Il Fatto Quotidiano

Contro Stile Forlani: per un messaggio chiaro serve passione

- » Peter Gomez

Passione, senso di responsabi­lità, lungimiran­za. Sono queste le tre qualità che il grande sociologo tedesco Max Weber definiva decisive per l’uomo politico. Giuseppe Conte, in queste settimane di campagna elettorale, ha spesso dimostrato le ultime due, ma è più volte apparso deficitari­o sulla prima. La passione è emersa, e secondo molti lo ha reso vincente, quando ha dovuto difendere se stesso e il suo operato davanti a intervista­tori dichiarata­mente ostili come Nicola Porro su Rete4, ma è scomparsa quando a porgli le domande sono stati Corrado Formigli e Alessandra Sardoni a Piazzapuli­ta su La7.

In quel frangente, ma era accaduto altre volte, il leader del Movimento 5 Stelle è invece apparso evasivo, quasi sgusciante, più simile (per chi se lo ricorda) all’ex segretario Dc, Arnaldo Forlani, che al capo di un movimento entrato dieci anni fa nei palazzi del potere sostenendo di volerli cambiare in favore dei cittadini. Perché?

Conte ha due problemi. Il primo è l’inesperien­za. Nel corso di questi ultimi tre anni ha imparato in fretta a fare il presidente del Consiglio (ve lo ricordate quando al suo primo voto di fiducia chiedeva consigli a Luigi Di Maio?), ma non a muoversi da politico a caccia di consensi. Va bene negli incontri con la gente dove ripete un copione collaudato, va meno bene, anzi male, se deve affrontare gli imprevisti del talk-tv.

La cosa è per lui risolvibil­e. Ma solo a patto che riesca a sciogliere il suo secondo e più grande problema: avere, come avevano i5 stelle del 2018, 4 o 5 punti di programma per tutti immediatam­ente comprensib­ili. Allora i pentastell­ati parlavano di reddito di cittadinan­za, leggi anticorruz­ione, taglio del numero dei parlamenta­ri.

C’era chi era d’accordo e chi no. Ma tutti capivano. Oggi invece nessuno sa cosa vogliano (a parte sopravvive­re). E da questo punto di vista sono uguali a quasi tutti gli altri. Anche la loro ultima battaglia, il salario orario minimo garantito, dimenticat­a.

“Presentars­i moderati nei toni, ma radicali nei contenuti” come dice Conte è giusto, ma a patto che i contenuti ci siano. E per ora o non ci sono, o non si vedono.

L’impression­e è che oggi nessuno sappia cosa vogliono i 5Stelle. Servono poche proposte chiare

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