Il mondo ricco butta 100 milioni di dosi, ai Paesi poveri niente
Oltre 100 milioni di dosi di vaccino rischiano di finire nella spazzatura. L’allarme è stato lanciato ieri dalla società britannica Airfinity, che dall’inizio della pandemia conduce ricerche sul tema del Covid e monitora il mercato globale dei vaccini. Pubblicato a due giorni dal Global Vaccine Summit, presieduto dagli Stati Uniti, il rapporto stilato dai ricercatori della Airfinity trae conseguenze potenzialmente imbarazzanti: se i Paesi ricchi del mondo non le dovessero donare subito alle nazioni più povere, quelle 100 milioni di dosi andrebbero sprecate. E il numero di morti evitabili aumenterebbe ulteriormente.
INIZIAMO da un dato banale. I vaccini hanno una scadenza: Pfizer Biontech, Johnson&johnson, Novavax e Astrazeneca durano sei mesi; Moderna funziona anche sette mesi dopo essere stato messo sul mercato. Inutile dunque tenere in freezer troppi prodotti vicini alla scadenza, ma è proprio questo che sta succedendo nella maggior parte del mondo industrializzato. Sulla base dei contratti tra Stati e case farmaceutiche, Airfinity calcola infatti che entro la fine di quest’anno i Paesi del G7 e quelli della Ue (quindi le nazioni europee più Canada, Giappone, Usa e Regno Unito) avranno a disposizione un miliardo di dosi di vaccini aggiuntive rispetto a quelle necessarie. Il 10% del totale, cioè 100 milioni di dosi, potrebbe essere inutilizzabile perché già scaduto. Uno spreco a cui l’ue contribuirebbe più di tutti, visto che delle 100 milioni di iniezioni a rischio 41 milioni si trovano proprio nel Vecchio Continente.
Com’è noto, finora alcune nazioni del mondo si sono opposte all’idea di sospendere i brevetti sui vaccini. Chi sostiene questa proposta, avanzata per la prima volta quasi un anno fa all’organizzazione del commercio da India e Sudafrica, dice che una moratoria sui brevetti permetterebbe di aumentare la produzione di vaccini, renderla più omogenea a livello globale e far calare i prezzi. Tutto ciò con l’obiettivo di vaccinare il più in fretta possibile l’intera popolazione mondiale, con riferimento particolare a quelle zone del mondo – Africa, Asia (con l’eccezione di Cina, Giappone e Corea del Sud) e Centro America – in cui la percentuale di persone che hanno ricevuto la doppia dose è inferiore all’uno per cento. I veti posti finora da un gruppo di Paesi ricchi, tra cui l’italia, hanno invece fatto propendere per un’altra soluzione: le donazioni di vaccini da parte dei Paesi ricchi a quelli più poveri.
Il programma internazionale si chiama Covax e, secondo le promesse dei Paesi G7 e di quelli della Ue, oltre 1,2 miliardi di dosi verranno regalate entro la metà del 2022 alle nazioni con reddito cosiddetto “basso” e “medio-basso”. Nonostante ormai ci sia abbondanza di vaccini, le donazioni stentano però a decollare. Airfinity ha calcolato che finora solo l’11,8% di 1,2 miliardi di dosi è stato effettivamente regalato. La tendenza è confermata anche dal caso italiano: il governo Draghi ha promesso 15 milioni di dosi a Covax entro fine anno, ma finora ne ha donate 4,2 milioni. La causa di questo ritardo non va cercata nella campagna per la terza dose, frattanto iniziata in molte nazioni. “Oltre 1,2 miliardi di dosi – si legge infatti nella ricerca – potrebbero essere donate già entro la fine del 2021 dai soli Paesi del G7, senza intaccare le campagne nazionali di richiamo per tutti gli adulti”.
TUTTI QUESTI ritardi stanno causando morti. I ricercatori di Airfinity hanno calcolato che, “se i vaccini attualmente inutilizzati dai Paesi G7 fossero già stati dati ai Paesi a reddito basso e medio-basso, si sarebbero evitate almeno seimila morti”. Il calcolo è fermo al 16 settembre del 2021, ma la stima sulle conseguenze future è decisamente più allarmante. La società britannica prevede che i casi di positività al Covid nel mondo supereranno i 400 milioni entro la metà dell’anno prossimo. “L’immediata ridistribuzione dei vaccini potrebbe potenzialmente permettere di evitare quasi un milione di morti”, si legge nel rapporto.