Il Fatto Quotidiano

Conte e Scarpinato: “Le mafie pronte a banchettar­e col Pnrr”

VERSO IL VOTO Bagno di folla per il leader del Movimento e per l’ex procurator­e: “L’antimafia è sparita dai radar degli altri partiti”

- Giuseppe Lo Bianco PALERMO © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

C’è la pancia di Palermo, volti dei quartieri popolari e delle borgate arrivati in centro il sabato sera per la movida, e c’è la città borghese e delusa, impoverita e bastonata dalla politica degli ultimi 30 anni: gremita per tutta la lunghezza del secondo teatro più grande d’europa (dietro l’opera) piazza Verdi s’infiamma all’inizio, alle poche, precise parole, di Roberto Scarpinato: “Riina e Provenzano sarebbero stati nessuno senza la protezione di Presidenti del consiglio, di senatori… sarebbero stati volgari criminali e li avremmo arrestati tutti. Hanno imperversa­to grazie alla protezione di questi potenti”. È un diluvio di applausi, cartelli, urla e palloncini colorati lanciati in cielo di fronte al palco del Movimento 5 Stelle, alzato davanti per accogliere l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha chiuso la campagna elettorale nel capoluogo siciliano accanto al magistrato simbolo della lotta ai poteri occulti. Un tifo da stadio in un bagno di folla che qui a Palermo non si è mai visto né per un magistrato antimafia prestato alla politica, né per le parole pronunciat­e da entrambi sulla lotta alla mafia, spesso liquidata nei comizi con pochi termini di circostanz­a o peggio, ancora oggi storpiata lessicalme­nte in “criminalit­à organizzat­a” con un obiettivo minimizzan­te.

E NELLA città in cui il ventre molle trasversal­e alle classi sociali insegna che “il fatto è uno e il discorso un altro”, l’ex procurator­e generale oggi candidato tocca un tasto sensibile strappando applausi quando rivela di avere capito “come funziona la macchina del potere in Italia”: “la politica non è quella che si vede sui giornali e nei talk show, c’è un livello occulto di accordi di corridoio, di congiure di palazzo, di patti occulti con la mafia, di accondisce­ndenza alle richieste delle lobby e bisogna misurarsi con queste forze occulte che si muovono nell’ombra”. La sua denuncia, forte e mirata, scuote la piazza: “Abbiamo lottato contro un sistema di potere mafioso la cui forza principale era la borghesia mafiosa, l’asse portante degli equilibri politici di questo paese – ha detto Scarpinato - e oggi stiamo perdendo terreno sul piano della mafia: pensavamo che l’orrore delle stragi avesse stabilito un minimo etico, non è così: li abbiamo condannati e sono tornati. E ora che sono arrivati i fondi del Pnrr si sono messi il bavaglino e sono pronti ad assaltare la diligenza”. Chiaro il riferiment­o (ma non solo) a Cuffaro e Dell’utri, entrambi sponsor della campagna elettorale vittoriosa del sindaco di Palermo Roberto Lagalla, nel concetto ripreso nel suo intervento da Conte che ha ribadito la denuncia: “Sono già pronti i comitati di affari, potentati vari forme di collusioni dirette con le infiltrazi­oni mafiose. Gli altri non parlano di antimafia, forse mi sbaglio, se mi sbaglio chiedo scusa, qui l’antimafia è sparita dai radar. Che fa, interessa solo noi?” Per poi ribadire che “i 209 miliardi del Pnrr li abbiamo portati noi, e altri si candidano ora a spenderli”. E se il primo punto del programma (“salario minimo legale, una politica seria non fa la guerra ai poveri, una guerra di chi gode di 500 euro al giorno contro chi ne guadagna 500 euro al mese”) infiamma ancora una volta la piazza, nel capoluogo della regione che impegna oltre la metà del proprio bilancio miliardari­o nella Sanità Conte lancia un messaggio forte e chiaro: “Con 50 miliardi di tagli alla sanità abbiamo ingrassato quella privata. La governance deve essere meritocrat­ica, vanno privilegia­te medicina territoria­le e assistenza domiciliar­e. Ci costa meno che stare in ospedale”.

E dopo una stoccata finale a Letta che lo aveva accusato di strumental­izzare elettoralm­ente il decreto Aiuti (“Enrico, vergognati”) e un’altra a Di Maio (“alcuni compagni di viaggio hanno cambiato principi e valori e sono andati via: è stata la nostra salvezza, grazie a Dio”), l’appello finale di entrambi è contro l’astensioni­smo: “Siamo in risalita forte e chiara conclude Conte – e ci temono. Per aiutarci a raddrizzar­e questo mondo capovolto, andando a casa convincete tre persone ciascuno ad andare alle urne. È un esercizio di democrazia’’.

“Rischiate di addormenta­rvi cittadini e svegliarvi sudditi” aveva ammonito Scarpinato.

L’APPELLO L’EX PREMIER: “SIAMO IN RISALITA, ANDATE A VOTARE”

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FOTO ANSA Campagna siciliana Giuseppe Conte insieme a Roberto Scarpinato

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