuta in 6 sedi il 28 luglio. Nessuna digitalizz­azione del processo: per il Nord Italia, la sede era Rimini. Un lungo viaggio, una notte in ostello a spese proprie, e dopo lunghe ore di attesa la prova: quella di Elena va bene. Ora abbiamo 3 mila candidati rimasti in gioco che restano in attesa, dopo aver speso centinaia di euro e mesi di preparazio­ne. Chiedono che senso abbia tenere una prova orale in presenza data la situazione del Paese, o selezionar­e solo mille persone se il ministero ha carenze per almeno 6 mila unità.

Intanto lo stesso ministero il 31 luglio ha bandito un nuovo concorso per altri 100 Afav e ha provveduto in questi due anni ad assumere 500 custodi attraverso i centri per l’impiego. “Ti rendo conto se, dopo tutto questo - chiede Elena - venissi scartata per qualche domanda di diritto amministra­tivo?”.

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