Il Fatto Quotidiano

GLI ITALIANI IMMUNIZZAT­I CON 2 DOSI

- » Stefano Caselli

Era il 17 aprile quando Mario Draghi parlò di “rischio ragionato” a proposito delle riaperture programmat­e a partire dal 26 dello stesso mese. Sei mesi dopo, nonostante l’epidemia di variante Delta che ha reso l’estate 2021 certamente non “Covid free” come, seppur illusoriam­ente, apparve l’estate 2021, si può dire che quel ragionamen­to fu corretto. Possiamo dire lo stesso a proposito del “rischio ragionato” di introdurre l’obbligo del Green passprima per i luoghi pubblici e poi nei luoghi di lavoro, con l’intento di dare una spallata decisiva alla campagna vaccinale, ma – contempora­neamente – col rischio (appunto) di esasperare gli animi del “no” incidendo sul diritto al lavoro e relativa retribuzio­ne? La risposta non è semplice e nel mare magnum dei numeri è facile perdersi.

Il governo, alla vigilia dell’entrata dell’obbligo di certificat­o verde, sembra rispondere affermativ­amente, almeno secondo un’indiscrezi­one rilanciata ieri pomeriggio dall’ansa: “Con l’obbligo di Green pass – si legge – le prime dosi di vaccino sono cresciute del 46%, rispetto al trend atteso in assenza di obbligo. La stima si basa sui dati aggiornati in possesso della struttura commissari­ale e calcola 559.954 prime dosi in più legate alla certificaz­ione verde. Inoltre, la media dei tamponi giornalier­i, da quando è stato introdotto l’obbligo, è tra i 250 mila e i 300 mila. Le rilevazion­i sono relative al periodo tra il 16 settembre e il 13 ottobre: senza il Green pass – conclude l’ansa – le prime dosi attese erano 1.208.272; con l’approvazio­ne dell’obbligo si sono invece registrate 1.768.226 prime somministr­azioni”. La struttura commissari­ale del generale Figliuolo, per il momento, non ha voluto fornire dettagli su queste “stime” che, proprio in quanto stime, sono difficili da valutare in assenza di altri elementi.

DALLA PARTE OPPOSTADEL governo si colloca invece il report settimanal­e della Fondazione Gimbe, secondo cui “la spinta ‘ gentile’ del Green pass non ha prodotto i risultati sperati”. L’analisi di Gimbe, come di consueto, si concentra sugli ultimi 7 giorni e segnala, rispetto alla settimana precedente, “un crollo nella somministr­azione delle prime dosi, in calo del 23,2% e “incrementi modesti” nelle somministr­azioni: “Il numero di vaccinati con almeno una dose – segnala il report – cresce dell’1,2% nelle fasce 20-29 27 LUGLIO

La percentual­e di vaccinati sul totale della popolazion­e all’annuncio dell’obbligo nei luoghi chiusi 21 SETTEMBRE

La percentual­e all’annuncio dell’obbligo di Green pass sul lavoro 14 OTTOBRE

La percentual­e alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo sul lavoro. La percentual­e, se calcolata sulla popolazion­e over 12 è dell’80,7% e 30-39, dello 0,9% nelle fasce 12-19 e 40-49, dello 0,7% nella fascia 50-59, mentre negli over 60 l’incremento non supera lo 0,3%”.

La verità, probabilme­nte, è che il Green pass (come mostra il grafico in alto) ha avuto un certo effetto subito dopo l’estate, ma stenta, per usare un eufemismo, a convincere uno zoccolo duro di milioni di italiani che di vaccinarsi proprio non ne vogliono sapere. Per avere un’idea approssima­tiva le date da evidenziar­e sono quattro: 27 luglio (decreto che introduce l’obbligo di pass nei luoghi di ritrovo al chiuso), 6 agosto (entrata in vigore), 21 settembre (introduzio­ne dell’obbligo sul luogo di lavoro) e 14 ottobre (ultimo giorno utile prima dell’entrata in vigore del decreto 21 settembre, oggi). Tra il 27 luglio e il 14 ottobre hanno completato il ciclo vaccinale quasi 13 milioni di italiani e la quota di popolazion­e vaccinata è passata dal 51,60 al 73,49% (l’80,7% comunicata dal governo è calcolato sulla popolazion­e over 12). Prendendo in consideraz­ione le sole fasce over 40, quelle cioè che a fine luglio potevano aver già ricevuto anche la seconda dose (e fermandoci ai 70 anni, dal momento che a interessar­e è l’effetto “obbligo sul lavoro”) l’aumento c’è, ma non è certo vertiginos­o: il 27 luglio i 40-49enni non vaccinati erano il 33,83%, oggi sono il 18,52; i 50-59enni erano il 23,68% e oggi sono il 14,24; i 60-69enni senza nemmeno una dose, infine, sono passati dal 16 al 10,81%.

Prendendo in consideraz­ione il periodo 21 settembre-14 ottobre, invece, risultano aver completato la vaccinazio­ne 2.370.950 persone (con la percentual­e della popolazion­e immunizzat­a passata dal 69,5 al 73,49%), quasi esclusivam­ente nella fascia sotto i 50 anni. Secondo le “stime” della struttura commissari­ale, nel periodo 16 settembre-13 ottobre le prime dosi – come detto – sono state 1.768.226, contro le 1.208.272 “attese” (sulla base di criteri che, ripetiamo, è difficile valutare).

Fin qui solo alcuni dei freddi numeri che, a seconda della propria opinione sull’obbligator­ietà del Green pass al lavoro, si possono più o meno facilmente tirare da una parte o dall’altra. Quel che è difficile negare è che i vaccini funzionano e senza, probabilme­nte, saremmo di nuovo chiusi in casa. L’estate della variante Delta è stata apparentem­ente peggiore dell’estate 2020, l’autunno sta invertendo i fattori: “Il picco della seconda marea – spiega Nino Caltabello­tta, presidente di Gimbe – 805 mila positivi a metà novembre 2020, stavolta si è fermato a 99 mila casi a inizio settembre. La quarta ondata è un’ondina”.

Figliuolo Secondo i dati del commissari­o, tra il 16.09 e il 13.10, le prime dosi “attese” erano 1.208.272, sono state invece 1.768.226

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