RITRATTO DI MACRON “CAPO DEL NULLA”
Asei mesi dalle Presidenziali, il libro temuto dall’eliseo è uscito: Le Traître et le Néant ( Fayard), dove il “traditore” è Emmanuel Macron, e il “nulla” è il macronismo. Per quanto i due autori, Gérard Davet e Fabrice Lhomme, giornalisti di Le Monde , sostengano che non si tratti di un libro contro Macron, ma di un’inchiesta documentata, il ritratto che emerge del presidente, costruito con l’aiuto di oltre cento testimonianze, è a dir poco critico, se non feroce: un uomo freddo, calcolatore, cinico, pieno di sé ed essenzialmente isolato, che si sbarazza di chi vuole quando vuole e prende le decisioni da solo o consultando la moglie Brigitte.
“DOPO ANNI di inchiesta, sono questi i due aspetti principali a essere emersi” – hanno detto i due autori a Bfm Tv, spiegando il titolo del libro. “Innanzitutto – hanno proseguito una serie di tradimenti che hanno permesso a Macron di accedere al potere. Quanto al nulla del partito, La République en marche, ci è parso quasi un’evidenza, dal momento che neanche i suoi sostenitori sanno come definirsi”. Davet e Lhomme non sono nuovi a questo tipo di inchiesta: avevano già pubblicato un primo volume su Nicolas Sarkozy ( Sarko m’a tuer,“Sarko mi ha ucciso”, 2011) e un secondo su François Hollande ( Un président ne devrait pas dire ç a, “Un presidente non dovrebbe dirlo”, 2016). Nel caso di Hollande, che si era confidato ai due per mesi, il libro fu talmente disastroso per la sua immagine, che l’ex presidente, già ai minimi della popolarità, decise di non ricandidarsi. Il nuovo volume non dovrebbe ostacolare Macron, al quale tutti i sondaggi garantiscono al momento l’accesso al ballottaggio del 24 aprile. Ma, stando alla radio RMC, l’eliseo era comunque nel “panico” sin da settembre e avrebbe tentato “con ogni mezzo” di procurarsi il volume. Secondo gli autori, “delle istruzioni sono state date all’eliseo e agli uffici del primo ministro per impedirci di incontrare i più stretti collaboratori del presidente”.
In 600 pagine, i due giornalisti illustrano come Macron ha costruito la sua ascesa, mattone dopo mattone. Uno dei loro principali testimoni non è altri che Hollande, mentore politico di Macron (lo aveva voluto giovanissimo come consigliere all’eliseo, affidandogli poi il ministero dell’economia) e primo dei traditi: l’ex pupillo che gli aveva promesso lealtà, fondò invece il suo movimento, En marche! e lasciò il governo per volare da solo verso l’eliseo. “Mac ron non è niente ed è tutto al tempo stesso. È un trasformis ta”, osserva Hollande. E poi: “Non ha amici, è un avventuriero, non ha legami con nessuno se non con se stesso”.
UN GIORNO, racconta Hollande, accolse i Macron all’eliseo, ma il suo cane Philae rubò gli occhiali di Brigitte e li fece a pezzi. Qualche giorno dopo, gli arrivò la fattura. Un altro amico tradito è François Bayrou, leader del MoDem, l’indispensabile alleato centrista, al quale Macron aveva promesso 144 circoscrizioni elettorali in caso di vittoria nel 2017: ne ottenne solo 16. Il giorno dell’investitura di Macron, Bayrou rischiò di prendere a botte Richard Ferrand, all’epoca segretario di En Marche!. Il deputato di destra Olivier Marleix solleva invece sospetti sui finanziamenti della campagna del 2017 e parla di “patto di corruzione”. Quando Macron era responsabile dell ’ Economia, spiegano Davet e Lhomme, “c’è stato un record di fusioni-acquisizioni in Francia”, con cessioni all’estero di aziende francesi, fiori all’occhiello come Alstom, venduta alla statunitense General Electric: “Alcuni intermediari che hanno tratto enormi benefici da queste transazioni – spiegano – sono diventati i donatori della campagna di Macron. Il problema etico esiste e forse è anche giuridico”.
È un trasformista, un avventuriero: non ha amici, né legami con nessuno se non con se stesso François Hollande
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LA GIUSTIZIA sta indagando. Macron, che voleva cambiare la Francia, lascia invece molti delusi dietro di sé. Il suo partito nato come un “laboratorio di idee” è una scatola vuota che accumula sconfitte elettorali. “Non è stato fatto niente per sviluppare una matrice ideologica – dice la deputata Larem Aurore Bergé –. In realtà non esiste nessun partito ed è per questo che nel 2020 ho deciso di lasciarne la direzione”. Marlène Schiappa, attuale ministra responsabile della Cittadinanza, non si fa illusioni sul futuro del macronismo: “Non c’è nessuno dietro. Il giorno che il presidente deciderà di prendere la valigia e andarsene, non ci sarà nessuno per fare il presidente al posto suo”.
Anche l’ex commissario Ue, Pierre Moscovici, oggi presidente della Corte dei Conti, ha parole che non lasciano spazio a fraintendimenti: “I francesi non lo amano e lui non li conosce. Non è un buon dirigente. Non abbiamo mai avuto un governo così debole sotto la Quinta Repubblica”.