Marco Simeoli
è uno spettacolo riuscito a metà: esteticamente pulito, musicalmente gradevole ( la scena più felice è l’interpretazione di Let’s Face the Music and Dancedi Astaire), ma sfilacciato e sconclusionato nella scrittura, ombelicale ai limiti della vanità, lo si evince dai tanti inutili cambi di costume della coppia Deflorian-tagliarini. Come interpreti, bravi tutti, specialmente Emanuele Valenti che regala un finale straordinario, al di là di Fellini, Ginger, Fred, Pina Bausch e la sacra mania degli artisti in pandemia.
In tour fino al 13 febbraio 2022 a Besançon; Lugano; Ginevra; Parigi; Tolosa; Amburgo; Bologna; Prato
LA PRIMA pièce che si affida a Tinder
A CURA DI CAM. TA. to di scacchi e batteria, e subito impara i rudimenti tecnici per mettere a fuoco e sviluppare. Ha 17 anni quando tra i banchi della Taft High School fotografa il suo professore mentre si atteggia a recitare in classe l’amleto. Con la sua Rolleiflex al collo, porta quegli scatti alla rivista Look– avversaria meno patinata di Life– e incuriosisce l’allora photoeditor. La sua prima foto pubblicata, che possiamo ammirare esposta, risale al 1945 e ha come soggetto un edicolante disperato per la notizia della morte del presidente Roosevelt. Asciutto e ironico insieme, Kubrick ha successo perché cattura il sentimento di un istante: l’erotico desiderio di due amanti che si baciano nei corridoi della metro ( Life and Love on the New York City Subway, 1946); l’imperturbabilità dell’uomo-attrazione di un circo ( Circus Man, 1948); la ricerca di pace del pugile Walter Cartier prima di un match ( Prizefighter, 1948). Ed è proprio con Cartier che cambierà prospettiva. Decide di filmare la sua giornata prima di un incontro e ne sgorga il suo primo corto: The Day of the Fight. Lasciata la macchina fotografica per la cinepresa, l’immagine in movimento lo conquista: dalle ceneri del fotoreporter ecco che nasce il Kubrick regista.