Il Fatto Quotidiano

• Robecchi Il Sussidista­n per ricchi

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Agiudicare da titoli e titoloni che i giornali hanno dedicato ieri e l’altroieri alla vittoria in tribunale dei lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio, sembrerebb­e di vivere nel Paese dei Soviet. Di colpo, tutti accanto ai lavoratori licenziati, anche se il giorno prima, quando quelli (e altri) erano scesi in piazza sotto lo striscione “Insorgiamo”, avevamo letto al più qualche trafiletto, piccole foto-notizie, spigolatur­e non più lunghe delle noterelle acchiappa-click tipo il cane che conta fino a sei e la gara di velocità per lumache. Insomma, alla buon’ora: una òla per il tribunale che dà ragione ai lavoratori (bene, benissimo), e quasi niente per le lotte degli stessi lavoratori, che minacciano un autunno caldo, e non si fa, signora mia.

RESTA SUL CAMPO, la proposta di inventarsi qualcosa per rimediare all’incidente belluino delle grandi aziende che vengono qui, prendono soldi per insediarsi, incassano contributi pubblici, e poi decidono di andarsene dove i lavoratori costano meno, magari licenziand­o con un sms, le famose delocalizz­azioni. E qui – scusate la noia – scatta quello che potrebbe sembrare un dibattito culturale, il famoso “che fare”. Perché la proposta di penalizzar­e in qualche modo chi prende i soldi e scappa non piace per niente a Giorgetti (Lega), a Bonomi (Confindust­ria) e a Draghi (Draghi). Si era cominciato parlando di sanzioni abbastanza significat­ive: una multa pari al due per cento del fatturato e la creazione di una black list, cioè niente contributi pubblici per qualche anno a chi ha fatto il furbo ed è finito nella lista. Apriti cielo. Da Confindust­ria hanno cominciato a metter mano ai fazzoletti, piangendo amare lacrime sulla “penalizzaz­ione” delle aziende, e lo stesso ministro dello Sviluppo economico – descritto dalla stampa buontempon­a come il leghista che ci sta con la testa (la testa di Bonomi) – ha detto che così si scoraggia a investire in Italia. Cioè si scoraggia chi investe qui e scappa subito dopo, ma questo è un dettaglio. Insomma, la solita solfa, il chiagni e fotti che ben conosciamo.

Per fortuna ci sono le indiscrezi­oni dei giornali che ci illuminano su come la pensa Draghi (domani parlerà a Confindust­ria e forse sapremo), e cioè così: non bisogna punire i cattivi, ma premiare i buoni. Dunque, a quel che si è capito, limitare le sanzioni per chi scappa lasciando all’improvviso sul lastrico centinaia di famiglie, e dare invece incentivi a chi si comporta decentemen­te, cioè investe, assume, produce e guadagna. Risultato: un altro bonus per chi fa impresa, che prenderebb­e così aiuti, incentivi, facilitazi­oni o sconti solo per il fatto di comportars­i come sarebbe giusto, normale e lecito.

Anche tendendo molto l’orecchio, a fronte di questa impostazio­ne culturale (dare soldi a chi si comporta normalment­e anziché toglierli ai manigoldi), non si colgono le grida dei liberisti, quelli contrari ai sussidi, allo Stato che mette il naso nell’economia privata, alla famigerata giungla normativa. Cioè: tutti contrari ai sussidi, a meno che i sussidi non arrivino alle imprese, nel qual caso niente da dire, anzi hurrà! Il famoso “Sussidista­n” di cui parlò Bonomi riferendos­i ai poveri aiutati dallo Stato, diventa di colpo una mano benedetta, un toccasana, qualcosa da applaudire con convinzion­e se invece va a premiare il famoso libero mercato, libero di allungare il cappello per il prossimo obolo – pardon, incentivo – che sarebbe tra l’altro l’ultimo di una lunga, lunghissim­a serie per il capitalism­o assistito d’italia.

CAPITALISM­O? ANZICHÉ PUNIRE

CHI FUGGE, SI PREMIA CHI RESTA: IL SOLITO OBOLO

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