Letta s’affida al M5S “È cambiato tutto, ora ce la giochiamo”
IPIAZZA FLOP, SINDACI E PD SPERANO NEL SUD
l bus elettrico con a bordo Enrico Letta arriva alle 10 e 45, quando sul palco di Piazza Roma, a Monza, gli interventi sono iniziati da venti minuti buoni. Non proprio una meraviglia comunicativa, per quella che il Pd organizza a 30 chilometri da Pontida e che dovrebbe essere la festa dell’orgoglio dem, 500 sindaci (saranno molti meno, in una piazza tutt’altro che piena) radunati per l’ultima domenica pre-elettorale. “I Comuni per l’italia”, dice il cartellone rosso a fianco al palco su cui sfilano – tra gli altri – Beppe Sala, Dario Nardella, Giorgio Gori, Matteo Ricci. “Quella che vince è l’italia dei sindaci e del buongoverno del centrosinistra – scandisce Letta – Oggi Monza è la capitale d’europa, Pontida è una provincia dell’ungheria”.
Al di là degli slogan, la piazza dem testimonia un paio di cambi di rotta. Il primo è nell’atteggiamento: sindaci e parlamentari che si confrontano sotto al palco - ci sono Gianni
Cuperlo, Carlo Cottarelli, Lorenzo Guerini, Simona Malpezzi - parlano soprattutto del Sud e di come il crollo della
Lega (in gran parte in favore del M5S) possa rimescolare gli equilibri. Se due settimane fa
Letta chiedeva “un 4 per cento per far restare la destra sotto al 55 per cento in Parlamento”, dimostrando di accontentarsi di non A MONZA perdere male, ora l’aria è un po’ migliore.
Tra quelli che prima di tutti hanno capito il trend c’è Francesco Boccia, tanto è vero che Nardella si affida a lui: “Ma in Puglia Conte sta recuperando?”. Letta è ringalluzzito: “La campagna elettorale ha svoltato, si è riaperta la partita in tanti territori”. Non per merito del Pd magari, ma pazienza: “Non c’è un destino già scritto”, urla il segretario. Il concetto è lo stesso espresso negli interventi dei sindaci. Paolo Pilotto, che a giugno ha espugnato Monza, ricorda la sua campagna da sfavorito. Da Bari Antonio Decaro, in collegamento video al pari di Roberto Gualtieri, si lancia in arditi paralleli: “Dobbiamo fare come Forrest Gump: correre, correre”.
Rispetto all’inizio della campagna elettorale, il nome di Mario Draghi è quasi sparito (non che avesse pagato granché). E a Monza evapora anche un altro tormentone di luglio: Letta arriva e se ne va sulle note di Live is life, ben più adatta della Eye of the tiger che accompagnava il segretario ai primi comizi. Lasciati da parte gli occhi della tigre, Letta si lascia andare al sentimentalismo: “Essere segretario di un partito di popolo e chiamarmi Enrico è una esperienza che non ha uguali”. Un omaggio un po’ contorto a Berlinguer. Ultimo, minuscolo, segnale del bisogno di mostrarsi un po’ più di sinistra. In fondo alla piazza, un attento signore (“comunista da sempre”) preferisce glissare: “Il Pd di sinistra? Non mi faccia dir nulla”. Per convincerlo resta una settimana.