Il Fatto Quotidiano

I PARTITI E QUEI TEDESCHI DI SERIE Z

- » Cosimo Caridi

Itedeschi di origine straniera rappresent­ano il 12% dell ’ elettorato. Sono un gruppo eterogeneo, non hanno un partito di riferiment­o e sono sotto-rappresent­ati. Solo 58 dei 709 membri dell’attuale Bundestag hanno un passato migratorio. Nel 2017 con il 12,6% dei voti AFD ha eletto 94 parlamenta­ri. Sui 60 milioni di elettori 2,8 sono di origine turca, 2,2 polacca, 1,4 russa. A questi vanno aggiunti gli italiani: 1,2 milioni. Tuta bianca, cappellino con visiera e dente d’oro, Murat Turgut è seduto al tavolino davanti a un bar di Kreuzberg, il quartiere che con i suoi 200 mila turchi è soprannomi­nato: piccola Istanbul. “Ho una notizia per voi, se vince la Cdu e si allea con la destra voi italiani, polacchi, spagnoli non potrete più stare qui a lavorare”.

MA NON C’È NULLA di minaccioso nelle frasi dell’uomo. “Io sono arrivato da adolescent­e, ho raggiunto la famiglia di mio zio. Ci ho messo 20 anni a imparare abbastanza bene il tedesco per essere naturalizz­ato. Adesso farei tutto al contrario”. Voterà Spd come ha sempre fatto la grande comunità di cui fa parte. Da Kreuzberg, attraversa­ndo la Sprea si arriva a Friedrichs­hain, da Berlino Ovest a Berlino Est. Ci sono ancora i negozi di kebab e alcune piccole rivendite di alimentari gestite dai turchi, ma in quest’area la minoranza più visibile è quella vietnamita. Durante la guerra fredda la Ddr incoraggiò la migrazione tra i paesi del blocco orientale. “Sono nata qui, 46 anni fa, mia sorella l’anno dopo”. Chau Phan fa la sarta, ha aperto un negozio prima che il quartiere si ‘gentrifica­sse’, Quyen, la sorella minore, gestisce il negozio di fiori di famiglia, a pochi isolati di distanza. “Non sono andata a votare l’ultima volta, non mi interessa la politica. I miei genitori hanno vissuto due regimi comunisti, l’unica cosa che voglio è che non capiti pure a me”. Tre professori dell’u n iversità di Duisburg hanno esaminato le elezioni del 2017 e i voti delle minoranze. L’astensione tra gli elettori di origine straniera è del 20% superiore alla media. I tedeschi russi sono quelli che votano meno, appena il 54%. Tra questi uno su tre ha scelto il partito di estrema destra AFD. Nessun gruppo politico parla direttamen­te ai migranti. Sempre dallo stesso studio emerge che i gruppi arrivati da più anni tendono a votare il partito conservato­re, Cdu-csu. La cancellier­a ha usufruito per anni di questo pacchetto di voti.

“Voterei Merkel se potessi, ma non ho ancora il diritto”. Bader Shankal è arrivato da Aleppo nel 2014. “Abbiamo attraversa­to il mare con mia moglie e due figli, c’era anche mio padre. Siamo stati accolti”. In Germania ha avuto altri due bambini e nel 2019 Bader ha aperto un ristorante a cui ha dato il nome dell’ultimo figlio, Adam. “Mohammed e Yihad sono nati in

Siria – dice l’uomo – ma saranno due tedeschi, abbiamo un debito nei confronti di questo paese”. Sono 1,7 milioni i richiedent­i asilo accolti dalla Germania negli ultimi anni. Pochi di loro potranno recarsi alle urne questo fine settimana, ma almeno la metà ha già un lavoro a tempo indetermin­ato. “Quasi 10 milioni di persone che vivono e pagano le tasse in Germania non potranno votare alle elezioni del 26 settembre. Non hanno la cittadinan­za”. Migloom è un’associazio­ne che si occupa dei diritti dei migranti e chiede la possibilit­à di recarsi alle urne per chi risiede nel paese da più di cinque anni. “Se non voto non posso pensare di essere eletto”: secondo gli attivisti allargare il voto ai migranti aumenterà la cultura e la voglia di fare politica delle minoranze, così da avere una corretta rappresent­azione della società in Parlamento.

“L’UNICA preoccupaz­ione dei miei genitori è stata che io imparassi bene il tedesco, senza accento”. Mentre lo dice, Jennifer, guarda l’amica che ha accanto e ride. “Mio padre è arrivato dallo Zimbabwe per finire gli studi, mia madre lo ha raggiunto due anni dopo. Non volevano cancellare la loro cultura, le nostre tradizioni. Credo fossero preoccupat­i che io mi sentissi diversa, esclusa”. Jennifer ha 22 anni e domenica andrà a votare per la prima volta: “Nessuno dei tre candidati mi sembra all’altezza. Ci sono enormi problemi da affrontare, per prima l’emergenza climatica. L’unica che sembra averlo capito è Annalena Baerbock”. La candidata dei Verdi è molto popolare tra i giovani, forse una donna quarantenn­e è più digeribile per le nuove generazion­i che due sessantenn­i bianchi. Inoltre il partito ecologista si presenta con un programma che prevede aperture importanti rispetto alle migrazioni. Detlef Scheele, direttore generale dell’agenzia del lavoro, il mese scorso ha mandato un messaggio chiaro ai partiti: “Abbiamo bisogno di 400 mila nuovi migranti all’anno, molto più dell ’ ultimo biennio”. Secondo i calcoli dell'agenzia del lavoro la Germania perde 150 mila lavoratori ogni 12 mesi. L’età pensionabi­le si sta alzando, ma mancano operai, infermieri, tecnici specializz­ati, assistenti domiciliar­i. “Non è una questione di asilo politico – ha aggiunto Scheele – ma di mercato del lavoro”.

Germania alle urne

Elettorato, c’è un 12% di origine straniera che non ha riferiment­i perché i gruppi politici lo snobbano

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FOTO ANSA Si vota domenica Etnie diverse a Berlino, in basso i tre candidati alla cancelleri­a: Laschet (Cdu), Scholz (Spd) e Baerbock (Verdi)
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