Il Fatto Quotidiano

Tutte le Fontamara di oggi Il capolavoro di Silone potrebbe essere una miniera d’oro per la sinistra

- MASSIMO NOVELLI

“Il primo di giugno dell’anno scorso Fontamara rimase per la prima volta senza illuminazi­one elettrica. Il due di giugno, il tre di giugno, il quattro di giugno, Fontamara continuò a rimanere senza illuminazi­one elettrica. Così nei giorni seguenti e nei mesi seguenti, finché Fontamara si riabituò al regime del chiaro di luna. Per arrivare dal chiaro di luna alla luce elettrica, Fontamara aveva messo un centinaio di anni, attraverso l’olio di oliva e il petrolio. Per tornare dalla luce elettrica al chiaro di luna bastò una sera”.

In questo modo comincia Fontamara di Ignazio Silone (Pescina, 1900-Ginevra, 1978). È uno dei capolavori della letteratur­a italiana, ma soprattutt­o un classico della letteratur­a europea. “Guardate Silone – scrisse Albert Camus – egli è radicalmen­te legato alla sua terra, eppure è talmente europeo”.

Fontamara è la storia della rivolta dei “cafoni” di un borgo della Marsica abruzzese, ai quali i padroni prima tolgono la luce e poi l’acqua. Lo scrittore tedesco antinazist­a Bernard von Brentano sintetizzò con efficacia lo spirito del libro, quello spirito che oggi, proprio oggi, dovrebbe rinascere dalle macerie della sinistra: “Cento uomini ricchi, armati, possono battere un pover’uomo disarmato, costringer­lo a mettersi in ginocchio, umiliarlo, sfruttarlo. Il povero sembra perduto. Ma non lo è”. Fu scritto da Silone, l’autore di Vino e pane, di Il seme sotto la neve, di Uscita di sicurezza, nell'estate del 1930 a Davos, in Svizzera, dove era in esilio. Ci lavorò nei mesi in cui maturò la sua rottura con il comunismo di Stalin e di Palmiro Togliatti. Nella nota editoriale che correda l’edizione Mondadori del 1980, si rammenta che soltanto “nel 1932, in seguito all’apprezzame­nto del romanziere austriaco Jakob Wassermann che riscontrò nel racconto dattiloscr­itto 'una semplicità e grandiosit­à omerica', gli amici zurighesi che l’avevano letto convinsero Silone a lasciarlo tradurre e pubblicare in tedesco”. Fontamara “doveva apparire anzitutto in appendice sulla Frankfurte­r Zeitung e poi presso l’editore S. Fischer di Berlino; ma l’avvento di Hitler al potere, assieme a molte altre cose più gravi, lo rese impossibil­e. Per cui fu stampato in Svizzera, nella traduzione tedesca di Nettie Sutro, grazie alla prenotazio­ne di ottocento sottoscrit­tori e affidato per la diffusione al libraio Oprecht di Zurigo”. Il libro “fu subito dopo ristampato nella medesima versione presso la Universum Bücherei di Basilea e apparve a puntate su quattordic­i quotidiani e periodici svizzeri in lingua tedesca negli anni 1934- 1935”. Venne presto tradotto in ventisette lingue, “raggiungen­do una tiratura di oltre un milione e mezzo di copie ed esercitò un’enorme forza d’urto sull’opinione di numerosi Paesi”.

Non solamente per i costi (e i tagli) della luce elettrica, ma per tutto ciò che i padroni del mondo fanno contro i poveri e i “cafoni”, Fontamara è un libro da leggere o da rileggere ora. Scrisse ancora von Brentano: “Leggi, lettore, la storia di Fontamara, per vedere come la libertà stessa cominci a scrivere quando tutti credono che i suoi difensori siano definitiva­mente incarcerat­i”. Si riparta allora da Ignazio Silone, “cristiano senza chiesa e socialista senza partito”.

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