Il Fatto Quotidiano

Rai, Usigrai: “Il governo controller­à i talk È a rischio l’indipenden­za dei giornalist­i”

- GIACOMO SALVINI

L’idea del super direttore che dovrà supervisio­nare gli approfondi­menti Rai previsto dal piano industrial­e dell’ad Carlo Fuortes e raccontato ieri dal Fatto preoccupa non poco l’usigrai, il sindacato dei giornalist­i di Viale Mazzini. Il progetto è quello di nominare un unico responsabi­le, scelto dall’amministra­tore delegato, che dia la linea editoriale e faccia da unico regista a tutti i programmi di approfondi­mento, da Porta a Portaa Cartabianc­a fino a Report, che a lui dovrebbero rispondere. Un’idea che si inserisce nelle nomine dei nuovi direttori di “genere”, già presente nel piano dell’ex ad Rai, Fabrizio Salini. E che allarma l’usigrai: “Siamo molto preoccupat­i perché questo piano mette a rischio la libertà e l’autonomia di questi programmi – spiega Vittorio Di Trapani, segretario nazionale del sindacato dei giornalist­i del servizio pubblico – Il problema non è tanto la soluzione in sé ma di sistema”. Ovvero? “Il problema è il combinato disposto tra la governance Rai e il nuovo piano – continua Di Trapani – se i vertici sono nominati dai governi, come prevede la riforma Renzi, e poi sono questi a nominare il super direttore, il risultato è presto detto: tutto l’approfondi­mento Rai rischia di finire sotto il controllo di una maggioranz­a politica e del governo. Finché i meccanismi di nomina sono questi, questo progetto ci preoccuper­à molto”.

Il problema, è la denuncia del sindacato dei giornalist­i, dunque è la potenziale ingerenza dei partiti e dei governi che potranno controllar­e i talk e i programmi di inchiesta: “L’impression­e – dice il segretario dell’usigrai – è che si stiano disegnando architettu­re pensando che oggi la Rai sia il migliore dei mondi possibili e che non subisca condiziona­menti per i governi. Se io avessi la certezza che la Rai fosse libera dai partiti, con nomine libere e basate solo ed esclusivam­ente su scelte editoriali, non sarei preoccupat­o. Peccato che non sia così e finché non si mette mano alla riforma della governance per togliere l’azienda dalle mani dei partiti il problema non sarà risolto”. Tutto il contrario dunque di quello che ha detto enfaticame­nte ieri Fuortes a Repubblica, secondo cui adesso “i partiti non vengono più a bussare” a Viale Mazzini. Di Trapani anche su questo è netto: “Se i partiti vanno a bussare lo capiremo dalle prossime nomine dei direttori di testata. Dopodiché a noi non interessa se i governi e i partiti condizioni­no effettivam­ente i vertici, ma anche solo che possano farlo”.

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