Rider, c’è la prima condanna per caporalato Fattorini e Cgil risarciti con 440 mila euro
Si chiude con una condanna per caporalato il processo a carico di Giuseppe Moltini, accusato di sfruttamento nei confronti del gruppo di 44 fattorini, composti soprattutto da migranti e richiedenti asilo, che facevano consegne per conto di Uber attraverso due società di intermediazione di cui l’uomo era responsabile. Si tratta della prima condanna penale per caporalato nei confronti dei rider. Nel processo, che si è svolto con rito abbreviato, la gup del Tribunale di Milano, Teresa De Pascale, ha punito Moltini con 3 anni e 8 mesi di carcere. Condannati anche Danilo Donnini a 2 anni, uno degli altri responsabili delle società, e Miriam Gilardi a 1 anno e 6 mesi per favoreggiamento. Uber è stata invece citata come responsabile civile. Il giudice ha inoltre disposto la conversione in 500mila euro del sequestro preventivo chiesto dal pm Paolo Storari all’inizio delle indagini; la somma verrà distribuita ai 44 rider che lavoravano tra Milano, Torino e Firenze (10mila euro a testa), e alla Cgil, parte civile (20mila euro).
Per Gloria Bresciani, quarta persona coinvolta nel procedimento e manager (ora sospesa) di Uber, la sentenza arriverà lunedì 18 ottobre. Secondo l’accusa i quattro avrebbero reclutato i fattorini assumendoli nelle società Flash Road City e Frc srl, “per poi destinarli al lavoro presso Uber in condizione di sfruttamento”. Il gruppo di rider era composto soprattutto da migranti provenienti da Mali, Nigeria, Costa d’avorio, Pakistan e Bangladesh, che vivevano in centri di accoglienza “in condizioni di estrema vulnerabilità e isolamento”. Erano inoltre “pagati a cottimo 3 euro a consegna, indipendentemente dalla distanza da percorrere, dal tempo atmosferico, dalla fascia oraria”.
“Siamo molto contenti del provvedimento del Tribunale di Milano perché, indipendentemente dall’uso delle piattaforme digitali o meno, è stato riconosciuto il diritto di questi lavoratori a non essere trattati come schiavi” ha detto l’avvocato Giulia Druetta, che insieme a Maurizio Riverditi, Gianluca Vitale, Laura Matinelli e Sergio Bonato hanno assistito il gruppo di rider. “I fattorini venivano impiegati con orari assurdi e pagati pochissimo” ha aggiunto la legale, che adesso conta “sul fatto che venga accertata anche nel prosieguo la responsabilità di Uber”.