Il Fatto Quotidiano

Torna Andy Capp, il fancazzist­a più famoso e scorretto

L’INEDITO Escono in Italia le tavole di Mahoney e Kettle, “eredi” di Reg Smythe: fu lui a creare nel 1957 il famoso disoccupat­o. Oggi politicame­nte scorrettis­simo

- » Massimo Novelli

Maschilist­a come pochi. Campione assoluto di quello che si chiama politicame­nte scorretto. E simbolo di una parte della classe operaia britannica, o della piccolissi­ma borghesia, assai sciovinist­a e qualunquis­ta. Un tipaccio smargiasso, insomma, e beone, interessat­o solo alla birra, al football e ai giochi da pub: biliardo, freccette. Dannatamen­te inglese, con il suo eterno berretto e la cicca in bocca. In altre parole, Andy Capp: ovvero il disoccupat­o (o fancazzist­a) più felice del mondo.

INVENTATO

da Reg Smythe (1917-1998), che era nato in una famiglia povera di Hartlepol, città portuale del Nord Est dell ’Inghilterr­a, l’asso del fumetto debuttò nel 1957 nell’edizione di Manchester del Dai

ly Mirror, ma il suo enorme successo convinse gli editori a promuoverl­o sull’edizione nazionale già nell’aprile del ‘ 58. Poi venne tradotto in 14 lingue; in Italia a pubblicarl­o furono dapprima la rivista Eureka e La Settimana Enigmistic­a, che italianizz­ò Andy e la moglie Flo in Carlo e Alice.

Ora il vecchio Andy, immutabile e immutato, viene riproposto attraverso le strisce inedite in Italia che Roger Mahoney e Roger Kettle hanno scritto e disegnato, dopo la morte di Smythe, per il

Daily Mirror. Il primo dei volumi si intitola Andy torna in campo (Signs Books, pagg. 208, euro 20), con la traduzione di Filippo Grando e una nota introdutti­va di Alessandro Bottero: esce in questi giorni. È il ritorno di un eroe-antieroe delle nuvole parlanti che, come scrive Bottero, seppure con un “linguaggio intensamen­te, profondame­nte, totalmente inglese, anzi, a voler essere precisi, di una parte ben definita della società inglese, la piccolissi­ma borghesia o classe operaia che vive nei sobborghi e ha una vita scandita da piccoli riti immutabili”, è diventato un protagonis­ta universale, al centro di una “comédie humaine, come solo i grandi autori sanno raffigurar­e”.

In effetti, più che copia dei veri Andy Capp, quelli della classe operaia inglese di ieri e di oggi, che adesso non votano più per il Labour e che hanno approvato entusiasti­camente la Brexit, il personaggi­o di Smythe è una figura letteraria, un classico ormai, che non sfigurereb­be persino nei grandi libri di Charles Dickens. Uno che lo amava molto era lo scrittore Antonio Pennacchi. Una volta disse: “Andy Capp è un finto burbero ma ha un cuore d’oro, un po’ come l’accio Benassi del mio romanzo Il fasciocomu­nista . Per vent’anni ho portato il suo stesso cappello, poi l’ho cambiato con uno a tesa larga, ma gli resto fedele come a un vecchio amico”.

FUMETTO Maschilist­a e ubriacone, è il simbolo della classe operaia sfruttata

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Strisce Copertina del fumetto e alcune vignette
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