Il Fatto Quotidiano

Juan Carlos: più che pentito, furbetto

- » Alessia Grossi

Ci sarà stato qualcuno, in Spagna, che, nonostante la cattiva fede dimostrata dal re emerito Juan Carlos nei suoi affari privati portati avanti grazie alla sua immagine pubblica, probabilme­nte aveva ravvisato nella regolarizz­azione da parte del sovrano di parte delle tasse non pagate, buone intenzioni. Un qualche pentimento covato in semi-isolamento ed esilio negli Emirati Arabi amici. Ma quel qualcuno resta deluso: ai guai dell’ex re si somma la notizia – pubblicata dal quotidiano El Paìs – che il Borbone succeduto al caudillo, in realtà, non ha pagato all’agenzia delle Entrate né la prima tranche pari a 678 mila euro, né la seconda di 4,4 milioni sua sponte. A spingerlo a regolarizz­are la sua posizione, al contrario, sarebbero state le tre notifiche arrivate dalla Corte dei Conti rispettiva­mente a novembre e dicembre 2020 e a giugno 2021, in cui lo si avvisava di essere sul punto di venire indagato. Le prime due avvennero prima del pagamento di 678 mila euro esborsati al fine di fermare l’indagine per l’uso delle carte di credito legate a conti off shore, la terza, quella di giugno, avvenne poco prima del versamento dei 4,4 milioni per voli privati finanziati dalla sua fondazione e quindi pagati dal contribuen­te spagnolo. Dunque questi bonifici potrebbero essere annullati in quanto non validi secondo il Codice penale del Paese iberico che prevede che liquidare i conti in sospeso con il Fisco annulli le indagini penali, ma solo nel caso in cui vengano effettuati prima che l’interessat­o venga a conoscenza delle indagini a suo carico. L’unico dettaglio che ora resta da appurare per capire se Juan Carlos abbia davvero saldato i suoi debiti e quindi scontato la sua pena, almeno dal punto di vista economico, è se si possano considerar­e “conoscenza formale” dell’indagine le notifiche “generiche” inviategli dal Tribunale. In esse infatti, secondo quanto scrive El Paìs non si entrava nel merito delle inchieste, ma si notificava all’ex re che stavano per prendere il via indagini a suo carico.

Dettaglio non da poco, però, per questa verifica è che le ragioni dell’apertura da parte della Procura di indagini sul conto di Juan Carlos fossero scritte su tutti i quotidiani spagnoli ai quali il re emerito aveva certamente accesso prima dei due versamenti al Fisco.

Quest’ultimo guaio si somma alle ultime indagini della Procura sulla provenienz­a dei più dei 5 milioni di euro versati dal re emerito al Fisco. Quando si dice che la toppa è peggio del buco. Le ultime notizie non fanno onore neanche al governo Sanchez né al re Felipe VI, che sull’esilio e la regolarizz­azione fiscale del vecchio sovrano avevano trovato un punto d’appoggio contro chi – come i colleghi di governo di Podemos – reclamava invece un processo per Juan Carlos, già indagato in Spagna e in Svizzera per presunte mazzette riguardant­i l’appalto a un suo amico del treno per La Mecca, traffico di influenze, riciclaggi­o di capitali e corruzione.

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