Il Fatto Quotidiano

“Conte spopola perché parla così” “No, sia più netto”

- » Antonello Caporale e Peter Gomez

Ieri Selvaggia Lucarelli su queste colonne ha messo in guardia Conte da uno stile comunicati­vo troppo ecumenico che rischia di condurre l’ex premier a un “Contesuici­dio”. A suo favore invece c’è la capacità di empatizzar­e con le persone ai suoi comizi, ormai gli unici affollati. Anche se le sue risposte a chi lo intervista risultano spesso “forlaniane”.

Per molti la politica è ridotta a un po’ di buona condotta, buoni modi, cura del bene pubblico

È vero, il discorso pubblico di Giuseppe Conte è inodore e insapore. Scorre via come acqua. Non c’è una direzione di marcia, né un’idea forte di società. È un insieme vaporoso di proponimen­ti. L’ecumenismo, questa oramai provata abilità dell’ex premier di rivolgersi a destra e a manca facendo attenzione a non urtare la suscettibi­lità degli uni e degli altri, come se la società fosse fatta di uguali, come se non esistesse una fetta che patisce e una che campa di rendita, una – piccola – che detiene ogni potere e un’altra – grande – che invece ne è sprovvista, è l’elemento distintivo. D’accordo. E però c’è da chiedersi perché Giuseppe Conte riempia le piazze, tutte le piazze, nelle piccole e nelle grandi città. A sud e a nord. Presidente di un movimento che sembra una meringa, friabile al punto che al primo boccone si riduce in frantumi, reduce da uno scontro capitale con il suo fondatore, senza leve di potere in mano, senza nemmeno un seggio in Parlamento, spesso preso in giro e spesso anche boicottato da una grande parte della stampa.

Perché allora ha successo? Anzi, correggo: perché non ce lo domandiamo? Noicattaro e Treviso, Savona e Torino, non c’è stato un luogo dove Conte non abbia coinvolto, non abbia certificat­o di essersi conquistat­o in solitudine un ruolo, ed essere divenuto lui punto di riferiment­o di un’area politica in espansione. Chi altri oggi può programmar­e un comizio in piazza? Enrico Letta ha chiuso la festa dell’unità sotto un tendone quando prima serviva una spianata, Matteo Salvini ha rinunciato persino a Pontida, Giorgia Meloni per tentare di riempire le sedie di piazza del Popolo ha dovuto raccoglier­e le genti d’abruzzo, a conferma che le truppe cammellate sono immortali.

Assenza di spigoli, solo sorrisi, pace e bene per tutti. Perché la camomilla contiana appare vincente, malgrado tutto? Azzardo una risposta: l’eloquio, così scarso d’immagini ed emozioni, soddisfa chi, e forse sono molti di più di quanto crediamo, ormai non chiede altro alla politica, scaduta allo zero della reputazion­e per responsabi­lità dei protagonis­ti storici, che un po’ di buona condotta, di buoni modi, di approssima­ta ma sincera cura del bene pubblico. Son convinto sia troppo poco e infatti non sono stato e non sarò elettore dei 5Stelle, ma resta per gli scettici la necessità di domandarsi ancora: e allora perché?

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