CRISI DEI PARTITI, LA LAGNA UTILE SOLO AI “TECNICI”
Èdalla metà del secolo scorso, da quando cioè frequento i giornali, che leggo e sento parlare di crisi dei partiti. La consueta lagna sul distacco tra paese reale e paese legale, sul partito dell’astensione che alle elezioni vincerebbe a mani basse (il principio di contraddizione gli fa un baffo). Un piagnisteo intriso di nostalgia su quelle benemerite associazioni che all’epoca d’oro dei Giuseppe Pella e Adone Zoli, plasmavano, filtravano, incanalavano e soprattutto incubavano. Ridotte oggi a squallidi comitati elettorali dove, pensate un po’, conta esclusivamente la figura del leader, con le seconde e terze linee che sgomitano per grattare qualche briciola di visibilità (mentre ai tempi di Moro e Fanfani, vasta eco suscitavano gli interventi di Schietroma e Badini Confalonieri). È la “politica povera di partiti fragili”, di cui ha scritto ieri, da par suo, sul Corriere della Sera, Sabino Cassese, deplorando che la “presenza conti più del progetto”, e che “i leader non vengano ‘dalla gavetta’ ma nascano ‘ professionisti della politica’ (nel senso weberiano)”.
Purtroppo, essendo chi scrive molto più anziano dell’emerito professore, crede di ricordare che i succitati Moro e Fanfani siano stati catapultati al vertice delle pubbliche i
DA 50 ANNI
LA RETORICA DELLA GAVETTA CHE MORO&C. NON FECERO
stituzioni direttamente da prestigiose cattedre universitarie, e non proprio da qualche sperduta sezione dell’aretino o del Salento. Per carità, saremmo pure d’accordo nel deprecare la condizione biasimevole in cui versa lo scalcagnata ammucchiata di marchi desueti (che chiamiamo sistema dei partiti), per non parlare dei loro biasimevoli capataz. Se non fosse che pur in tanta tragica fragilità costoro continuano imperterriti a gestire la spesa pubblica a ogni livello e a piazzare i loro uomini in ogni poltrona o strapuntino occupabile, dalla Rai al Csm. Davvero una “politica povera” che, come il personaggio di quel poema, del colpo non accorto/ andava combattendo ed era morto.
Se poi la descrizione di tanto sfacelo volesse celebrare una volta di più l’indispensabilità del governo dei Migliori, faremmo notare (per dirne una) che per non disturbare troppo la campagna elettorale dei partiti (segnatamente della Lega di Matteo Salvini) Mario Draghi ha fissato l’obbligo generalizzato del Green pass al 15 ottobre, guarda caso quando anche i giochi per i ballottaggi nelle grandi città saranno fatti. Il classico compromesso al ribasso, come se il Migliore di tutti fosse un qualsiasi Moro o Fanfani (nel senso weberiano, s’intende).